Assange e Wikileaks, oggi il verdetto sull’ultimo appello

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Qualcosa si muove sul caso Assange dallo scorso 21 febbraio, quando si concluse la due giorni di udienza dell’Alta Corte Gb. Oggi, infatti, “verrà emessa una decisione scritta sulla possibilità di accogliere un appello finale nel Regno Unito per l’editore di WikiLeaks Julian Assange”, secondo quanto si legge su X nella pagina ufficiale del sito di cui il giornalista australiano è cofondatore.

Nei giorni scorsi il “Wall Street Journal” aveva annunciato che secondo fonti ben informate, vicine al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti si stava valutando se consentire al giornalista australiano di dichiararsi ”colpevole di cattiva gestione di informazioni riservate”, ossia un’ammissione di una colpevolezza ridotta. Se questo avvenisse, si potrebbe profilare l’eventualità di un accordo per il rilascio di Assange dal carcere di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, dove è detenuto dal 2019, senza aver subito alcun processo.

Ma gli avvocati del prigioniero hanno dichiarato di non aver ricevuto alcuna richiesta al riguardo. Il giornalista sta combattendo una lunga e complessa battaglia legale con il governo britannico per evitare di essere estradato negli Stati Uniti e affrontare un processo con decine di capi d’imputazione che lo porterebbero, in caso di riconosciuta colpevolezza, a una condanna di 175 anni di carcere per aver pubblicato migliaia di documenti militari e dispacci diplomatici riservati, che hanno mostrato crimini di guerra compiuti dai soldati americani durante i conflitti in Iraq e Afghanistan.

Il 21 febbraio scorso gli avvocati James Lewis e Claire Dobbin, che hanno rappresentato gli Stati Uniti durante un’udienza dell’Alta Corte di Londra, hanno affermato che il giornalista australiano aveva ”messo a rischio delle vite” diffondendo documenti statunitensi riservati e per questo motivo dovrebbe essere estradato per affrontare la giustizia americana.

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