La parrhesia, la parola libera degli antichi, ossia il dire liberamente tutto davanti a tutti, aleggerà a Vicenza il 5 e 6 aprile, tra il Teatro Olimpico e le Gallerie d’Italia, aprendo squarci su ciò che si può dire e non si può dire nel nostro stesso, difficile mondo.
È il progetto Classici Contro, ideato da Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani per l’Università Ca’ Foscari Venezia, con il Comune di Vicenza, i Musei civici di Vicenza, Gallerie d’Italia – Vicenza e Intesa Sanpaolo, per far parlare i classici antichi, Omero, Euripide, Virgilio, Seneca, davanti al nostro tempo. Arriverà in tutta Italia, proprio in contemporanea all’Olimpico è anche alla Zisa di Palermo.
A Vicenza, dopo i laboratori mattutini dedicati l’uno alle parole intrepide di Prometeo che contesta il potere di Zeus (ne parlerà Stefano Maso la mattina del 5 aprile), l’altro alle profezie scomode di Cassandra che antivede la catastrofe a Troia e poi a Micene (ne parlerà Sabina Mazzoldi la mattina del 6), i pomeriggi di Palazzo Leoni Montanari (alle ore 17) saranno entrambi dedicati al rapporto tra la parola libera e il potere. Venerdì 5 prevarrà il côté satirico, con le risate di Esopo, autore delle favole più veritiere e sboccate di sempre ma al contempo personaggio dalla vita sghemba e leggendaria (ne parlerà Tommaso Braccini), e con l’implacabile Zucchificazione dedicata da Seneca alla parodia dell’imperatore Claudio, tanto ambizioso quanto stolido e imbelle (ne discuterà Alice Bonandini). Sabato 6 invece sarà la volta di due figure di intellettuali più legati di quanto si possa pensare a prima vista, ambedue sotto il segno di quello scrittore implacabilmente cinico e senza freni che fu Luciano di Samosata: l’antico Timone di Atene (protagonista dell’omonimo dialogo lucianeo) sarà al centro della conferenza di Gianluigi Tomassi, mentre il moderno Pier Paolo Pasolini (le cui parole disturbanti e corsare tanto devono proprio alla lezione della satira antica) verrà presentato da Andrea Cerica.
Le due serate al Teatro Olimpico (ore 20.30) saranno pure a loro modo parallele: nella prima (venerdì 5) si potrà ascoltare Luigi Spina, grande specialista di retorica antica, parlare di Tersite, l’unico eroe acheo che si oppone ad Agamennone; gli terranno dietro due interventi più “attuali”, anche se assai diversi: Lorenzo Bernini presenterà la riflessione di Michel Foucault sulla parrhesía come arma preziosa e pericolosa nella società, mentre Cristina Pace rivisiterà i problemi della libertà di parola nel difficile contesto del carcere di Rebibbia – la figura centrale qui è Antigone. Nella serata finale di sabato 6 invece il protagonista sarà Socrate: di lui tratterà la storica della filosofia antica Maria Michela Sassi, mentre la storica del diritto Laura Pepe considererà il rapporto tra la parrhesía e la legge attica; all’altro capo del filo, la giornalista Stefania Maurizi, esperta conoscitrice della storia di Wikileaks, tratteggerà la vicenda di Julian Assange, che il nostro mondo condanna a bere la cicuta per aver scritto la verità.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili con prenotazione online obbligatoria per gli eventi al Teatro Olimpico
Informazioni e prenotazioni: http://www.unive.it/classicicontro
Libertà di pensiero, libertà di espressione. È l’inizio di una via che porta lontano, all’infinito. È la parola che diventa segno fondamentale della libertà, tra i diritti degli uomini e dei cittadini. È contributo civile per tutti. La troviamo ovunque, coraggiosa, scomoda, impertinente. In mezzo ai pericoli, tra la gente, nella vita di tutti i giorni.
Contro l’arroganza, contro la presunzione, contro il potere. La parrhesia, dalle origini della democrazia o ancor prima, chiede che la parola faccia il suo dovere, che dica tutto davanti a tutti, quando è bene anche contro tutti. È la formidabile risorsa della critica e dell’autocritica.
Indispensabile. Un bene irrinunciabile. Dove non c’è la libertà di parola finisce la vita, finisce la storia. Ma la libertà di parola è anche responsabilità del parlare, consapevolezza del peso di ciò che si dice e delle sue conseguenze
L’immagine è quella dell’urlo di Cassandra, la giovanissima voce della profetessa che vuole salvare la città dal disastro e che nessuno sa ascoltare.
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Fonte: Classici Contro: Parrhesia, libertà di parola , Comune di Vicenza