Lorenzoni: “Universitari idonei senza borsa di studio, colpa dell’assessore Donazzan. Così il Veneto perde i giovani”

304
Borse di studio, Camani: con i tagli del governo situazione sempre più difficile

Il consigliere regionale portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni torna sulla questione degli studenti universitari aventi diritto alla borsa di studio ma che non hanno ricevuto i soldi, indicando chiaramente le responsabilità dell’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan: “Nella sola Università di Padova – dice Lorenzoni – 2.400 studenti aventi diritto sono rimasti senza borsa di studio. È la stessa storia da anni. Invece che scaricare il barile dando la colpa ai precedenti Governi, l’assessore Elena Donazzan si assuma le proprie responsabilità. Se non lei, chi?”.

Arturo Lorenzoni (portavoce opposizione nel consiglio regionale del Veneto)
Arturo Lorenzoni, portavoce opposizione nel consiglio regionale del Veneto

Secondo Lorenzoni, è una situazione che si ripercuote anche sulla percezione che hanno i giovani del Veneto, che rischia di sembrare una regione poco attenta al futuro delle nuove generazioni: “Le scelte sul merito volute dall’assessore concorrono a rendere poco attrattiva la nostra Regione: i giovani se ne vanno, giustamente, in altre Regioni che dimostrano con i fatti di voler investire su di loro. O emigrano all’estero, per poi non ritornare più”.

Insomma, una situazione in contrasto con la fama di territorio all’avanguardia: “Altro che Veneto d’eccellenza- aggiunge Lorenzoni -, i giovani non ci pensano un secondo a rimanere qui: Donazzan si faccia un serio esame di coscienza. Se le ragazze e i ragazzi si trasferiscono dipende anche, e soprattutto, da decisioni scellerate come questa: non garantire le borse di studio a tutti gli idonei è il primo modo per disincentivare gli universitari a costruirsi un futuro in Veneto. Ricordo all’assessore che ormai da un anno e mezzo al Governo, a Roma, c’è il centrodestra. Si faccia sentire dai suoi compagni di partito per risolvere questa situazione vergognosa”.

Lapidaria la conclusione: “Stiamo parlando di decisioni premeditate, non di fatalità”.