Angela Barbaglio, nominata a Vicenza Garante per le persone private della libertà nella casa circondariale e per tutte quelle che sono in stato di arresto

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Angela Barbarglio
Angela Barbarglio

(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 5, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

“Per 44 anni magistrato metto a disposizione dell’Amministrazione comunale la mia
esperienza per queste realtà, di così grande sofferenza e di così grande difficoltà”.

Angela Barbaglio, appena nominata a Vicenza Garante per le persone private della libertà, ha trascorso gran parte della sua professione in magistratura tra Vicenza e Verona.
È stata, infatti, magistrato per 44 anni, prevalentemente con il ruolo di pubblico ministero, assumendo come ultimi incarichi quelli di Procuratore aggiunto e poi Procuratore della Repubblica al Tribunale di Verona. Barbaglio è nata a Treviso il 27 dicembre del 1951, è figlia di un sottufficiale dell’Aeronautica militare e di un’insegnante di lettere. Si è laureata in Giurisprudenza nel 1975 presso l’Università degli studi di Padova, è in pensione da due anni e vive a Monteviale. L’abbiamo incontrata, conosciuta ed ascoltata nella sua prima audizione del 6 febbraio presso la Quarta Commissione consiliare “Servizi alla popolazione” presieduta da Luisa Consolaro.
Le avevamo chiesto ed ottenuto un’intervista per conoscere e far conoscere ai lettori le sue funzioni, ma, dopo l’audizione, abbiamo concordato che le nostre domande avevano già ottenuto risposte adeguate nella sua relazione e nelle risposte date ai membri della Commissione che sono tutti intervenuti, non solo per confermarle la fiducia accordatole all’unanimità per il suo ruolo, ma per avere loro stessi delucidazioni generali e, sia pure parzialmente, particolari.

Dr.ssa Barbaglio cominciamo dalla sua esperienza professionale del carcere

La conoscenza che i magistrati hanno del carcere è una conoscenza legata alla loro attività istituzionale che è quella, per quello che riguarda il settore penale, di istruire i procedimenti e, quindi, il contatto con le persone detenute è un contatto finalizzato alla raccolta dei dati che servono processualmente con l’ottica di chi in carcere va per sentire le persone e per raccogliere da loro dati che possano aiutare a istruire il processo.

Perché ha avanzato la candidatura come garante?

Avanzare la candidatura come garante, poi raccolta dal consiglio comunale di Vicenza, che ringrazio della fiducia che in questo modo mi è stata riconosciuta, è in parte un’evoluzione della mia attività precedente di magistrato il cui ruolo prima di tutto è garantire la legge anche nello svolgimento del compito di pubblico ministero. Quello che il pubblico ministero non deve mai dimenticare è che l’imputato ha dei diritti che sono dei diritti legati alla sua persona e dei diritti legati alla sua piena capacità di tutelarsi come prevede la Costituzione attraverso il principio del diritto di difesa. In questo senso non vedo e
non ho visto alcuna contraddizione  tra il mio precedente ruolo e quello attuale, al quale mi sono dichiarato disponibile perché ritenevo che la mia esperienza potesse in qualche modo essere utile all’amministrazione di Vicenza per questa realtà, di così grande sofferenza e di così grande difficoltà. Quindi questo è lo spirito con il quale io ho avanzato questa candidatura.

La garante Angela Barbaglio in audizione e la presidente della IV Commissione Luisa Consolaro
La garante Angela Barbaglio in audizione e la presidente della IV Commissione Luisa Consolaro

A che punto è nella conoscenza della situazione attuale?

In pratica devo dire che a tutt’oggi la mia conoscenza reale del fenomeno vicentino è zero o quasi zero perché di fatto ho incontrato la nuova direttrice del carcere, Luciana Traetta, poco tempo fa e non ho ancora potuto accedere alla casa di circondariale e prendere conoscenza di quei dati che ritengo indispensabili allo svolgimento dell’incarico. Avrei potuto e posso tecnicamente fare sopralluoghi, anche senza preavviso, nella struttura carceraria ma preferisco, per correttezza, iniziare a farli appena la nuova direttrice avrà preso completamente in mano la sua attività. Quello che, quindi, posso dire è che sono pienamente disponibile a rispondere alle domande del Consiglio comunale oggi in linea generale e in futuro in maniera dettagliata.
È chiaro che in via generale l’obiettivo, la ratio, si dice in diritto, del garante, figura contenuta in una legge dello Stato, è fare in modo che siano rispettati i diritti delle persone private della libertà personale.
Non solo delle persone che sono in carcere, ma tutte quelle che sono in stato di arresto. Mi riferisco, per esempio, a quanti sono posti in stato di arresto o di fermo nell’immediatezza della commissione di un reato e trattenuti per un tempo molto limitato presso celle di sicurezza delle forze dell’ordine, in attesa di essere portate davanti all’autorità giudiziaria per il processo, senza passare attraverso una casa circondariale.
Anche queste sono persone private della libertà personale e quindi in qualche modo sottoposte all’attenzione dei garanti.

Qual è il ruolo del garante?

È quello di verificare che tutti i soggetti privati della libertà vedano rispettati i loro diritti, ma non solo. Direi che il suo compito è anche un compito di tipo dinamico, vale a dire di generare consapevolezza della situazione carceraria locale per cercare di sanare quanto più possibile la frattura tra il distacco di queste persone rispetto alle persone libere e, quindi, in qualche modo di cercare di favorire, attraverso questa comunicazione e questi contatti istituzionali, quell’opera di rieducazione, che fa parte della pena così come la Costituzione prevede e che comunque contribuisce o dovrebbe contribuire al mantenimento di una situazione di convivenza e di consapevolezza il più possibile estesa e il più possibile condivisa. In questo senso mi pare che vadano sia le disposizioni normative sia l’accordo che è stato siglato nell’agosto del 2023 (dopo il lavoro iniziato col protocollo d’intesa siglato a luglio 2022, ndr), dal Garante nazionale delle persone private della libertà personale con i comuni tramite, l’ANCI, l’Associazione nazionale dei comuni italiani L’obiettivo prevede l’esistenza di una rete territoriale i cui dati dovrebbero essere poi utilizzati a livello
nazionale per una consapevolezza di tipo generale da parte del Parlamento.

Luciana Traetta, direttrice della Casa Circondariale Filippo Del Papa al conferimento della laurea
Luciana Traetta, direttrice della Casa Circondariale Filippo Del Papa al conferimento della laurea

Cosa è tenuto a fare il garante?

Nel “piccolo” di questo territorio deve relazionare periodicamente ogni sei mesi al Comune sulla propria attività, prospettare la situazione e avanzare eventualmente proposte che possa ritenere migliorative delle varie situazioni.

Come riassumerebbe il suo ruolo generale?

Richiamo previamente un principio che direi fondamentale. Il garante delle persone private della libertà personale è nominato dal Consiglio comunale del quale ha la, fiducia che deve sapere meritare, ma non è un delegato del Consiglio. Il suo compito non è quello di eseguirne la volontà ma quello di verificare la situazione delle persone private della libertà personale, agevolare in quanto possibile la comunicazione con la realtà sociale e favorire quei tipi di proposte che possano essere strumentali a questo scopo.
Quindi il garante ha il compito di rendere edotto tutto il consiglio comunale sulla situazione che incontra e questo personalmente io intenderò farlo prendendo contatti con la Casa circondariale, cercando di conoscerne le relative realtà. E parlo della direzione della polizia
penitenziaria, degli educatori, di quanti sono preposti alla cura sanitaria delle persone detenute e anche di tutte le associazioni e gli enti che in qualche modo interloquiscono
già con queste realtà, cercando di tesserne i rapporti con la realtà
esterna.
Andrò in carcere periodicamente, alcuni giorni della settimana, e sarò disponibile a sentire le dichiarazioni dei detenuti. Farò tesoro anche di qualche contatto che ho con persone che già operano all’interno della casa circondariale, perché nel mio precedente ruolo facevo conversazioni sulla legalità negli istituti scolastici, sempre in compagnia di qualche detenuto in permesso che rappresentasse per la sua parte quella che è la situazione carceraria.
So, dunque, da questi miei contatti che non dovrebbero esserci neanche soverchie difficoltà di comprensione della lingua anche con i detenuti di cittadinanza straniera.
Cercherò in qualche modo di acquisire la conoscenza della verità e di quello che già si fa per cercare di vederne gli sviluppi positivi.