(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 5, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
L’impianto costruito nel 1934 è tanto amato quanto obsoleto e insostenibile. Ma fare un nuovo stadio sembra un’impresa impossibile.
Il Menti. Non è solo il nome di uno stadio intitolato a un calciatore: è un’emozione, un urlo, una frenesia che i tifosi conoscono bene. È un legame inscindibile con la tribù, con l’intera città, che lo stadio lo possiede (e lo paga). È uno scrigno dei ricordi, pochi o tanti che siano. È una carta vincente, non solo perché è la posizione in cui gioca il 12° uomo, ma è stato esso stesso fattore chiave nel ripescaggio in Serie B al posto del Pisa, nell’agosto del 2014. Grazie a quel colpo da campione attempato ma decisivo, il popolo biancorosso ha vissuto la stagione migliore degli ultimi 20 anni.
È, infine, una sicurezza, perché in tempi frenetici e fluidi, la fede biancorossa avrà sempre il suo tempio: ieri, oggi, domani.
Ieri
La storia dell’impianto è una fotografia dell’evoluzione della città prima e del suo invecchiare poi. Venne costruito dopo la delibera comunale del 27 marzo 1934 nelle vicinanze del vecchio campo di Borgo Casale. Ultimati i lavori il 31 agosto 1935, il nuovo stadio fu inaugurato con il nome di “Campo Sportivo del Littorio”.
Danneggiato e reso impraticabile dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, nel settembre del 1945 ritorna praticabile il terreno di gioco, grazie al lavoro del comune e di molti volontari. Nel 1949 il consiglio comunale di Vicenza decide di intitolare lo stadio
al già citato Romeo Menti, deceduto nella strage di Superga con i compagni del Grande Torino.
Agli inizi degli anni ‘50 la capienza raggiunse i 17.000 posti, grazie alla demolizione della pista d’atletica e la costruzione delle parterre. Nel 1960 venne installato l’impianto d’illuminazione e nel 1967 venne quasi raddoppiata la capienza con la costruzione del secondo anello dei distinti, delle curve e dei settori laterali.
Nei primi anni novanta nuovi lavori di ristrutturazione portano al rifacimento del settore Distinti, ad eliminare le parterre e a ridurre, secondo le nuove norme, la capienza a 20.920 spettatori. Per i tifosi biancorossi, il Menti degli anni ‘90 è la cornice di momenti indelebili nella storia della squadra: la vittoria della Coppa Italia e la lunga (e sfortunata) cavalcata europea.
Attualmente, in ottemperanza delle nuove norme sulla sicurezza, la capienza del Menti è stata ridotta a 12.000 spettatori.
Oggi
Nel maggio scorso, il Comune e la società L.R. Vicenza hanno rinnovato il contratto di concessione per l’utilizzo del Menti per i prossimi tre anni, al costo di 60mila euro all’anno, 20mila euro in più rispetto all’accordo di tre anni fa. La concessione prevede l’utilizzo dello stadio, dell’antistadio e degli spogliatoi, nonché la gestione esclusiva della pubblicità visiva e fonica all’interno dell’impianto. Il prezzo così basso del triennio precedente è giustificabile con la situazione fallimentare del Vicenza Calcio e la conseguente necessità di attirare
investitori nel prezioso patrimonio calcistico cittadino.
Il Menti, che dal settembre 2022 sorge in Largo Paolo Rossi, anziché in via Schio, è un edificio di 90 anni, e li dimostra tutti. A fronte del canone annuale della società, il Comune affronta ogni anno lavori di manutenzione ed adeguamento costosi, vista la vetustà dell’impianto: l’ultimo intervento approvato dalla Giunta è una nuova centrale termica da 50mila euro. Una piccola cifra rispetto al costo degli adeguamenti che l’impianto dovrà eseguire in caso di passaggio di categoria (con ogni probabilità non per la prossima stagione…). Di fatto, lo stadio è una rosa sul petto del Comune, ma le spine pungono parecchio sulle casse.
Domani
Di costruire un nuovo stadio a Vicenza se ne parla almeno da 20 anni, e, quando qualcuno pensò di candidare Venezia per le Olimpiadi 2020, Vicenza e il Menti furono compresi nel progetto come sede per il torneo di calcio. Con i milioni del Comitato Olimpico Internazionale e degli sponsor è molto probabile che il vecchio stadio sarebbe stato quasi completamente demolito e riedificato con le moderne tecnologie ingegneristiche. La candidatura (per fortuna) tramontò ben presto, ma non così i progetti e le fantasie su un nuovo impianto.
Già nel 2011, l’allora sindaco Achille Variati, nel “Documento del sindaco”, all’interno del Piano degli interventi, inserì un «nuovo stadio, che sarà anche Arena degli eventi, a Vicenza Est». Qualcosa dev’essere andato storto.
Se ne riparlò anche durante la presidenza Pastorelli, con alcuni incontri con la società B Futura, società della Lega Serie B dedicata allo sviluppo degli impianti, ma il finale è tragicamente noto alla tifoseria e ai tribunali.
L’attuale presidente Renzo Rosso, quando portò il suo Bassano in via Schio, aveva collocato il nuovo stadio nel suo documento programmatico e, a volte, nelle interviste il punto ritorna: «Il progetto era pronto prima del Covid e l’investimento previsto era 70 milioni. Oggi i costi sono schizzati verso l’alto e hanno superato i 100 milioni. Da soli non potremo mai affrontare un simile investimento e per questo stiamo lavorando alla revisione del progetto per renderlo più sostenibile» ha detto il patron a Il Giornale di Vicenza a settembre. Dal canto suo, il neo sindaco Giacomo Possamai ha prontamente rilanciato, fissando a 99 gli anni di concessione che il Comune è disposto a concedere alla società. L’amministrazione ha ribadito di voler portare avanti con convinzione l’iter per la realizzazione dello stadio.
Che Vicenza abbia bisogno non solo di uno stadio, ma di una moderna struttura polivalente (e da anni) è indubbio. Che sia necessaria una forte sinergia tra potere politico
e imprenditoriale è scontato. Che Vicenza ne abbia la forza meno. L’iconico arco del Menti, intanto, resta a guardare. Da 90 anni.