TikTok, von der Leyen: “Bandirlo in Ue? Non lo escludo”

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(Adnkronos) – "Non è escluso". Così la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, candidata di punta del Ppe, risponde, a Maastricht durante il dibattito tra gli Spitzenkandidaten, alla domanda se l'Ue possa valutare di "vietare" TikTok, come si preparano a fare gli Usa, se ByteDance non disinvestirà completamente entro un anno. "La Commissione – continua – è stata la prima istituzione al mondo a vietare TikTok sui nostri telefoni aziendali. Quindi, per essere molto chiari, conosciamo esattamente la pericolosità di TikTok".  Il destino negli Stati Uniti di Tik Tok è quanto mai incerto dopo che il Congresso ha approvato la legge, che Joe Biden oggi firmerà, che potrebbe portare a un bando del social media che ha 170 milioni di utenti nel Paese se la società proprietaria cinese, ByteDance, non troverà un acquirente americano entro nove mesi. Il presidente, prevede ancora la legge, potrebbe allungare di altri 90 giorni la scadenza. Analisti ed esperti del settore americani ritengono però che in realtà potrebbero passare anche diversi anni prima che il possibile bando possa entrare in vigore, non solo perché ByteDance, come è scontato, avvierà una battaglia legale, invocando la violazione del primo emendamento che sancisce la libertà di espressione, che dovrà probabilmente passare tutti i gradi di giudizio, contro la misura. La legge, bisogna ricordare, ha ottenuto un vasto sostegno bipartisan alla luce delle preoccupazioni del fatto che la proprietà cinese del social media così diffuso, e forte a livello sia economico che culturale negli Usa, possa essere utilizzato dal governo cinese per raccogliere dati sugli americani. I congressisti non si sono fatti dissuadere dalle proteste arrivate ai loro uffici e centralini da parte di utenti di Tik Tok arrabbiati, o dalla campagna pubblicitaria avviata negli ultimi giorni dal social per garantire il sistema di sicurezza dei dati. E anche il fatto che Tik Tok ha denunciato che il Congresso abbia usato "un importante pacchetto di aiuti all'estero" per "coprire un divieto che calpesterà il diritto di espressione di 170 americani". Secondo Isaac Boltannsky, della società di servizi finanziari Btig, il ricorso di ByteDance potrà arrivare entro il prossimo autunno e il caso arriverà di fronte alla Corte d'appello di D.C., ed a questo punto il conto alla rovescia dei nove mesi di scadenza sarà messo in pausa. Dopo la sentenza della Corte d'appello, la parte sconfitta sicuramente ricorrerà alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Questo significherebbe – spiega ancora Boltansky a Nbcnews – che il bando sarà bloccato ancora per un anno, rinviando la sua possibile entrata in vigore al 2026. ByteDance non userà solo l'argomento in aula dell'incostituzionalità della misura, ma anche porterà avanti una campagna di lobbying, già avviata, per sottolineare come il bando avrà una ricaduta su settori chiave dell'economia, presentando studi che affermano che nel 2023 Tik Tok ha contribuito con 24, 2 miliardi al Pil Usa. E per fare questo può contare su un esercito di influencer: "dobbiamo fare rumore in modo che non ci tolgano la nostra voce", ha scritto sul social @dadlifejason che ha 13,8 milioni di follower. Per quanto riguarda la ricerca di un possibile acquirente americano, che secondo la legge permetterebbe al social di continuare ad operare, anche su questo fronte lo scenario è complesso. Se grandi società Tech amerebbero mettere le mani sulla piattaforma, secondo Boltansky l'amministrazione Biden – per non parlare dei repubblicani, Donald Trump in testa, che odiano Big Tech – non ha interesse ad espandere ulteriormente il potere e l'influenza dei grandi social americani. Nei mesi scorsi si era parlato della possibilità che emergessero nuovi attori, come la cordata che Steve Mnuchin, ex Goldman Sachs ed ex ministro del Tesoro di Trump, a marzo aveva detto che aveva intenzione di mettere insieme per comprare TikTok. E' stato riportato anche, dal Wall Street Journal, che l'ex Ceo di Activision, Bobby Kotick, starebbe cercando partner per l'acquisto. C'e' poi la questione del prezzo: se ByteDance, che possiede altre società, vale centinaia di miliardi di dollari, Tik Tok varrebbe molto meno soprattutto, sottolineano gli esperti, se messo in vendita senza il suo prezioso algoritmo di raccomandazione. Ma è improbabile che ByteDance accetti qualsiasi tipo di vendita, con il governo cinese che anche mantiene questa posizione, considerando l'algoritmo del social un asset di sicurezza. E senza questo TikTok diventa molto meno attraente per i potenziali acquirenti. "Questa legge incostituzionale impone il ban di TikTok e intendiamo contestarla in sede giudiziaria. Crediamo che i fatti e le normative vigenti siano dalla nostra parte e per questo avremo la meglio. Abbiamo investito miliardi di dollari per garantire la sicurezza dei dati degli utenti statunitensi e per proteggere la nostra piattaforma da influenze e manipolazioni esterne. L'attuazione di questo ban avrebbe effetti devastanti, compromettendo le attività di 7 milioni di imprese e limitando la libertà di espressione di 170 milioni di americani. Nonostante la sfida legale in corso, continueremo a investire e a innovare, assicurando che TikTok resti un luogo sicuro dove americani di ogni provenienza possano condividere le loro storie, trovare allegria e lasciarsi ispirare". La società madre cinese di TikTok, ByteDance, ha intanto comunicato di non avere intenzione di vendere negli Usa. "Le notizie dei media stranieri secondo cui ByteDance sta esplorando la vendita di TikTok non sono vere", ha affermato la società con sede a Pechino in una dichiarazione su Toutiao, una piattaforma di social media di sua proprietà popolare nella Cina continentale. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)