Vicenza Jazz, inaugurazione della kermesse con un “poker” di pianisti

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A inaugurare la ventottesima edizione del festival New Conversations – Vicenza Jazz lunedì 13 maggio alle ore 21 al Teatro Olimpico arriverà un poker di pianisti: Danny GrissettDado MoroniFrancesca Tandoi e Margherita Fava. Sono i Four for Piano, il cui Piano Summit sarà una scorribanda avanti e indietro lungo la storia del piano jazz. E se quattro pianisti non fossero abbastanza, in apertura di serata ci sarà un set in solitaria con lo statunitense Craig Taborn, un altro artista che stabilisce il canone del pianismo jazz odierno. Un serata che è un vero affondo nel tema di questa edizione della kermesse jazzistica vicentina, dedicata agli 88 tasti del pianoforte.

Il Cinema Odeon sosterrà questa prima giornata del festival vicentino con la proiezione in anteprima nazionale del film musicale Buena Vista Social Club di Wim Wenders restaurato dalla Cineteca di Bologna (ore 18:30).

Il festival New Conversations – Vicenza Jazz 2024, con la direzione artistica di Riccardo Brazzale, è promosso dal Comune di Vicenza in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, in coproduzione con Trivellato Mercedes Benz, con AGSM AIM come sponsor principale, con il sostegno di Sonus Faber e con Acqua Recoaro e Brutal Agency come sponsor tecnici.

Una sorta di olimpiade pianistica, creata su misura appositamente per Vicenza Jazz, nella quale Dado Moroni, Danny Grissett, Margherita Fava Francesca Tandoi si esibiranno in qualunque possibile combinazione dal solo al magniloquente intreccio di quattro pianisti. Dado Moroni è un campione dei piano summit internazionali: in tempi recenti lo ricordiamo nello stellare abbinamento con Kenny Barron, Cyrus Chestnut e Benny Green (mentre a Vicenza Jazz lo si è ascoltato nel 2012 con Barron e Mulgrew Miller). La sua verace pronuncia jazzistica troverà un perfetto complemento nell’approccio elegante di Grissett e nell’impeto delle nuove generazioni rappresentate da Fava e Tandoi.

Dado Moroni (nato Edgardo, a Genova, nel 1962) si è avvicinato al pianoforte all’età di quattro anni e a quattordici aveva già ottenuto i primi ingaggi professionali (e di lì a poco lo si sarebbe trovato già in compagnia dei ‘grandi’): ci troviamo di fronte a un ex enfant prodige. Ma Dado ha saputo, nel corso del tempo, trasformare una tale precocità in una magistrale maturità pianistica, sino a divenire, tra i jazzisti italiani, uno dei più apprezzati al di là dell’Atlantico.

Moroni è probabilmente il pianista jazz italiano più ‘esportato’ all’estero, a giudicare dalla consistenza e regolarità dei suoi ingaggi internazionali e dal suo palmarès di collaborazioni. A metterle assieme si compone un’enciclopedia del jazz moderno: Dizzy Gillespie, Chet Baker, Roy Hargrove, Wynton Marsalis, Clark Terry, Randy Brecker, Freddie Hubbard, Harry Edison, Woody Shaw, Eddie ‘Lockjaw’ Davis, Johnny Griffin, James Moody, Zoot Sims, Al Cohn, Sam Rivers, Joe Henderson, Slide Hampton, Curtis Fuller, Joe Pass, Herb Ellis, Barney Kessel, Lionel Hampton, Terry Gibbs, Ron Carter, Buster Williams, Ray Brown, Kenny Clarke, Art Taylor, Billy Higgins, Ben Riley, Sam Woodyard, Shelly Manne e via suonando.

Danny Grissett (classe 1975, originario di Los Angeles) è noto in particolare per la lunga militanza nel quintetto di Tom Harrell. Ma il suo stile pianistico elegante e senza orpelli si è fatto apprezzare anche al fianco di Jeremy Pelt, Jimmy Greene, Lage Lund, tra gli altri. Grissett ha ben affinato anche le doti da leader: le sue incisioni per la Criss Cross ne sono eloquente testimonianza.

La storia di Margherita Fava sembrerebbe la perfetta realizzazione del sogno americano. Solo che lei è trevigiana. Nata nel 1995 a Follina da genitori musicisti classici, inizia lo studio del pianoforte all’età di dieci anni. Diciassettenne, partecipa a un corso estivo di jazz sponsorizzato dalla New School di New York a Venezia, e la sua storia personale prende un’inaspettata direzione: la passione per il jazz appena sbocciata si somma a una borsa di studio nel Michigan. Qui studia con Xavier Davis e trova un mentore nel bassista Rodney Whitaker. Consegue poi un master presso l’Università del Tennessee e studia pianoforte con Eric Reed e composizione con Greg Tardy. La determinazione l’accompagna sino all’esordio discografico, l’EP Okra/Search of the Unknown (2022), e al primo album, Tatatu (2023, 4 stelle su DownBeat).

La pianista romana Francesca Tandoi si è trasferita in Olanda nel 2009 per completare il suo percorso di studi, ottenendo un diploma al conservatorio de L’Aia e un master a quello di Rotterdam. Ed è in Olanda che prende il via la sua carriera professionale, che da lì si estende agli altri paesi nord europei. Dopo la lunga parentesi olandese, la Tandoi è tornata in Italia, ambientandosi immediatamente nella scena jazz nazionale. Sta infatti emergendo come una delle più significative pianiste-cantanti, a proprio agio sia nel vigoroso linguaggio bop che in contesti di jazz swingante (come evidenziano le collaborazioni con Joe Cohn, Scott Hamilton…). Ha da poco pubblicato Bop Web, il suo settimo album in trio (con Sander Smeets e Matheus Nicolaiewsky).

Craig Taborn, nato a Minneapolis nel 1970, per DownBeat è, senza mezzi termini, uno dei visionari dell’attuale corrente jazzistica. Le sue esperienze lo collocano al fianco di colossi del mainstream come della musica più avanzata (James Carter, Roscoe Mitchell, Tim Berne, Dave Holland, Chris Potter, Evan Parker). Al di là di una indiscutibile versatilità stilistica come esecutore, la sua attività da leader è indirizzata a una ricerca spiccatamente personale, capace di far affluire nelle strutture jazzistiche gli stimoli dell’elettronica, la techno, il rock.

La sua evoluzione musicale è ampiamente documentata, a livello discografico, su ECM: dalle incisioni al servizio di Roscoe Mitchell, che per primo lo introdusse all’etichetta nel 1997, alle numerose registrazioni al fianco di altri leader, con proprie formazioni e anche in solo.