Nei giorni scorsi, il prefetto di Vicenza, Salvatore Caccamo, ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di una società con sede legale in città. Il Gruppo Interforze Antimafia coordinato dalla prefettura e composto da questura, carabinieri, guardia di finanza, Direzione Investigativa Antimafia e Ispettorato territoriale del lavoro, “ha accertato – si legge in una nota della prefettura – l’esistenza di un effettivo rischio di contaminazione mafiosa attraverso la contiguità con elementi appartenenti a sodalizi criminali della Campania“.
L’interdittiva antimafia emessa contempla un alto livello di riservatezza sulle indagini. Dalle pagine de Il Giornale di Vicenza è emerso che si tratterebbe della Czeta Spa, una società che opera nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti che ha sede centrale in provincia di Avellino.
Per effetto del provvedimento prefettizio, la stessa non potrà per 12 mesi, durata del provvedimento stesso, accedere a bandi o gare d’appalto riferibili a enti pubblici oltre a non poter godere di concessioni, abilitazioni e finanziamenti a livello nazionale.
In merito, Massimo Follesa, portavoce del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa per l’ovest vicentino afferma: “Fermo restando che la ditta potrà far valere le sue ragioni nelle sedi deputate, per noi comitati della rete ecologista è importante comunque continuare a vigilare nel ramo delle commesse pubbliche: soprattutto in quelle che hanno a che fare con le grandi opere.
La Czeta Spa nel roster dei suoi clienti vanta una infinità di soggetti pubblici o legati al pubblico, alcuni dei quali si occupano di grandi infrastrutture, anche autostradali. È ì dunque importante che la rete dei comitati ambientalisti, la politica, nonché il mondo delle imprese, portino avanti una seria riflessione.
Qui non si tratta di gettare la croce addosso a nessuno, tuttavia occorre ragionare a voce alta: in maniera intellettualmente onesta. Attorno alle grandi opere, anche nel Vicentino, di recente di accadimenti poco chiari ce ne sono stati parecchi, ma malauguratamente, nella società civile, è prevalsa la linea dell’omertà”.
Sempre in materia di rifiuti è di queste ore la notizia di un presunto danno erariale da 2 milioni 200 mila euro emerso nell’ambito della gestione del termovalorizzatore di Schio, di cui abbiamo reso conto dalle nostre pagine.