Scandalo diamanti, l’analisi di Federconsumatori e Aduc

418
Esperto di diamanti
Esperto di diamanti

Lo scorso ottobre – scrive in un comunicato Angelo D’Adamo, presidente Federconsumatori FVG – l’Antitrust ha ritenuto gravemente ingannevoli e omissive le modalità di offerta dei diamanti da investimento da parte di INTERMARKET DIAMOND BUSINESS (IDB) e DIAMOND PRIVATE INVESTMENT (DPI), anche attraverso gli istituti di credito con i quali rispettivamente operavano.

La vicenda vede coinvolti anche cittadini di tutta la regione e Federconsumatori sta già curando un centinaio di posizioni al fine di ottenere, preferibilmente  in via  bonaria, la composizione delle controversie avviate in via stragiudiziale.

In seguito alla sentenza n° 43/2019 con cui il  Tribunale di Milano ha  dichiarato il Fallimento della IDB, l’incaricato della Consulta giuridica nazionale di Federconsumatori ha preso contatto con il curatore fallimentare nominato dal Tribunale di Milano, Avv. Giampieretti. Nel corso dell’incontro il curatore ha assicurato  che le pietre in possesso di IDB devono essere considerate beni di terzi estranei all’attivo; ne consegue che egli stesso li considera sottratti all’attivo fallimentare e destinati ad essere restituiti ai legittimi proprietari.

Per procedere in tal senso, il curatore ha già chiesto ad IDB gli elenchi aggiornati dei proprietari dei diamanti per poter inviare una raccomandata ad ognuno di essi comunicando la disponibilità alla restituzione, previa istanza ex art. 87 bis della Legge Fallimentare che  prevede la possibilità  che il curatore restituisca ai legittimi proprietari i beni detenuti a titolo di custodia.

Federconsumatori ha concordato per i prossimi giorni una serie di incontri con gli Istituti bancari ed uno di garanzia con il curatore fallimentare per una verifica degli elenchi dei risparmiatori interessati nel deposito delle pietre presso IDB: in esito agli stessi incontri, i risparmiatori aderenti all’associazione verranno tempestivamente aggiornati sulla gestione delle loro pratiche.

Federconsumatori FVG invita quindi tutti i Consumatori interessati, sia che abbiano già una pratica in corso, sia che ancora non abbiano intrapreso azione alcuna, a rivolgersi ai propri sportelli regionali per essere assistiti.


Il fallimento della Idb, Intermarket Diamond Business – scrive in una nota Anna D’Antuono
Avvocato, consulente Aduc – è arrivato a complicare ancora di più la vita ai clienti incappati nella vicenda ma ha immediatamente peggiorato anche la condizione delle banche presentatrici, già colpite dai provvedimenti del Tar del Lazio che ne ha respinto i ricorsi contro le sanzioni Agcm.
 
In questo caso l’istanza di insinuazione al passivo fallimentare non è una formalità da sbrigare in maniera semplice come ad esempio nei casi di bond finiti in default, casi in cui Aduc ha messo a disposizione gratuitamente sul proprio sito internet il modulo con le istruzioni
 
Nel caso di Idb ciò non è possibile. I clienti che hanno ancora in deposito le pietre devono presentare un apposito e ben dettagliato ricorso-istanza di rivendica. Quanto alla perdita lamentata, poi, la domanda deve essere ben studiata perché in caso contrario si rischia seriamente di pregiudicare le richieste nei confronti delle banche. Occorre conferire incarico ad un avvocato sia per la delicatezza della materia, sia perché potrebbe essere necessaria la partecipazione in sede di udienza di verifica del passivo nel caso in cui le ragioni del creditore-acquirente siano in tutto o in parte non ammesse. Logicamente tutto ciò ha un costo e la cosa sta provocando ancora più proteste nelle agenzie degli istituti coinvolti: i clienti sondano gli avvocati per capire il costo dell’assistenza riguardo l’ammissione al passivo e, ancor più rendendosi conto che questo non è esiguo, si recano in banca a protestare peggio di prima.
 
Non è al momento escluso che le banche si organizzino per prestare assistenza ai clienti riguardo le domande al passivo, ma si corre il rischio che possano compilare la domanda in maniera tale da impedire o rallentare di molto le rivalse dei clienti nei loro confronti. Non occorre infatti dimenticare che le banche sono esse stesse coinvolte appieno nella storia. Insomma, davvero un gran bel pasticcio, una situazione che si è ingarbugliata peggio di prima e che peggio di prima si sta rivelando un enorme boomerang per le banche.
 
Ci rivolgiamo quindi alle banche interessate, a partire da Unicredit e Banco Bpm ma anche agli istituti minori che hanno presentato clienti alla Idb ma pure alla Dpi: una volta per tutte, chiudete la brutta storia dei diamanti rimborsando integralmente la clientela e surrogandovi (sostituendovi) nelle ragioni dei compratori nei confronti del fallimento. Il danno di immagine e di credibilità che la vicenda vi sta creando è superiore ad ogni esborso economico, e rischia di pregiudicare in maniera irrimediabile i rapporti con i clienti.

Una speranza che stiano procedendo nella giusta direzione giunge da Unicredit, che dopo il pronunciamento del Tar del Lazio ha nelle ultime settimane rimborsato integralmente alcuni clienti seguiti da Aduc. Ma per adesso è troppo poco.