Elezioni europee: al partito di Giorgia Meloni il 27,2% dei consensi sotto l’obiettivo del 30% ma “in tenuta”, Il PD poco sopra la soglia psicologica del 20% supera di 4/5 punti il M5S, Lega e Forza Italia in lotta per il 2° posto nel centrodestra, per gli altri partiti è corsa alla soglia del 4%
Di Salvatore Borghese, Analista politico Quorum/YouTrend (da VicenzaPiù Viva n. 8 in edicola e online, 24 maggio primo lancio, ripresa di oggi, ndr)
Nelle prossime settimane si concluderà finalmente la lunghissima campagna elettorale per le elezioni europee. Questo importante appuntamento elettorale determinerà i nuovi equilibri politici in Italia e in tutti i paesi chiamati al voto (oltre che nelle istituzioni europee, vedi articolo a pag. 32 si VicenzaPiù Viva n. 8 in edicola e online). Per questo, in Italia ma non solo, l’opinione pubblica ha seguito con particolare interesse le evoluzioni registrate dai sondaggi. Vediamo allora cosa dicono le stime fatte dagli istituti demoscopici, partendo proprio dalla situazione del nostro Paese.
Cosa dicono i sondaggi in Italia
In Italia, salvo grandi sorprese, Fratelli d’Italia si confermerà il primo partito, così come avvenuto alle elezioni politiche del 25 settembre 2022. La Supermedia dei sondaggi elaborata da YouTrend lo scorso 16 maggio per l’agenzia AGI attribuiva al partito di Giorgia Meloni il 27,2% dei consensi. Un dato lontano dalla soglia del 30% (obiettivo a cui, dentro FDI, non si era fatto mistero di puntare) ma comunque sufficiente a parlare di tenuta, anche perché sarebbe comunque superiore al 26% ottenuto alle Politiche 2022 – per non parlare del miglioramento con il 6,4% ottenuto alle precedenti elezioni europee, risalenti al 2019. Al secondo posto dovrebbe piazzarsi il Partito Democratico, stimato poco sopra il 20% dei consensi. Quella del 20% è una soglia psicologica importante per il partito di Elly Schlein, una soglia minima che consentirebbe di parlare di ripresa rispetto al dato delle ultime, deludenti elezioni politiche. Il Movimento 5 Stelle, che per un periodo era sembrato in grado di insidiare il PD come primo partito di opposizione, sembra ora invece destinato a confermarsi al terzo posto, intorno al 15-16%. In realtà, visti i precedenti storici (il M5S è sempre andato in modo piuttosto deludente alle elezioni europee, sia nel 2014 che nel 2019) per Giuseppe Conte confermare i livelli di consenso registrati dal suo partito a settembre 2022 non sarebbe affatto un risultato da buttare.
Una sfida interessante è poi quella che si profila tra Lega e Forza Italia non solo per il quarto posto assoluto, ma anche (e soprattutto) per la palma di secondo partito del centrodestra. Nell’ultima Supermedia, entrambi i partiti sono tra l’8 e il 9 per cento, valori peraltro molto simili a quelli registrati alle Politiche 2022. Se per Forza Italia quello prospettato dai sondaggi sarebbe comunque un risultato soddisfacente (anche perché, secondo alcuni osservatori, il partito era destinato a sciogliersi dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi), per la Lega e soprattutto per Matteo Salvini è quasi una questione di vita o di morte: il leader leghista non potrà evitare gli scomodi paragoni con il dato delle Europee 2019, quando portò la Lega ai suoi massimi storici con un incredibile 34%, per poi imboccare, proprio a partire dalle settimane successive, una parabola discendente che non si è più fermata.
La decisiva lotta per la soglia di sbarramento
Tra i partiti minori, la situazione è ancora più “appassionante”: non solo perché ci sono tre forze politiche (Stati Uniti d’Europa, Alleanza Verdi/Sinistra e Azione) che secondo la Supermedia sono racchiuse in poco più di mezzo punto; ma anche perché ciascuna di queste tre liste non può affatto dirsi certa di superare il 4%, soglia di sbarramento minima per eleggere i propri candidati al Parlamento europeo. Se una o più di queste liste non dovessero riuscire nell’impresa, vi sarebbero molti più seggi da distribuire per i partiti maggiori: almeno 10, secondo la stima fatta da YouTrend per Sky TG24. Questo rende molto “aleatorie” anche le stime relative ai partiti maggiori: ad esempio, sempre sulla base dei sondaggi, Fratelli d’Italia potrebbe eleggere un minimo di 19 europarlamentari, oppure fino a un massimo di 26. Una differenza che potrebbe significare moltissimo per quei candidati che lotteranno per raccogliere (decine di) migliaia di preferenze, per poi magari vedere che il loro seggio non è “scattato”, magari per una manciata di voti.
I gruppi parlamentari europei
Ma i 76 seggi destinati agli europarlamentari eletti in Italia saranno solo una piccola – per quanto importante – parte dei seggi totali (720) di cui sarà composto il prossimo Parlamento europeo. Per ipotizzare quale potrà essere la futura composizione dell’assemblea di Strasburgo, l’agenzia Europe Elects ha preso in considerazione e messo insieme i sondaggi effettuati in tutti e 27 gli stati membri. Secondo le sue proiezioni, il gruppo parlamentare più grosso dovrebbe confermarsi, anche questa volta, quello dei Popolari europei (gruppo di cui fanno parte Forza Italia, la CDU tedesca e molti altri partiti di centrodestra) con circa 180 seggi, mentre quello dei Socialisti e dei democratici (il gruppo a cui sono iscritti, tra gli altri, gli italiani del PD, i tedeschi della SPD, gli spagnoli del PSOE) sembra destinato al secondo posto con circa 140 seggi. La grande incognita riguarda il risultato dei partiti iscritti ai gruppi di destra: quello dei Conservatori (di cui fa parte Fratelli d’Italia) ma anche quello degli euroscettici di Identità e Democrazia (che include la Lega, ma anche il Rassemblement National francese di Marine Le Pen). Questi due gruppi appaiono al momento in grado di insidiare il terzo posto, che dal 2019 è stato detenuto dai liberali di Renew Europe (a cui vorrebbero iscriversi sia gli eventuali eletti di Stati Uniti d’Europa di Renzi e Bonino, sia quelli di Azione di Carlo Calenda), ma comunque difficilmente otterranno più di 90 seggi.
Quale maggioranza nel prossimo Parlamento?
Ciò significa che, salvo grosse sorprese, nel prossimo Parlamento europeo una coalizione di sola destra – formata da Popolari, Conservatori ed euroscettici – non dovrebbe essere possibile, perché difficilmente supererebbe i 360 seggi su 720 totali. Questo sul piano puramente matematico: dal punto di vista politico, è estremamente improbabile (per non dire impossibile) che i moderati iscritti al gruppo dei Popolari possano mai allearsi con alcuni estremisti iscritti nei gruppi più di destra. Per questo motivo, l’esito più probabile numeri alla mano dovrebbe essere una riedizione della “grande coalizione” di cui la Commissione è stata diretta espressione nelle ultime legislature europee: ovvero una coalizione tra Popolari, Socialdemocratici e Liberali. Altri gruppi, come quelli dei Verdi o quelli appunto dei Conservatori – peraltro ben rappresentati in seno al Consiglio, visto che il capo del Governo italiano appartiene proprio a quel gruppo – potrebbero essere comunque decisivi in molte votazioni parlamentari, dove non di rado anche in passato si sono formate maggioranze trasversali a seconda dei temi trattati.