(Articolo di Giulia Miglioranza (Cgil Vicenza), da VicenzaPiù Viva n. 6, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Le condizioni di vita e, anche, di lavoro all’interno del sistema carcerario non solo riflettono
il funzionamento della democrazia di un Paese ma sono anche un punto cruciale per il reinserimento sociale dei detenuti. Spazi adeguati, accesso ai servizi sanitari, rieducativi e sociali, oltre alla gestione efficace dei conflitti e delle emergenze, sono elementi fondamentali in questo contesto.
La Cgil di Vicenza si impegna attivamente a monitorare e migliorare il sistema carcerario, intervenendo per rispondere alle diverse esigenze che emergono da un ambiente così complesso.
Un esempio tangibile di questo impegno è lo sportello gestito dal Patronato INCA CGIL di Vicenza all’interno della Casa Circondariale locale fin dal 2005. Questo sportello fornisce
assistenza settimanale per le pratiche previdenziali e assistenziali dei detenuti. Nonostante la crescente digitalizzazione dei servizi pubblici, le persone private della libertà spesso non possono gestire autonomamente le pratiche burocratiche a causa dell’accesso limitato ai sistemi informatici.
Questo può ritardare o complicare il processo di reintegrazione sociale una volta terminata la detenzione, mettendo in pericolo il principio costituzionale della rieducazione del condannato.
Inoltre, la mancanza di personale sufficiente all’interno della Casa Circondariale di Vicenza, sia della Polizia Penitenziaria che del personale civile, rappresenta una grave criticità. La Polizia Penitenziaria registra una carenza di oltre il 30% del personale previsto, con condizioni di lavoro al limite della sostenibilità. Il personale civile, composto da impiegati
amministrativi ed educatori, è ridotto quasi del 50%, compromettendo i percorsi di recupero dei detenuti.
Con soli due educatori e mezzo per 365 detenuti, la situazione è particolarmente critica. Recentemente, una delegazione della Funzione Pubblica CGIL ha effettuato una nuova visita alla Casa Circondariale di Vicenza. Nonostante le promesse di miglioramento, la situazione è rimasta sostanzialmente invariata rispetto alla precedente visita, con condizioni di lavoro al limite della sostenibilità e carenze strutturali evidenti.
Nonostante una nota positiva rappresentata dalla nomina di una nuova direttrice dedicata alla Casa Circondariale di Vicenza, è chiaro che servono interventi urgenti e incisivi. Questi interventi devono mirare a una seria implementazione di personale, all’adeguamento degli spazi e a una maggiore attenzione alle condizioni di vita e di lavoro all’interno del carcere.
La mancanza di supporto per i detenuti in condizione di semi-libertà nell’inserimento nel mondo del lavoro è un’altra spina nel fianco. Procedure amministrative complesse e la mancanza di personale dedicato rendono difficile per loro accedere a opportunità lavorative esterne, compromettendo ulteriormente il processo di riabilitazione e reintegrazione sociale.
Pensiamo, solo per fare un esempio, alla possibilità, per i detenuti in condizione di semi libertà, di reimmettersi progressivamente nel mondo del lavoro, attraverso l’attivazione di convenzioni con i Comuni del territorio, gli Enti del Terzo Settore o imprese private. Percorsi ad ostacoli, questi ultimi, non solo in ragione di procedure amministrative molto onerose a carico dei soggetti disponibili a offrire opportunità di lavoro alle persone detenute, ma anche per la carenza di personale interno alla Casa Circondariale deputato a favorire e gestire questi percorsi. Con buona pace non solo della funzione rieducativa della pena, ma anche del clima generale all’interno del carcere.