Parise, Scapin, Pozza e tanti altri: i grandi intellettuali vicentini sparsi (e spersi) per la città

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Monumento a Neri Pozza sul ponte San Paolo a Vicenza
Monumento a Neri Pozza sul ponte San Paolo a Vicenza

(Articolo da VicenzaPiù Viva n.8, sul web per gli abbonati).

Il plateatico di un bar, un monumento orribile, una via seminascosta, persino una tangenziale. Così Vicenza ricorda (male) i suoi grandi intellettuali.

Meglio di tutti è andata forse ad Antonio Fogazzaro, che a Vicenza ha dato il nome a un liceo e una via (anzi, corso). La tristezza della dedica del parcheggio è compensata dalla Valletta del Silenzio, un’oasi naturalistica dove lo scrittore risiedeva e chiamata così da lui stesso. Anche se in patria molti critici, uno su tutti Benedetto Croce (ci consoliamo pensando che stroncò anche Leopardi e Ungaretti) lo hanno stroncato soprattutto per le idee politiche e la visione spirituale e religiosa, che però non rinnegava l’importanza della
scienza e del progresso, a livello internazionale è stato molto apprezzato, tanto che per diversi anni di fila, fino al 1911, anno della sua morte, è stato l’eterno secondo del premio
Nobel per la letteratura.
Peggio di tutti invece poteva andare a Fernando Bandini, poeta apprezzato da Zanzotto per la sua sensibilità e “pacatezza”, cantore negli ultimi anni dei fantasmi di Aznèciv, la sua Vicenza, presidente dell’Accademia Olimpica fino al 2011, anno della morte di Zanzotto e due anni prima della sua morte, presidente del Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna, presidente della Casa di Cultura Popolare, vincitore di cinque importanti premi di poesia.

Targa quasi illeggibile per Guido Piovene
Targa quasi illeggibile per Guido Piovene

Bandini è stato anche per molti anni detentore dell’importante cattedra di Stilistica e Metrica italiana all’Università di Padova. Di recente è uscita da parte dell’attuale giunta comunale l’idea, per fortuna subito abortita, di intitolargli la tangenziale, cosiddetta bretella dell’Albera, inaugurata dopo 35 anni di attesa. Forse sarò strano io a non cogliere la poesia insita nello scorrere del traffico, nell’odore dei fumi di scarico e nelle clacsonate dei tir, ma sono comunque felice che l’idea non sia andata in porto.
Bene, ma non benissimo, per Goffredo Parise, la cui “piazzetta” dedicata davanti alla casa dove è nato è stata importante per riqualificare una zona morta adibita a parcheggio, ma, di fatto, altro non è che il plateatico di un bar. Sicuramente, tra Parise e l’ex chiesa di San Faustino, oggi sala del cinema Odeon, lo spritz in quella zona sa di cultura.
Dopo l’esordio surrealista, Parise tornò alla realtà con la trilogia iniziata dal Prete bello, da cui Mazzacurati trasse un film. Negli anni ’70 e ’80 con i Sillabari decide di dedicare un racconto ad ogni sentimento umano.
Nel frattempo ci ha regalato anche interessanti reportage dal mondo, come quello sulla Cina.
Grande amico di Parise, pur nella differenza di stile e carattere, fu Guido Piovene. Chi dovesse passare a piedi per viale X Giugno, poco prima del bivio tra la strada della Commenda e quella che porta ad Arcugnano, alzando la testa (in maniera del tutto fortuita) vedrebbe la targa a lui dedicata. Portano il suo nome anche un ITC a Vicenza e una scuola media a Orgiano. Controverse furono le sue iniziali idee razziste, che poi abiurò. Celebre invece il suo reportage Viaggio in Italia, che racconta le grandi trasformazioni di un Paese distrutto dalla guerra che si prepara da agricolo a diventare industriale.
A Virgilio Scapin è invece dedicata una targa in una vietta. Siamo in Contrà Do Rode, in pieno centro, dove lo scrittore aveva il suo negozio di libri. Molto legato alla cittadina di Breganze, che ha istituito un premio letterario in suo onore. Ha anche scritto, a quattro mani con Cappelletti, un libro sul Parkinson, di cui soffriva negli ultimi anni.
Grande appassionato di gastronomia, è stato tra i fondatori della Confraternita del Bacalà e suoi cameo sono apparsi in diversi film: Il commissario Pepe, Signore e Signori, Il comune senso del pudore. Uno scrittore, per quanto bravo, farebbe ben poco senza un editore, e a Vicenza ce n’è stato uno di molto importante, Neri Pozza, che fu anche partigiano, scrittore, artista, incisore e collezionista d’arte.
Il primo titolo della Neri Pozza edizioni, nel 1946, è stato Paludi del premio Nobel francese Andre Gide. In seguito Pozza ha collaborato, tra gli altri, con Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda e Mario Luzi.
Nel suo testamento ha predisposto un’enorme donazione di opere d’arte ai Musei Civici di Vicenza.
Dal 2012 è ricordato, in maniera un po’ triste, con una statua bronzea a ponte San Paolo, in mezzo tra un biciclettaio e la fermata del tram; opera finanziata dall’ex Banca Popolare di Vicenza che dovrebbe mostrare Pozza in un momento di riflessione, ma che sembra farlo sprofondare nelle sabbie mobili.
In conclusione, questi grandi intellettuali potrebbero essere ricordati con monumenti e targhe, o meglio ancora con delle loro citazioni, tutti nello stesso punto, magari un giardino pubblico o in una biblioteca, o aula studio, oltre che con convegni ed eventi dedicati.