Virginia Raffaele ha detto Satana, si bruci la strega!

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Ho sperato che quella su Virginia Raffaele fosse una bufala, costruita ad arte per farci sorridere un po’. E, invece, leggo con sgomento (e una buona dose di malinconica preoccupazione) della nuova polemica sul diavolo a Sanremo. Ma cosa è successo di tanto grave? Virginia Raffaele è accusata di satanismo. Si, proprio così. Siamo nel 2019 ma ancora spuntano le corna e la coda del diavolo. Succede in uno sketch alla televisione.

La tristezza, però, mi assale vedendo le prese di posizioni di sedicenti policanti, gente che siede in Parlamento o che è al governo che si esprimono sulla questione avanzata da un sacerdote esorcista. Si danno da fare e puntano il dito contro la strega che deve discolparsi, chiedere scusa, motivare perché ha pronunciato il nome di Satana (cinque volte) durante la parodia di una canzone.

Sembra tutto uno scherzo ma non è così. È, purtroppo, l’esempio di come siamo caduti in basso e di come continuiamo a precipitare, verrebbe da dire, verso gli inferi.

Colpa della Raffaele? No, responsabilità di chi è rimasto ancorato al medioevo, di chi vuole ancora fare le crociate contro chiunque, di chi ripristinerebbe il massacro perpetuato con l’inquisizione che, questi “signori”, chiamerebbero ancora “santa”.

Spiegatemi, adesso, qual è la  differenza che esiste tra questi personaggi che appoggiano il sacerdote Aldo Buonaiuto, coordinatore del servizio nazionale Antisette, e gli integralisti islamici, quelli che inveiscono contro gli infedeli e che, magari, compiono atti terroristici.

Certo i nostri integralisti non uccidono (ancora) personalmente ma stanno impiantando il seme dell’odio (cosa, questa, veramente infernale).

Si rifletta, non è una cosa sulla quale sorridere e basta, è qualcosa di molto pericoloso. Qualcosa che ci fa intravedere quello che qualche decennio fa veniva chiamato il medioevo prossimo venturo. Non si tratta di “destra o sinistra”. E’ la vittoria dell’ignoranza oscurantista, l’azzeramento del laicismo, l’annientamento dell’illuminismo.

Povera Patria.

PS: politicanti che dicono la loro contro Virginia Raffaele, oltre al solito Matteo Salvini (che non perde occasione per dire la sua su qualsiasi cosa, basta che se ne parli), rispondono al nome di Matteo Pillon (senatore leghista), Maurizio Gasparri (Forza Italia), Beppe Fioroni (PD), Lorenzo Cesa (Udc).

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.