Pastasciutta antifascista per mille in Veneto. Biancardi (Spi Cgil): «La migliore risposta a insulti e minacce»

154
pastasciutta antifascista
Un'immagine dell'edizione 2024 della pastasciutta antifascista (dal sito www.spi.veneto.it)

Sono state oltre mille le persone che hanno partecipato alla pastasciutta antifascista organizzata dallo Spi Cgil in cinque città venete, spesso in collaborazione con l’Anpi il 20, 25 e 26 luglio appena trascorsi. Altre centinaia sono state le presenze per analoghi appuntamenti promossi da realtà diverse. È questa la risposta più concreta e tangibile all’ondata di odio e di livore esplosa negli ultimi giorni in Veneto contro la “pastasciutta antifascista” che dal dopoguerra celebra la destituzione e l’arresto di Benito Mussolini ricordando la grande “pastasciuttata” al burro e grana offerta dai fratelli Cervi agli abitanti di Campegine il 25 luglio del 1943, per festeggiare di fatto la caduta del Fascismo.

Di inaccettabile intolleranza parla Nicoletta Biancardi, segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto, commentando l’evento e soprattutto quanto avvenuto nei giorni precedenti: «Si è assistito a episodi che destano grande preoccupazione. Pensiamo che in questo contesto sarebbe necessario anche un intervento del presidente Luca Zaia quantomeno per manifestare la propria solidarietà agli organizzatori delle iniziative e ai tantissimi partecipanti».

Gli episodi di intolleranza, le minacce, gli insulti social hanno riguardato soprattutto le iniziative organizzate a Rovigo e a Treviso, mentre per la pastasciutta di Belluno il sindaco ha revocato il patrocinio del Comune all’ultimo momento.

«Come ogni anno – commenta Nicoletta Biancardi – tantissime persone si sono ritrovate attorno ai valori della Resistenza, dell’antifascismo e della democrazia in un contesto di festa e di convivialità caratterizzato anche da dibattuti di alto livello. Non possiamo però nascondere la nostra grande preoccupazione e il nostro disappunto per quanto successo in questi giorni proprio in relazione alle pastasciutte organizzate in varie province del Veneto. Intimidazioni, minacce, insulti, hanno creato un clima surreale, figlio di un contesto politico che legittima se non addirittura avvalora le idee di chi non solo rifiuta l’antifascismo ma addirittura attacca chi ne esalta i valori. Alla base di tutto ciò – prosegue Biancardi – c’è una scarsa conoscenza della storia ma anche del concetto di libertà, che durante il Fascismo era stato cancellato e che solo grazie alla Resistenza e alla lotta partigiana ha ritrovato il proprio ruolo dopo 20 anni di dittatura. Fra l’altro la pastasciutta antifascista celebra un preciso evento storico e non nasce, come pensano molti di quelli che minacciano e insultano, per contrastare l’attuale governo».