Flavio Tosi, coordinatore veneto di Forza Italia, è intervenuto sulla Pedemontana e in particolare sul previsto ritocco delle tariffe. L’ex sindaco di Verona ha infatti detto: “La Regione prima genera buchi di bilancio con la Pedemontana per aver firmato un contratto capestro con il consorzio Sis, ora vuole che quel buco lo paghino le nostre imprese aumentando l’Irap. Forza Italia non lo può accettare”. Per inciso, il ritocco all’insù delle aliquote dell’Imposta regionale sulle attività produttive sarà approvato dalla giunta il 13 agosto prossimo.
Tosi ha inoltre aggiunto: “La Pedemontana ha poco traffico e va male per errate politiche tariffarie. E a monte c’è il contratto capestro firmato da Zaia con Sis. Perché un’azienda privata deve accollarsi errori politici altrui?. In questo modo si rischierebbe di mettere in ginocchio interi distretti, penso a quello della pelle e della concia, che attraversa un momento critico perché dipendente dall’automotive tedesco che sappiamo oggi essere fortemente in crisi. Mi chiedo se Zaia conosca le difficoltà di questo distretto”.
La politica regionale non ha gradito le esternazioni dell’ex leghista, espulso dal partito nel 2015. La vicepresidente della Giunta regionale del Veneto, Elisa De Berti, ha replicato seccata.
“Nel rispondere, ancora una volta, alle provocazioni di Flavio Tosi sulla Pedemontana Veneta, voglio ricordare queste parole: ‘L’esito delle analisi e degli approfondimenti svolti nel controllo del 2020 rende alquanto manifesto che il pregresso assetto negoziale, definito con la convenzione del 2009 e l’atto aggiuntivo del 2013, ha generato una situazione di grave stallo nell’esecuzione dei lavori, da imputare principalmente alla difficoltà del concessionario di reperimento dei finanziamenti mediante l’accesso al credito bancario. Inoltre, il medesimo assetto negoziale esponeva la Regione a un potenziale ingente esborso patrimoniale in favore del concessionario, discendente dal meccanismo di riequilibrio economico-finanziario fissato nei patti contrattuali’.
Non sono certo concetti miei – dichiara la De Berti -, sono le parole della Corte dei Conti, riportante nella Relazione Sezione Regionale di Controllo del dicembre 2020. Documento che aggiunge: ‘Con la stipulazione nel 2017 del TAC, la Regione ha rideterminato l’assetto negoziale ricorrendo all’aumento del contributo pubblico, il quale ha consentito di conseguire effetti di rilevanza positiva, consistenti – in primo luogo – nell’accelerazione dei tempi di esecuzione dei lavori, i quali sono progrediti in percentuali significative rispetto all’anteriore situazione di stallo’.
Per essere chiari – aggiunge la vicepresidente -, prima della Giunta Zaia c’era un contratto che impegnava la Regione a una spesa vicina ai 22 miliardi in 39 anni, per la realizzazione, la gestione e la manutenzione dell’infrastruttura. Contratto approvato anche da Tosi, con delibera n° 2533/06. Poi quest’attuale Giunta Regionale, nel 2017, si è seduta ad un tavolo di trattativa e siamo riusciti a far scendere il costo totale della Pedemontana a 12 miliardi. Operazione sulla quale si è espressa favorevolmente proprio la Corte dei Conti, sottolineando la virtuosità del risultato. È chiaro a tutti, tranne evidentemente a Flavio Tosi, che spero non arrivi a mettere in discussione anche quanto dichiarato dalla magistratura contabile, che non si tratta certo di un contratto ‘capestro’, come l’ha definito. Rispetto al precedente ha permesso un risparmio di 9 miliardi di euro, su quasi 22″.
“La Superstrada Pedemontana Veneta è la più grande opera costruita recentemente in Italia con una grande visione, un investimento che sta andando sempre meglio e con i futuri collegamenti sarà sempre più utilizzata dalle aziende, portando sempre maggiore competitività alla regione. L’unico contratto ‘capestro’ di cui parla Flavio Tosi per la Pedemontana, è quello che lui stesso ha approvato da assessore regionale nel 2006, a cui poi la Giunta Zaia ha fortunatamente messo mano, portando ad un risparmio di 9 miliardi di euro”. Sono le parole del presidente della Commissione Bilancio in Consiglio regionale Veneto, Luciano Sandonà.
“Flavio Tosi, che oggi attacca l’Irap, dimentica forse che per tutto il suo mandato da assessore regionale, la Giunta guidata da Forza Italia ha sempre mantenuto l’addizionale Irpef regionale. Con la Giunta Zaia questa tassa non è mai stata reintrodotta: siamo l’unica regione a statuto ordinario a non averla, a portare avanti una scelta che non mette le mani nelle tasche dei cittadini, portando alle ‘persone fisiche’ un risparmio di oltre 17 miliardi di euro in 15 anni. Ricordiamo che in Emilia Romagna, confinante con il Veneto, – evidenzia Sandonà – l’addizionale Irpef regionale pesa nelle tasche dei cittadini 413 milioni all’anno. E se applicata in Veneto, in base alla popolazione, costerebbe ai cittadini oltre 450 milioni. L’Irap in Veneto andrà ad incidere, ma lievissimamente, sulle imprese, mentre è applicata già da anni in altre regioni, tra cui in Emilia Romagna e Toscana in maniera più gravosa, 106 milioni solo per la Toscana nel 2024”.
“Il nostro è un bilancio in equilibrio: il preventivo – spiega Sandonà – è in linea con il consultivo che è stato approvato a pieni voti dalla Corte dei Conti. A differenza di altre regioni, non abbiamo mai avuto bocciature o problemi di sorta nella parifica di bilancio. La lungimiranza di questa amministrazione, tra l’altro, sta anche nell’avere accantonati diversi fondi ‘prudenziali’, come quello, ad esempio, per le Olimpiadi. Fondi che, è bene specificarlo, non sono obbligatori per legge e presto potranno essere ‘liberati’ e resi fruibili per migliorare i servizi ai cittadini”, conclude Sandonà.
Nel clima teso nel centrodestra su questo argomento si inserisce anche il Partito Democratico con la capogruppo in Veneto, Vanessa Camani, che replica alle affermazioni rilasciate dal presidente Luca Zaia in una intervista alla stampa.
“Per anni ha tacciato di disfattismo e di tradimento della causa veneta chiunque avanzasse dubbi o perplessità sulla realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta. E oggi che i nodi vengono al pettine; che l’investimento che avrebbe dovuto coronare i suoi 15 anni al vertice della Regione si rivela essere un macigno di debito sul futuro della Regione e dunque dei cittadini i veneti, Zaia si avventura in una penosissima marcia indietro, parlando di ‘opera ereditata’, di governi che avrebbero remato contro, arrivando perfino a negare che l’annunciato aumento dell’Irap non sia legato al buco di bilancio atteso per la Pedemontana. Così non va. Chiediamo al presidente Zaia un sussulto di dignità: basta bugie; Zaia chieda scusa ai cittadini veneti che ha preso in giro e continua a prendere in giro.
Altro che governi di centrosinistra – argomenta Camani – fin dal 2003 la Pedemontana è inquadrata come strada regionale, non interregionale, non internazionale, da realizzare con partecipazione statale. La Giunta Zaia ha speso 620 milioni di contribuzione statale, in aggiunta ai 300 milioni della Regione Veneto, ed ha goduto per 7 anni, dal 2009 al 2016, dei poteri del Commissario straordinario che non possono essere infiniti, per poi scoprire che l’infrastruttura, così come è stata concepita, è troppo costosa e poco attrattiva per le imprese che avrebbe dovuto servire.
Nel 2017 il presidente Zaia, ribaltando completamente la logica delle opere autostradali, ha posto a carico della Regione, che oggi incassa i pedaggi, l’intero rischio di impresa assicurando al concessionario un introito fisso che allo stato attuale costa 160 milioni alle casse regionali. Di qui la necessità di nuove tasse – precisa Camani – oltre al danno la beffa: nel 2023 la Regione ha accantonato 45 milioni di euro dal momento che il concessionario è deciso a far valere la rivalutazione Istat sulle somme pattuite nell’anno 2020. Di questa disfatta amministrativa c’è un unico responsabile, che fino ad ieri gridava alla vittoria, e oggi cerca di far credere che lui non c’era o, se c’era, dormiva”, conclude Camani.