Venezuela, deputato arrestato dopo intervista con Adnkronos: il sostegno della politica

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(Adnkronos) – Il governo italiano interviene sul caso del deputato di opposizione venezuelano Williams Davila, arrestato poche ore dopo l’intervista rilasciata all’Adnkronos nella quale lo stesso parlamentare si è appellato alla premier Giorgia Meloni per chiedere il sostegno dell’Italia, denunciando la repressione del regime di Nicolas Maduro a seguito delle contestatissime elezioni politiche del 28 luglio. “Il regime lo ha sequestrato illegalmente in piazza attraverso i collettivi. Non abbiamo più notizie circa le sue sorti, siamo in costante contatto con la sua famiglia e con gli amici dell’opposizione venezuelana”, l’allarme lanciato stamane da Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell’Istituto Milton Friedman (di cui Davila è membro) e uno degli ultimi a sentire telefonicamente il politico venezuelano. “In ogni sana democrazia la sovranità popolare e la giustizia sono pilastri imprescindibili e inscindibili per garantire lo Stato di diritto. E in Venezuela sono stati evidentemente disattesi”, il commento all’Adnkronos di Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri ed esponente di Fratelli d’Italia. Secondo Cirielli, l’arresto di Davila “rappresenta la negazione del diritto fondamentale di un popolo a ritrovare la propria libertà dopo 25 anni di oppressione e povertà”.  “Un governo autoritario di sinistra, quello del Venezuela, si conferma oramai una vergognosa dittatura comunista, adottando una strategia di paura e di intimidazione non solo contro i leader dell’opposizione ma anche contro i cittadini che non riconoscono l’esito elettorale”, rimarca il viceministro degli Esteri, ricordando come la Farnesina abbia istituito una task force permanente “per seguire gli sviluppi in Venezuela. Verrà effettuato un monitoraggio continuo, in coordinamento con l’Ambasciata d’Italia a Caracas e con i due consolati di Caracas e Maracaibo, dell’evoluzione della situazione politica nel Paese e delle problematiche relative agli oppositori politici e ai cittadini italiani soggetti a provvedimenti da parte delle autorità locali”. All’impegno del governo si aggiunge quello del Parlamento italiano, come assicurato dal deputato di Fdi Giangiacomo Calovini, capogruppo dei meloniani in Commissione Esteri a Montecitorio. “Da qualche giorno a nome del gruppo che rappresento in Commissione ho depositato una risoluzione sul tema venezuelano, che verrà discussa subito dopo la sosta estiva, e che mi auguro troverà consenso da tutte le forza politiche presenti in Parlamento per condannare le atrocità del regime di Maduro”, afferma il parlamentare di Fdi. Preoccupata per le sorti del dissidente venezuelano anche Naike Gruppioni, deputata di Italia Viva: “Davila è stato prelevato da un gruppo di uomini non identificati. Ora – sostiene Gruppioni – si teme possa essere stato portato in un carcere noto per le torture degli oppositori”.  Nelle stesse ore, ricorda l’esponente di Iv, anche il deputato italo-venezuelano Amerigo De Grazia è diventato irreperibile. Il senatore Pier Ferdinando Casini in un post sui social chiede alle autorità venezuelane “notizie immediate” sulla sorte di De Grazia, “che ha il doppio passaporto venezuelano e italiano e che ebbi modo già di accompagnare in Italia dopo la sua liberazione dall’ambasciata d’Italia a Caracas nel novembre del 2019”. Nell’intervista pubblicata dall’Adnkronos poco prima del suo arresto, Davila ha chiesto alla comunità internazionale di fare pressione “affinché il Cne (il Consiglio nazionale elettorale) mostri i verbali che sostiene di avere”. “La premier Meloni – ha proseguito Davila – sa che la volontà del popolo e la sua sovranità devono essere rispettate, e sono sicuro che sosterrebbe quanto dico. Quello che è successo il 28 luglio è stato un fenomeno elettorale che non si vedeva dal secolo scorso. La gente si è recata ai seggi in massa e ha votato per Edmundo Gonzalez come nuovo presidente del Venezuela”. Davila ha parlato anche della stretta sui social attuata dal regime sudamericano: “Il governo – ha sottolineato Davila – cerca di reprimere i social per evitare che le persone si informino, carichino informazioni o prove dei crimini contro l’umanità, delle violazioni dei diritti costituzionali e altro. WhatsApp è stata l’applicazione che Maduro ha ordinato di cancellare dai telefoni perché da lì, afferma, sarebbero nate presunte cospirazioni”. Nel mirino di Maduro è finito anche il social network X. Nel mezzo delle proteste dopo la sua riconferma al potere, il presidente del Venezuela ha ordinato il blocco per dieci giorni della piattaforma, accusata di “incitare all’odio” e “violare tutte le leggi” del Paese. (di Antonio Atte) —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)