Diritto di riparazione, Il Sole 24 Ore: “Dai cellulari ai frigo l’Europa apre la partita”

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Lo scorso 30 luglio è entrata in vigore la direttiva Ue 2024/1799 che sancisce il diritto alla riparazione dei beni danneggiati o difettosi. La disposizione si pone come obiettivo rendere la riparazione dei prodotti più facile, veloce ed economica.

I fabbricanti saranno obbligati a riparare i prodotti tecnicamente riparabili secondo il diritto dell’Ue anche dopo la scadenza della garanzia legale di due anni, sia in caso di difetto sia in caso di usura. Ciò dovrà avvenire a un prezzo ‘ragionevole’ e secondo tempistiche ‘ragionevoli’. Se il bene per cui si chiede la riparazione è ancora in garanzia legale, ci sarà un’estensione di un anno”. Questo è quanto riporta Il Sole 24 Ore oggi in edicola in un articolo di approfondimento su questa novità che interessa da vicino tutti noi.

Infatti, che si tratti della lavastoviglie che non scarica l’acqua, il frigo con il termostato difettoso, o lo smartphone che non scatta foto buone come promesso per un malfunzionamento della camera, siamo portati a orientare la nostra scelta sul da farsi all’acquisto di un nuovo prodotto. Questo perché spesso – soprattutto dopo che la garanzia è scaduta – la riparazione viene presentata come “difficile e dispendiosa” da chi se ne occupa, perché i pezzi di ricambio hanno un costo elevato o addirittura non sono disponibili.

La direttiva UE sul Diritto alla riparazione invita i produttori a informare i consumatori su quei prodotti che sono obbligati a riparare tramite un modulo che renda trasparenti condizioni e prezzi. Entro il 31 luglio 2027 dovrà essere attivata una piattaforma europea, con canali nazionali, per consentire ai consumatori di trovare riparatori, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di beni difettosi, repair café.

Gli Stati membri – si legge sul quotidiano economico – hanno 24 mesi di tempo per recepire la direttiva. Nell’immediato per i consumatori non ci sono ricadute né diritti azionabili. La speranza dei consumatori però è che i Paesi si dimostrino rapidi e incisivi nel recepimento. I prodotti che rientrano nella direttiva sono soprattutto elettrodomestici, smartphone e tablet, ma la lista si potrà ampliare in futuro”.

In merito, le principali categorie dei consumatori hanno evidenziato alcuni elementi della direttiva che meritano approfondimenti, tra cui i costi che sono definiti semplicemente come “ragionevoli” e che invece dovrebbero essere meglio specificati, al pari delle categorie interessate dal diritto alla riparazione. Inoltre, avrebbero preferito l’obbligo e non la facoltà dei riparatori di fornire gratuitamente il modulo europeo di informazioni sulla riparazione.

Tra gli aspetti positivi della direttiva viene citato l’invito ai Paesi a introdurre incentivi alla riparazione come avviene in Austria, dove il bonus è fino al 50% del costo, e in Francia e, in generale, le opportunità che potrebbero emergere per i piccoli riparatori indipendenti che potrebbero operare al pari di quelli autorizzati se – è stato specificato – al momento del recepimento in ogni singolo Stato sarà risolta l’ambiguità circa l’accesso libero ai pezzi di ricambio.

Il recepimento – conclude Il Sole – sarà innanzitutto nelle mani del Governo. Ma il tema della riparazione sta a cuore anche all’opposizione. «Nella scorsa legislatura avevamo una proposta di legge a prima firma Ilaria Fontana sul diritto alla riparazione; in questa abbiamo provato a portarlo avanti con diversi emendamenti. Ora, con il sostegno della direttiva, aumenteremo il pressing sul governo perché si attivi nel suo recepimento», sottolinea Elena Sironi, senatrice M5s in commissione Ambiente”.

Fonte: Il Sole 24 Ore