Black Myth: Wukong, successo e polemiche per il videogioco del momento

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(Adnkronos) – Il mondo dei videogiochi ha recentemente assistito a un fenomeno straordinario: Black Myth: Wukong ha infranto ogni record di giocatori su Steam, superando colossi come Counter-Strike e Palworld e vendendo oltre 10 milioni di copie su tutte le piattaforme. In pochi giorni, è diventato uno dei titoli più discussi dell'estate, ma per ragioni controverse che trascendono la sua bellezza e il suo gameplay. Black Myth: Wukong è una rivisitazione del classico romanzo cinese "Viaggio in Occidente", narrato attraverso una combinazione spettacolare di filmati e gameplay.  Il giocatore assume il controllo del "Prescelto", incaricato di trovare le reliquie che risveglieranno il Re Scimmia dal suo sonno secolare. Il gameplay presenta elementi soulslike, con checkpoint, respawn dei nemici e un sistema di combattimento basato su combo di attacchi leggeri e pesanti, schivate e magie. Nonostante qualche incertezza tecnica gli ambienti di gioco sono meravigliosi e invitano il giocatore a fermarsi e ammirare il panorama. Purtroppo, dopo l'entusiasmante inizio, il gioco fatica a mantenere lo stesso livello di intensità, principalmente a causa di un combattimento che, pur non essendo frustrante come in altri soulslike, risulta a tratti ripetitivo. La narrazione e il bestiario ricco di descrizioni fiabesche compensano in parte questa mancanza, offrendo un'immersione affascinante nel mondo mitologico cinese. Purtroppo, il lancio di Black Myth: Wukong è stato accompagnato da una serie di controversie. Nel 2020, il gioco si è presentato al pubblico occidentale per la prima volta, ma nel novembre dello scorso anno è stata pubblicata un'inchiesta su Game Science, lo studio cinese dietro Wukong, mettendo in luce commenti sessisti fatti dagli sviluppatori sui social media cinesi. Alle domande su questi commenti, Game Science ha risposto con un "no comment". Inoltre, poco prima del lancio, sono emersi screenshot di un documento di Game Science che descriveva agli influencer di che cosa avessero il permesso di parlare nei contenuti sponsorizzati. Tra gli argomenti proibiti figuravano il Covid-19, la politica, l'industria dei videogiochi cinese, la "propaganda femminista" e "altri contenuti che istigano discorsi negativi". Questa mossa insolita ha trasformato Wukong in un caso emblematico, alimentando dibattiti accesi all'interno della comunità dei videogiocatori. Una piccola ma rumorosa frangia di giocatori ha applaudito il rifiuto di Game Science di affrontare i commenti sessisti dei suoi dipendenti, vedendo nel successo del gioco una rivincita contro quella che chiamano l'industria dei videogiochi "woke" e i suoi sforzi per includere le opinioni delle minoranze. Questa fazione ha preso di mira i recensori che non hanno elogiato entusiasticamente il gioco o che hanno menzionato la storia degli sviluppatori. Alcuni recensori hanno persino visto i loro nomi rimossi dagli articoli per la loro sicurezza, e il giornalista di IGN che ha scritto la prima inchiesta su Game Science è stato bersaglio di molestie e false citazioni. —tecnologiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)