(Adnkronos) – “In questo momento, l’Italia deve puntare molto sull’obiettivo della graduale riduzione del debito pubblico. A mio parere, il governo”, nella prossima manovra, “dovrebbe essere molto cauto per cercare di fare un programma pluriennale di riduzione del debito. Anche perché siamo di fronte alla possibilità che possano esserci spese impreviste e la spesa sociale va mantenuta. Quindi penso che sia importante che il governo rassicuri gli investitori che il bilancio è sotto controllo e che siamo sul sentiero di riduzione del debito”. Così, con Adnkronos/Labitalia, l’economista Pietro Reichlin, ordinario di Economia e Finanza all’università Luiss di Roma, conversando sui contenuti della prossima Manovra economica del governo. Secondo Reichlin “non è il caso di fare promesse che poi non potranno essere mantenute. Io non vedo margine per grandi riforme del sistema fiscale. Anche perché quando si fa una riforma del sistema fiscale bisogna che sia una cosa che deve essere sostenibile dal punto di vista del bilancio pubblico e non devono essere mai misure temporanee perché servono soltanto a disorientare gli investitori”. E per l’economista i dati diffusi oggi dall’Istat sull’occupazione “sono molto positivi, perché se c’è una cosa di cui veramente come Paese abbiamo bisogno è la crescita dell’occupazione, perché siamo fanalino di coda rispetto agli altri Paesi europei. E poi la crescita dell’occupazione ha vantaggi enormi, sia dal punto di vista delle entrate fiscali, sia dal punto di vista del sistema pensionistico, della tenuta dello stesso. E quindi questi sono dati importanti”, ribadisce. “Evidentemente -prosegue Reichlin- anche certe riforme del mercato del lavoro, che sono state fatte negli anni passati, hanno funzionato, quindi direi che dovremmo cercare di proseguire su una strada molto di decentramento della contrattazione, per cercare di aumentare l’occupazione anche nelle aree dove cresce meno, come il Mezzogiorno”,spiega. Reichlin sottolinea che “c’è un aumento, soprattutto nel settore degli autonomi, però anche il lavoro dipendente sta crescendo e sono soprattutto lavori stabili”. “Quindi direi che, insomma, non è che siamo il Paese di Bengodi, ma da questo punto di vista mi sembra che sono notizie positive”, sottolinea. Per quanto riguarda gli ultimi dati sulla produzione industriale per Reichlin “c’è una difficoltà, che, a mio parere, è dovuta, da una parte, a un problema strutturale, con il sistema industriale storicamente un po’ in declino e, dall’altra, alla congiuntura globale. Ci sono i rischi geopolitici ma c’è anche una guerra commerciale in atto, quindi è chiaro che il settore industriale è più esposto all’estero. E poi pensiamo anche al fatto che l’Italia, dal punto di vista del settore industriale, è anche molto legata alle catene del valore e all’integrazione con la Germania, perché siamo fornitori di beni intermedi. E la Germania in questo momento ha delle grandi difficoltà”, conclude. —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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