Intesa Sanpaolo e debiti Veneto Banca e BPVi , Calvetti: per giudice di Treviso Massimo De Luca “sussiste legittimazione passiva”

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Banche venete: Intesa Sanpaolo chiamata a
Intesa Sanpaolo chiamata a "rispondere" dei debiti di BPVi e Veneto Banca?

Lo scorso 27 gennaio, il dott. Massimo De Luca, giudice del Tribunale di Treviso, ha pronunciato un’interessante sentenza con cui ha sancito che Intesa Sanpaolo risponde (più esattamente il magistrato “dichiara la sussistenza della legittimazione passiva di Intesa San Paolo“) per i debiti delle due banche popolari venete, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

In particolare un risparmiatore, correntista della banca montebellunese, aveva chiamato in giudizio quest’ultima chiedendo di essere rimborsato delle commissioni e degli interessi addebitatigli illegittimamente e, dopo il fallimento dell’istituto, aveva proseguito la causa nei confronti del colosso torinese.

Come si ricorderà, infatti, il 24 giugno 2017, d’improvviso, il governo Gentiloni partoriva un mostro, il decreto legge n. 99/2017, con cui sottoponeva a liquidazione coatta amministrativa i due istituti veneti e trasferiva le due “good bank”, ovverossia la parte sana delle due imprese, a Intesa Sanpaolo, dietro il pagamento complessivo di un euro.

Inoltre il Governo disponeva altresì che a Intesa Sanpaolo venissero trasferiti circa 5 miliardi di euro e che l’Istituto beneficiasse di una garanzia statale miliardaria. oltre a provvidenze per il collocamento anticipato in pensione di 4.000 dipendenti in esubero (alla fine ne hanno usufruito solo mille delle due venete e ben 3.000 della banca “acquirente”).

In poche parole Intesa Sanpaolo è riuscita ad acquisire gratuitamente la parte sana di BPVi e Veneto Banca con la sicurezza di poterne ricavare solo profitti e con l’esclusione di qualsiasi possibile perdita.

Il Tribunale di Treviso ha ritenuto, in questo quadro complessivo, che tale operazione implichi necessariamente che la banca torinese debba poter rispondere dei debiti connessi ai rapporti ceduti, poiché, se così non fosse, il trasferimento di miliardi di euro e le garanzie statali ricevute si risolverebbero in una vera e propria regalia.

Eppure, Intesa Sanpaolo ha provato in tutti i modi a sostenere la sua estraneità rispetto ai debiti delle due popolari venete, facendo leva soprattutto sull’atto ricognitivo concluso con le due procedure di liquidazione coatta amministrativa” ci dice l’avv. Sergio Calvetti di Treviso a cui abbiamo girato il dispositivo della sentenza per un suo commento.

Il legale segue, come ben noto, circa 8.000 risparmiatori azzerati dalle due ex popolari venete che, al momento, non sono, però, coinvolti in questo provvedimento ma che da questo indirizzo giurisprudenziale, presente anche in altri pronunciamenti, ancorché non definitivi, potrebbero trarre il convincimento di poter obiettare nelle sedi opportune l’incostituzionalità del decreto legge 99.

Il dott. Massimo De Luca – aggiunge, infatti, Calvetti – ha evidenziato come tale atto ricognitivo, oltre a non essere opponibile agli ex clienti delle popolari, risulti un tentativo maldestro – e probabilmente nullo – di modificare in seconda battuta il contenuto degli accordi siglati il 24 giugno 2017, limitando, se non escludendo integralmente, la responsabilità dell’istituto torinese”.

Il comportamento processuale tenuto da Intesa Sanpaolo – prosegue Calvetti – manifesta l’evidente volontà di ‘spremere’ al massimo l’affare rappresentato dall’acquisizione delle due popolari venete, nonostante l’utile del 2018, pari a 4,015 miliardi di euro, sia stato il migliore degli ultimi dieci anni proprio grazie a tale operazione“.

Una condotta che stride, tra l’altro, con le dichiarazioni rilasciate da Carlo Messina nei giorni immediatamente successivi all’acquisizione, con cui aveva promesso di supportare il tessuto sociale e imprenditoriale veneto, gravemente colpito dall’enorme perdita di capitale subita.

Purtroppo – precisa l’avvocato trevigiano – il Tribunale di Treviso ha anche chiarito che, proprio a causa del decreto-legge n. 99/2017, gli azionisti e obbligazionisti delle due banche popolari non potranno chiedere il risarcimento dei danni subiti all’istituto di piazza San Carlo, bensì dovranno reclamare giustizia nell’ambito dei procedimenti penali pendenti a Vicenza e Treviso nei confronti dei vertici dei due istituti, oppure volgere lo sguardo alle società di revisione – PwC e KPMG – che, nell’ultimo decennio, hanno certificato i bilanci delle due banche”.

Intesa Sanpaolo tiene molto a che tale caposaldo non venga messo in discussione, tanto da aver incaricato di occuparsi della vicenda -lo ricordiamo -l’avv. prof. Paola Severino, ex Ministro della Giustizia, la quale ha difeso strenuamente la legittimità del provvedimento del governo Gentiloni nell’ambito del procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Roma, poi trasferito a Treviso.

Eppure, i più autorevoli esperti di diritto costituzionale a livello nazionale – tra i quali l’avv. prof. Giandomenico Falcon, coinvolto nella vicenda proprio dallo studio dell’avv. Sergio Calvetti, e il prof. Aldo Angelo Dolmetta, Giudice della Corte di Cassazione – “hanno in più occasioni evidenziato come il d.l. 99/2017 presenti gravi profili di incostituzionalità, essendo prospettabile una violazione degli artt. 3 (principio di uguaglianza), 24 (diritto alla tutela giurisdizionale) e  47 (tutela del risparmio) della Carta fondamentale nonché dell’art. 1 del Primo protocollo addizionale della Carta Europea dei Diritti dell’Uomo”.