Ci siamo fatti accompagnare dalla competenza e dal garbo di Agata Keran, curatrice del Museo d’Arte Sacra di Monte Berico, (qui suoi articoli per noi, qui nostre notizie che la riguardano, ndr)alla scoperta di una mostra-cameo dedicata alla figura artistica, talentuosa e generosa, di Alda Bertoncello, allestita fino al 13 ottobre nelle sale espositive del Santuario. Un invito, davvero irresistibile, ai vicentini, che in fatto di interesse al patrimonio della Basilica sembrerebbero non eccellere rispetto ai visitatori dal resto d’Italia e dal mondo…
Per regalarsi una visita alla mostra non occorrono né molto tempo, né soldi (l’ingresso è gratuito, la prenotazione consigliata), ma solo una certa sensibilità verso l’arte in genere e verso chi l’ha amata, praticata, scovata e recuperata per un’intera vita. E, per dirla tutta, non occorre nemmeno essere religiosi, perché arte e passione non hanno fede o colore politico, soprattutto in questo caso, dove soggetti sacri convivono accanto a ritratti, paesaggi, nature morte (che tutto sono, tranne che morte, tra l’altro). Di certo, da questa mostra si usce arricchiti, comunque si voglia chiamare o interpretare “quella cosa lì” che ci batte dentro.
“Alda Bertoncello è stata una grandissima figura di riferimento –spiega Keran– per l’intero territorio veneto”. Nata a Bassano del Grappa il 9 maggio 1938 e diplomatasi all’Istituto d’Arte di Nove, non è ancora maggiorenne quando, nel 1955, entra in contatto con l’illustre restauratore Giovanni Giuseppe Pedrocco, che affianca prima come apprendista e poi come valido braccio operativo della bottega.
Per un quarto di secolo assiste il maestro nei suoi grandi restauri, in alcune ville venete (tra cui la “coinquilina” di Monte Berico, Villa Valmarana ai Nani) e in diversi prestigiosi musei veneti (tra cui i Civici di Vicenza). Inizia poi il suo percorso professionale (ma come si fa a parlare di mera professione?) in autonomia, che la porta ad accettare numerose commissioni in Italia, in Europa e nel mondo e a specializzarsi nell’ambito pittorico.
Pittura che non si limita a restaurare, a scovare nei mercatini, a promuovere sostenendo giovani artisti, ma che pratica con talento e sensibilità. Tra le sue opere, un ciclo di tre dipinti di soggetto religioso: Annunciazione, Sacra Famiglia e Apparizione della Beata Vergine, realizzati per chiesa di Santa Maria di Socavón, in Bolivia.
Quando, nel 2013, muore prematuramente, Alda è un’icona della sua epoca: cresciuta in un’epoca-ponte per il restauro -che si trova a coniugare la pratica artigianale del Novecento, l’arte di bottega insomma, con i nuovi orizzonti, disegnati anche dall’apporto delle nozioni scientifiche e delle nuove tecnologie- si è proposta come un nuovo modello di donna, indipendente e intraprendente, curiosa e competente, restauratrice, artista, conservatrice e generosa benefattrice.
Tornando alla mostra, i 39 dipinti proposti appartengono al vasto e variegato lascito (un centinaio di opere, di cui una ventina esposte in permanente al Museo d’Arte Sacra) della Bertoncello alla comunità dei Servi di Maria -cui si era avvicinata negli Anni ’80 e per la cui rete di conventi nella Provincia veneta (intesa come Triveneto e Lombardia) aveva lavorato a lungo e con passione- e nello specifico al Santuario di Monte Berico.
Fulcro dell’esposizione è la Sala dei Sette Santi Fondatori, perfetta con le sue finestre panoramiche che regalano compenetrazione tra l’arte di Madre Natura e quella dell’uomo. Qui sono state accostate arte antica e contemporanea (in particolare quella del serbo Zoran Tairovič, oggi affermato artista cresciuto però sotto le ali protettive di Alda, che lo scopre agli esordi e ne promuove il talento), soggetti sacri e laici, opere anonime e firme note (come quella dello stesso mentore di Alda, Pedrocco).
Opere dai più svariati ambiti: italiano, e veneto in particolare, ma anche europeo e fiammingo. Ex voto, Madonne, scene sacre come Assunzione di Maria, Battesimo di Gesù, Adorazione dei Re Magi ecc., persino una manifattura tessile cinese e ancora ritratti di dame, fanciulle, signore e popolane ma anche quello, delizioso, di un Uomo con pipa, e poi paesaggi e borghi di campagna, citazioni del mare e del folklore siciliano, variopinti vasi di fiori e una ruspante, vivace scenetta familiare con gallo, gallina e pulcini…
Il pezzo forte della mostra, però, è sicuramente La tavola “bruciata”, quattrocentesco dipinto su legno: Alda Bertoncello lo ha studiato per anni, facendone quasi la sua magnifica ossessione. Davanti a questo “grande ferito” Alda si interroga, proprio come tanti altri esperti di restauro, sulla giusta cura: cancellare le cicatrici o conservarle a eterna memoria di quello che è stato, inteso non tanto come l’incidente, quanto come il passato che tramite la ferita riemerge. Oggi le indagini possono contare su mezzi moderni e precisi (come le foto a infrarossi, per esempio) ed ecco quindi che la Bertoncello trova conferma, sotto quella quattrocentesca Madonna con Bambino fortemente danneggiata da un incendio, della presenza di un dipinto precedente, di chiara scuola belliniana.
La mostra dedicata ad Alda Bertoncello è aperta fino al 13 ottobre, il sabato e la domenica con orario 9-12 e 15-18. Info e prenotazioni: museomonteberico@gmail.com