Mark Rutte nuovo segretario generale della NATO: eredità e sfide dopo Stoltenberg

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Mark Rutte, nuovo segretario generale della Nato, nella cerimonia del martelletto col predecessore Jens Stoltemberg
Mark Rutte, nuovo segretario generale della Nato, nella cerimonia del martelletto col predecessore Jens Stoltemberg

Mark Rutte è il nuovo segretario generale della Nato (Nord Atlantic Treaty Organization). Il cambio di leadership è avvenuto il 1° ottobre, in una cerimonia presso il quartier generale della Nato a Bruxelles, dove il predecessore Jens Stoltenberg, ha consegnato a Rutte l’iconico martelletto, un simbolico pezzo da collezione donato dall’Islanda nel 1962. Durante il suo discorso di addio, l’ormai ex segretario generale norvegese ha elogiato il suo successore olandese, sottolineando la profonda esperienza di Rutte all’interno dell’alleanza: “Con lui la Nato è in buone mani”, ha affermato.

E in effetti, Rutte eredita un’alleanza rafforzata, ma anche gravata da sfide enormi, molte delle quali sono emerse o si sono intensificate proprio durante il mandato di Stoltenberg. Sotto la guida di Stoltenberg, dal 2014 al 2024, la NATO ha affrontato trasformazioni significative. La crisi ucraina del 2014 e l’annessione della Crimea da parte della Russia hanno riportato l’alleanza alle sue origini di difesa collettiva, con un ritorno all’attenzione verso la deterrenza militare, in particolare nei confronti di Mosca.

Stoltenberg ha promosso il rafforzamento della presenza della Nato in Europa orientale e ha insistito sull’aumento degli investimenti nella difesa, spingendo i paesi membri a rispettare l’impegno di destinare almeno il 2% del PIL alle spese militari. Durante il suo mandato, ha anche dovuto gestire le critiche degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump, che accusava gli alleati europei di non fare abbastanza.

Nonostante le tensioni, Stoltenberg è riuscito a mantenere l’unità dell’Alleanza, navigando attraverso anni di profonde divisioni politiche sia interne che internazionali. Inoltre, ha dovuto affrontare nuove minacce, come la guerra cibernetica e le operazioni ibride della Russia, potenziando la capacità della Nato di rispondere non solo militarmente, ma anche in ambito tecnologico e informativo.

Un momento cruciale del suo mandato è stato il controverso ritiro dall’Afghanistan nel 2021, che ha segnato la fine di una missione durata quasi vent’anni. L’improvviso ritorno al potere dei talebani ha sollevato dubbi sulla gestione della missione e sull’efficacia dell’intervento della Nato nel paese, macchiando parzialmente un’eredità altrimenti solida.

Nel suo discorso inaugurale, Mark Rutte ha delineato le sue priorità per il futuro dell’alleanza. “Per mantenere la Nato forte abbiamo bisogno di più forze, più capacità e più investimenti“, ha detto, ponendo l’accento sulla necessità di continuare il lavoro di Stoltenberg per rafforzare le capacità difensive dell’alleanza.

La seconda priorità del nuovo segretario sarà l’Ucraina: “Non ci può essere sicurezza in Europa senza un’Ucraina forte e indipendente”. Infine, ha sottolineato l’importanza di consolidare i legami con l’Unione Europea e con le nazioni che condividono i valori democratici e di sicurezza della Nato.

Rutte eredita un’alleanza più forte, ma il suo compito sarà quello di mantenere l’unità in un contesto globale sempre più polarizzato e di preparare la Nato alle nuove sfide geopolitiche e tecnologiche del XXI secolo.