Poste Italiane, la sorpresa: OPV rinviata, cosa ci aspetta? Tra politica e mercati occhi puntati su novembre

Parallelamente, anche la cessione di una quota di Mps è ancora in ballo, con il governo che continua a tastare il terreno

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Poste italiane

L’aspettativa dell’Offerta Pubblica di Vendita (OPV) di Poste Italiane è stata spazzata via, almeno per il momento. Si parlava del 21 ottobre come possibile data d’inizio, ma è già chiaro che non se ne farà nulla. E pensare che tutto sembrava andare a gonfie vele: l’approvazione del Dpcm per la privatizzazione, la riduzione della quota da vendere dal 29% al 14%, con il restante 35% ancora in nmano al Mef, la selezione dei consulenti ministeriali e delle banche per il collocamento. Insomma, la macchina era partita, e pure in quarta.

Nel frattempo, Poste Italiane aveva già cominciato a inondare giornali, tv e altri media con la sua campagna informativa per preparare il terreno tra i piccoli risparmiatori. Ma, improvvisamente, il motore si è inceppato, e non certo per motivi di mercato. Anzi, le azioni di Poste hanno raggiunto livelli record in Borsa, toccando i 13 euro per azione e portando la capitalizzazione a ben 17 miliardi di euro, nonostante l’aspettativa di nuovi titoli in arrivo, che di solito fa calare il valore.

E allora, perché questo dietrofront? Qui le cose diventano intriganti. Un indizio ci arriva direttamente dalla premier Giorgia Meloni, che ha colto l’occasione in Parlamento per ribattere alle critiche dell’opposizione, in particolare a quelle dei 5 Stelle. Con un tono decisamente difensivo, ha precisato che “Blackrock non c’entra niente”. Per chi non lo sapesse, Blackrock è già azionista di Poste e potrebbe benissimo approfittare di un’OPV per rafforzare la propria presenza. Tuttavia, la Meloni ha messo le mani avanti, spiegando che l’operazione sarebbe rivolta principalmente ai piccoli risparmiatori italiani e ai dipendenti di Poste. Sottolineando con fervore che il governo non ha alcuna intenzione di “svendere i gioielli di famiglia”.

Parole forti, senza dubbio. Ma c’è di più: l’offerta non riguarda solo i piccoli risparmiatori. È qui che la faccenda si complica. Come anticipato nel nostro articolo del 15 ottobre 2024 (leggi “Poste in vendita: tutto sulla OPV. Vantaggi per gli investitori e grandi incassi… per lo Stato: 2.3 miliardi per un altro pezzetto che va al mercato“), in ogni grande operazione finanziaria, anche gli investitori istituzionali devono avere la loro parte per garantire liquidità al titolo. E non dimentichiamoci che il Ministero dell’Economia ha appena scelto le banche che dovranno raccogliere ordini da ogni parte del mondo.

Alla fine, la prudenza ha probabilmente avuto la meglio. Posticipare l’OPV potrebbe essere una mossa astuta. Si apre così una nuova finestra temporale, dopo la pubblicazione dei conti trimestrali di Poste e le elezioni americane di novembre. Si parla di far slittare tutto a novembre, giusto in tempo per il Giorno del Ringraziamento. Perfetto, no? Tanto siamo abituati ai rinvii, in Italia. Chiedetelo a chi aspetta da decenni la promessa riduzione delle accise sui carburanti

Parallelamente, anche la cessione di una quota di Mps è ancora in ballo, con il governo che continua a tastare il terreno per vedere se qualche investitore industriale abbia interesse a entrare nel capitale della banca. Ma si sa, anche qui, meglio aspettare novembre per tirare le somme, un periodo già di per sé denso di eventi finanziari e politici.

Ci troviamo di fronte a un rinvio che, pur non essendo del tutto sorprendente, lascia l’amaro in bocca. La solita prudenza all’italiana o una strategia più sottile? Al momento difficile dirlo. Resta il fatto che l’attesa continua, e non resta che vedere se a novembre si aprirà davvero una nuova pagina per Poste Italiane, o se dovremo ancora una volta accontentarci di un altro rinvio. Come direbbero i nostri avi, “Roma non fu costruita in un giorno”, ma speriamo di non dover attendere altre ere geologiche per vedere questa privatizzazione decollare.