(Adnkronos) – “Chiedo per il ministro Salvini l’assoluzione perché il fatto non sussiste”. Mancano pochi minuti alle 14, quando l’avvocata Giulia Bongiorno, conclude la sua arringa difensiva al processo Open Arms. Seduto accanto alla legale, che è anche Presidente della Commissione Giustizia, c’è il vicepremier Matteo Salvini. L’accusa per il ministro è grave: sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per avere impedito nell’agosto del 2019 lo sbarco di 147 migranti a bordo della ong spagnola Open Arms. Giulia Bongiorno parla per oltre 4 ore. Proprio nelle stesse ore a pochi km di distanza, nella centralissima piazza Politeama, ministri, parlamentari e simpatizzanti leghisti, fanno un sit in di solidarietà per Salvini. Si riconoscono l’ex azzurra Laura Ravetto, l’ex magistrato Simonetta Matone in abito verde, il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo (“se dovesse passare il principio che chi ferma i clandestini rischia quasi 6 anni di carcere, vorrebbe dire davvero aprire le porte a un’immigrazione incontrollata”), i ministri Roberto Calderoli (“evento riuscito, mi pare. No?”) e Giuseppe Valditara, che rivendica il diritto di andare dove gli pare, anzi: “Credo sia un atto doveroso per chi crede nella sua politica”, ribadisce il titolare all’Istruzione. Presente anche Giancarlo Giorgetti. Intanto Giulia Bongiorno prosegue l’arringa: “L’Italia si mise in ginocchio”, arriva a dire più volte. “Gli atti di questo processo documentano che i migranti sono stati aiutati, assistiti, tutelati. L’Italia si mise in ginocchio. Ma Open Arms è stata irremovibile, irremovibile, irremovibile”, lo ripete per tre volte, alzando anche il tono della voce, “e non ha voluto fare sbarcare i migranti”. Poi aggiunge: “Nell’agosto del 2019 il ministro Matteo Salvini sì stava combattendo una battaglia, ma certamente non contro i migranti. Salvini stava combattendo una battaglia contro chi confonde le pretese e i diritti. Ma usare a sproposito il termine diritto è molto pericoloso, innanzitutto per i diritti”. E aggiunge: “Non esiste il diritto di bighellonare (termine usato da Malta in quei giorni ndr) per due settimane con i migranti a bordo, pur di non ottemperare un divieto. Non esiste il diritto di rifiutare le indicazioni degli Stati delle zone di ricerche e soccorso. Non esiste il diritto di scegliere dove, quando e come fare sbarcare i migranti e quanti migranti. Non esiste il diritto di ignorare le offerte di aiuto, né quello di di rifiutare ogni soluzione”. “Salvini è accusato di avere tenuto migranti a bordo, dal 14 al 19 agosto 2019, al contempo si considera legittimo che Open Arms abbia tenuto a bordo gli stessi migranti dal primo al 14 agosto. Quando era evidente a tutti, persino a Malta, che Open Arms aveva il dovere di andare in Spagna”. Una discussione appassionata, ma soprattutto documentata, come dice la stessa difesa. Lo scorso 14 settembre l’accusa aveva chiesto la condanna a 6 anni di carcere per Salvini. la sentenza è attesa per il 20 dicembre, dopo le eventuali repliche. Secco il ministro Salvini, che in un video girato al mare a Palermo dice: “Il 20 dicembre, il venerdì prima di Natale, scoprirò se per i giudici sono colpevole di sequestro di persona, o se sono una persona che ha fatto il suo lavoro e ha difeso il suo paese”. “Conto che venga presa in considerazione la realtà e non la fantasia, ma certo se devo giudicare dalla cronaca di questa ora siamo in mano a giudici che fanno politica di sinistra, pro-migranti, pro-Ong che vogliono smontare le leggi dello Stato…”, dice con riferimento allo stop per i migranti in Albania. “Candidatevi alle elezioni se non va bene nulla di quello che fa il governo e se pensate che i confini dello Stato siano una cosa superata e superabile, ma non mi fate paura, da nessun punto di vista”, aggiunge. “Per quel che mi riguarda -conclude- difendere i confini non è mai reato”. Bongiorno spiega durante l’arringa: “Dobbiamo uscire dalla logica che è tutto un diritto. Una cosa è un diritto, un’altra è la pretesa. Esiste un diritto allo sbarco, non esiste il diritto di scegliere dove e come farli sbarcare e chi fare sbarcare. Mi sono chiesta perché se c’erano tutte queste opzioni hanno scelto di non andare in Spagna”. Poi sottolinea: “Ho ricordato in questo processo delle pagine nere. Soprattutto quella in cui l’Italia in ginocchio chiede alla Spagna come può offrire aiuto e la Spagna risponde ‘Buona notte’, una buona notte sarcastica. Infine una terza pagina che reputo nera è il video in cui Oscar Camps dice: ‘Sono felice non perché sbarcano i migranti, ma perché è caduto il ministro Salvini. Salvini è caduto”. Poi aggiunge: “”Ma che sequestro di persona è se uno può sbarcare facendo semplicemente presente che non si adatta alla vita della nave? O se dichiarando di avere problemi di insonnia e stress esce senza alcun controllo”. “Cioè se Open nota che basta fare queste dichiarazioni per far scendere 9 persone in due ore, perché non sbarca tutti? – si chiede – Perché non vivevano condizioni di disagio? E allora o stavano bene o Open poteva tranquillamente farli scendere il 16 agosto”. “A un certo punto – conclude – sarebbe bastato solo mandare una email coi moduli già compilati sulle condizioni a bordo per farli scendere. L’Italia si è messa in ginocchio. E tu sequestrato davanti al carceriere che ti chiede un’email che fai? Volti le spalle…”. “C’era un porto sicuro in due ore, invece la nave stava bighellonando – dice la senatrice leghista – si pensava che stesse imbarcando acqua ma in realtà anche il consulente dell’accusa è venuto in questo processo per dire che non c’era nessun buco nel barcone, nessuna fessura, nessuna avaria. A bordo erano dotati di un telefono satellitare. La verità, alla luce di questa informazione, è che questo barcone doveva andare lì, in quel punto. La nave non si è imbattuta casualmente nel barcone coi migranti né a indicare alla Ong la barca coi profughi fu Alarm Phone. La verità è che ci fu una consegna concordata, non c’è un distress, non è stato un incontro casuale ma c’era un vero e proprio appuntamento tra gli scafisti e la Open Arms”, insiste la Buongiorno, tanto nella notte tra il 9 e il 10 agosto 2019, “quando Open Arms ha soccorso un’altra imbarcazione con 39 migranti a bordo Malta non venne avvisata. Viene concluso il salvataggio e la motovedetta maltese si dirige verso Open Arms perché c’era l’accordo, e invece…”. La parola passerà adesso ai giudici, guidati da Roberto Murgia. La prossima udienza sarà il 20 dicembre per le eventuali repliche di accusa e difesa. E subito dopo sarà emessa la sentenza. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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