A pochi giorni dalle elezioni presidenziali statunitensi del 2024 (qui tutte le nostre informazion e analisii, ndr), si è tenuto a Vicenza un evento ad inviti sulle elezioni Usa 2024 “Trump vs Harris, tutto quello che c’è da sapere”. In una sala attenta presso Tela Bianca in Corso Fogazzaro, 87, sono intervenuti Giovanni Diamanti, co-fondatore di Beyond e presidente di Youtrend, e Marilisa Palumbo, caporedattrice esteri del Corriere della Sera, che con la guida di Martina Carone, direttrice dell’agenzia Beyond, hanno proposto ai partecipanti un’analisi approfondita dei principali temi della campagna elettorale americana (leggi al riguardo il n. 11 di VicenzaPiù Viva in edicola e online per gli abbonati, ndr).
Organizzato da Beyond Media e Youtrend in collaborazione con OFF Marketing, che hanno appena costituito proprio l’agenzia di comunicazione Beyond, l’evento aveva l’obiettivo di analizzare le strategie e le dinamiche che caratterizzano una delle competizioni elettorali più controverse e incerte degli ultimi anni.
Erano presenti tra gli altri oltre a chi vi scrive, direttore delle testate ViPiu.it e VicenzaPiù Viva, il direttore del Giornale di Vicenza, Marino Smiderle, con la sua collaboratrice Roberta Labruna, il noto giornalista Antonio di Lorenzo (labasilicavicenza.it), Jacopo Bulgarini D’Elci, Marco Ghiotto e l’ex parlamentare e ora consigliere comunale Giorgio Conte.
Un’analisi tra esperti, lontano dai riflettori
Nella cornice del locale vicentino, Giovanni Diamanti ha presentato l’incontro come uno dei primi appuntamenti di una serie pensata per raccogliere periodicamente esperti e analisti intorno ai temi politici di maggiore attualità.
L’intento, ha dichiarato, è di mantenere uno sguardo critico e orientato a comprendere gli scenari internazionali più complessi, come quello statunitense, da cui spesso si possono trarre spunti utili anche per la politica europea.
Martina Carone ha introdotto e condotto l’argomento chiave della serata: la competizione tra Kamala Harris e Donald Trump, un duello politico che riflette una profonda spaccatura ideologica all’interno della società americana. “Tutti vorremmo sapere chi vincerà,” ha scherzato Carone, “ma la domanda che ci interessa davvero è come siamo arrivati a questo punto e cosa ci dice tutto questo sul futuro dell’America.”
La campagna elettorale USA: temi caldi e colpi di scena
L’analisi si è concentrata sui momenti di svolta della campagna elettorale. Palumbo ha sottolineato il ruolo chiave della convention democratica a Chicago, a cui era presente, descrivendola come un vero e proprio “capolavoro di comunicazione politica”, che ha visto il partito impegnarsi in una gestione impeccabile di discorsi e apparizioni, partendo da un appassionato saluto a Joe Biden, ritiratosi in favore di Kamala Harris: “È stato un momento toccante,” ha spiegato Marilisa Palumbo, “in cui il partito ha dimostrato di saper costruire entusiasmo nonostante l’incertezza e di essere pronto a voltare pagina.”
Dall’altra parte, la convention repubblicana ha rivelato la trasformazione del partito in un movimento centrato su Donald Trump e sul “marchio” MAGA (Make America Great Again). Palumbo ha ricordato come Trump, inizialmente dato per perdente addirittura nella corsa delle primarie repubblicane a causa anche dei suoi atteggiamenti poco istituzionali dopo il voto del 2020, abbia saputo ribaltare la situazione, superando (“asfaltando”) sfidanti sia vicini al movimento trumpiano sia conservatori più moderati come Nikki Haley.
L’ex presidente ha continuato a catalizzare un consenso che affonda le radici non solo in promesse economiche e fiscali, ma anche in una retorica conservatrice sui temi culturali e sull’immigrazione, messaggi che hanno trovato un’ampia risonanza nel Midwest e tra gli elettori più anziani e tradizionalisti.
Kamala Harris e Donald Trump: due visioni d’America
L’incontro è proseguito analizzando i profili dei candidati e le loro campagne. Harris, una scelta di grande rilevanza simbolica per i democratici, sta concentrando le sue energie per mobilitare l’elettorato femminile e giovanile, un target che si è dimostrato sempre più democratico negli ultimi anni. I temi della campagna di Harris si concentrano, infatti, su questioni cruciali come l’aborto, reso ancora più urgente dalle recenti sentenze della Corte Suprema, e la difesa dei diritti civili.
Tuttavia, l’eredità negativa nella percezione pubblica dell’amministrazione Biden, in particolare sulle politiche economiche, rappresenta un ostacolo che Harris cerca di bilanciare puntando su una narrazione ottimistica e proiettata verso il futuro lasciando al candidato alla vice presidenza Tim Walz il compito di attaccare Trump e Vance sul loro terreno più abituale, la polemica verbale, anche se la Harris sta alla fine rispondendo ai fendenti, spesso fuori dalle righe, della coppia MAGA-repubblicana.
Per quanto riguarda Trump, è, infatti, emersa una strategia sempre più aggressiva, radicata nella sua capacità di toccare nervi scoperti come l’immigrazione e il “valore dell’America tradizionale”. Trump ha trovato un sostenitore di peso in Elon Musk, che, con i suoi interventi sui social media e l’elargizione di incentivi economici per gli elettori, sta rafforzando l’attrattività di Trump in stati chiave come la Pennsylvania.
Il potere mediatico di Musk e la sua influenza su Twitter (ora X), combinati a una forte impronta populista, hanno permesso all’ex presidente di estendere la sua base elettorale, spingendo la narrativa dell’immigrazione e della difesa del confine come temi centrali della sua campagna.
Gli stati in bilico: un’elezione decisa da pochi voti
La notte del voto, secondo gli esperti relatori, sarà decisa dai cosiddetti swing states, in cui pochi voti possono fare la differenza: in particolare la Pennsylvania, il Michigan e il Wisconsin, stati industriali, simili fra di loro, con un elettorato operaio e spesso incerto. Diamanti ha illustrato come il destino della presidenza americana sarà determinato, in un contesto di circa 150 milioni di voti che verranno espressi, da un numero relativamente ristretto di elettori e in poche contee, con i candidati che, nelle ultime settimane, stanno concentrando tutti i loro sforzi per convincere questi elettori chiave.
Se Harris riuscisse a mantenere il vantaggio oggi risicatissimo in questi stati, le sue possibilità aumenterebbero notevolmente (il numero di grandi elettori da conquistare sono 270 e sarebbe raggiunto conquistando questi stati aggiunti a quegli notoriamente democratici) ma uno spostamento anche di pochi voti potrebbe ribaltare il risultato. Secondo i dati presentati, il margine di vantaggio, che per giunta è nel margine dell’errore statistico, rimane talmente sottile da suggerire che una vera certezza sui risultati si potrebbe avere solo a distanza di giorni, probabili vertenze legali a parte.
Gender gap e temi sociali: il ruolo delle donne nell’elettorato
Uno degli argomenti più discussi da Palumbo e Diamanti durante la serata è stata l’influenza sul voto alla elezioni Usa della questione del gender gap: la differenza tra il voto maschile, più orientato verso Trump, e quello femminile, che vede Harris con un vantaggio netto, soprattutto tra le più giovani. Giovanni Diamanti e Marilisa Palumbo hanno sottolineato come la candidatura di Harris rappresenti una spinta simbolica e una chiamata all’azione per le donne, in particolare su temi come i diritti riproduttivi e la parità di genere. Le strategie democratiche stanno puntando molto sul voto femminile anche in stati storicamente conservatori, promuovendo una campagna che incoraggia le donne a votare indipendentemente dalle scelte dei loro familiari.
La collega Palumbo ha infine ricordato che per Harris la sfida più complessa non sarà solo conquistare gli stati in bilico, ma mobilitare un elettorato che si sente diviso sui temi sociali e che mostra un crescente disinteresse per le questioni di politica estera, come il conflitto israelo-palestinese e la guerra in Ucraina.
Sebbene tali temi, hanno concordato Diamanti e Palumbo, non sembrino determinanti per la maggioranza degli elettori, essi potrebbero influire in maniera sottile ma decisiva nei gruppi minoritari o nei segmenti demografici altamente concentrati in stati chiave come il Michigan per la popolazione di origine araba, dopo il 2001 tipicamente anti repubblicana ma ora più vicina al Gold Old Party, o come la Pennsylvania, in cui il peso dell’elettorato filo israeliano sarebbe più favorevole ai democratici.
Conclusione: uno scenario incerto, tra sogni e timori
L’incontro di Beyond Media ha offerto uno sguardo completo e approfondito su una delle elezioni più incerte dell’era contemporanea, un evento destinato a lasciare il segno sul futuro degli Stati Uniti e, forse, anche sugli equilibri politici globali. I due relatori hanno espresso pareri cauti sull’esito, prevedendo una notte elettorale lunga e densa di tensione, con possibilità di contestazioni legali e post-voto che potrebbero prolungare l’attesa per giorni.
In attesa dei risultati, i presenti hanno avuto modo di confrontarsi e scambiare opinioni anche in un momento di rinfresco finale, proseguendo la riflessione sulla complessità di un’America divisa con Diamanti e Palumbo. L’evento ha rappresentato un’occasione preziosa per anticipare le sfide che il 2024 porterà con sé, e per riflettere su come le dinamiche elettorali americane rispecchino – e talvolta anticipino – quelle europee, offrendo spunti preziosi per capire meglio anche il nostro futuro.