A Monte Berico don Gianluca Padovan, delegato vescovile per il dialogo ecumenico e interreligioso, ha dialogato con Padre Luigi Territo, gesuita e docente di Trinità e dialogo interreligioso alla Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale
Presso il Santuario di Monte Berico, nella sala dei Sette Santi fondatori completamente piena, sabato 2 novembre si è tenuto un importante incontro dedicato al dialogo islamo-cristiano, a cui hanno partecipato figure autorevoli nel campo del dialogo interreligioso. L’evento, organizzato per promuovere una comprensione più profonda tra Cristianesimo e Islam, confessione di moltissimi degli immigrati a Vicenza e nel Vicentino, ha visto come relatori padre Luigi Territo SJ, gesuita e docente di Trinità e dialogo interreligioso alla Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, don Gianluca Padovan, delegato vescovile per il dialogo ecumenico e interreligioso e padre Gino Alberto Faccioli OSM, organizzatore e padrone di casa.
Un dialogo costruttivo: riflessioni sulla storia e sulla fede
Padre Gino Alberto Faccioli ha aperto l’incontro ringraziando i presenti per aver risposto all’invito a partecipare a questa conferenza. Ha espresso l’importanza del dialogo come strumento non solo di conoscenza, ma anche di costruzione di ponti di pace e cooperazione. Ha quindi introdotto padre Luigi Territo, ricordandone la lunga esperienza come studioso e docente, e il suo impegno nel campo della teologia interreligiosa e lo ha fatto insieme a Gianluca Padovan, che ne ha descritto la figura anticipando che, visto il tema molto complesso, avrebbe “condotto” l’incontro sulla base del dialogo e della selta di alcuni passaggi fondamentali.
Padre Luigi Territo ha accolto l’invito con entusiasmo, sottolineando come un dialogo islamo-cristiano sia una straordinaria opportunità per promuovere un messaggio di pace. Ha osservato che spesso, in Occidente, il profeta dell’Islam, Maometto o Muhammad, come lo chiamano i suoi fedeli, è descritto in modo incompleto, focalizzandosi sulle sue lotte piuttosto che sul suo percorso spirituale. “Per conoscere Muhammad nella sua complessità,” ha detto Territo, “dobbiamo accostarci alla narrazione islamica su di lui, considerando l’esperienza religiosa che lo ha portato a diventare il profeta dell’Islam.”
Le radici del dialogo: gli incontri di Muhammad con i cristiani
Uno degli obiettivi principali dell’incontro era esplorare l’autopercezione islamica della figura di Muhammad, riconoscendo le radici di questo dialogo fin dalle origini della sua vita. Padre Luigi Territo ha, quindi, ricordato alcuni episodi narrati nelle biografie islamiche, che descrivono come Muhammad, orfano di padre e madre fin da piccolo e affidato allo zio Abu Talib, un commerciante carovaniere, incontrò, all’inizio del suo percorso “profetico”, varie figure cristiane, tra cui il monaco Bahira nel nord della penisola araba. Secondo la tradizione, Bahira riconobbe nel giovane Muhammad un futuro profeta, rafforzando così l’idea di una connessione tra Cristianesimo e Islam, connessione che ancora oggi ci invita a riflettere sul comune desiderio di conoscenza di Dio.
Padre Territo ha poi approfondito come, attraverso i viaggi con lo zio Abu Tali Muhammad abbia incontrato altri cristiani e come queste esperienze abbiano contribuito alla sua formazione spirituale. Questi episodi, ha spiegato, sono ancora oggi considerati dalla tradizione islamica come segni di un dialogo religioso in fieri, che mette in luce un rapporto di rispetto reciproco e di apertura.
Il magistero di Papa Francesco e la mistica della fraternità
Durante l’incontro, è stato più volte sottolineato come Papa Francesco sia un promotore instancabile del dialogo tra le religioni. Don Gianluca ha citato il Documento sulla Fratellanza Umana, firmato ad Abu Dhabi nel 2019, come un esempio significativo dell’approccio del Papa, che vede nel dialogo con l’Islam una via di crescita spirituale reciproca. “Il Papa”, ha detto, “ci invita a vivere la mistica della fraternità: non solo a tollerare l’altro, ma a riconoscerlo come fratello, a stimarne le esperienze di fede e a farci interrogare da esse”.
Territo ha aggiunto che il Papa non solo parla di dialogo, ma lo vive con gesti concreti: “Francesco ha abbracciato l’imam di Al-Azhar, ha visitato il grande ayatollah Al-Sistani, e in Centrafrica ha pregato insieme al leader musulmano locale. Ogni incontro è un segno tangibile di quell’amore per il dialogo che il Papa ci esorta a coltivare.”
Cristianesimo e Islam: differenze e punti di contatto
Un momento particolarmente rilevante è stato quello in cui padre Luigi Territo ha esaminato la figura di Gesù, riconosciuto nel Corano come profeta. Gesù, ha spiegato, è venerato dai musulmani come il messaggero di Dio, nato da Maria Vergine. Questo riconoscimento di Gesù nel Corano rappresenta un’opportunità per costruire un dialogo profondo tra le due fedi, che condividono l’amore per il Dio unico.
Padre Territo ha proseguito osservando che, sebbene risalgano a molti decenni dopo la sua morte, fatto comune alla “storia” di Gesù, le biografie di Muhammad riflettono l’intensa devozione di una comunità in crescita e testimoniano un profondo legame con la figura cristiana di Gesù. Ha, quindi, invitato i presenti, che affollavano la sala (tra loro anche Yahya Zanolo, responsabile per il Triveneto CO.RE.IS., Comunità Religiosa Islamica, intervenuto a fine incontro elogiandone anche lo svolgimento e lo spirito ispiratore), a considerare questa connessione come un’opportunità per una maggiore comprensione, piuttosto che come una sfida da superare.
La mistica della fraternità e il futuro del dialogo
L’evento si è concluso con un invito alla riflessione sui valori della mistica della fraternità, come spiegata da Papa Francesco. Secondo il Pontefice, la fraternità è una dimensione mistica della fede che va oltre il semplice dato antropologico. Essa rappresenta un legame profondo e spirituale che ci rende tutti creature di Dio. Padre Territo ha concluso il suo intervento dicendo: “Incontrare l’altro non è solo un atto di cortesia, ma è un modo per scoprire qualcosa di Dio, per vedere nell’altro il riflesso della presenza divina.”
Un incontro che segna un passo verso la pace
L’incontro al Santuario di Monte Berico si è dimostrato un’occasione importante per favorire la comprensione reciproca e promuovere il rispetto tra Cristianesimo e Islam. Alla fine, don Gianluca ha ringraziato tutti i partecipanti e ha sottolineato come l’incontro non sia stato solo un’opportunità di apprendimento, ma anche un momento per rafforzare la convinzione che il dialogo è possibile e necessario.
La serata si è chiusa con un sentimento di speranza, lasciando nei presenti il messaggio che solo attraverso la conoscenza e l’apertura all’altro si può costruire una società più inclusiva e pacifica, in linea con il messaggio universale di Papa Francesco. Il dialogo islamo-cristiano, come dimostrato in questo incontro, non è un’utopia, ma una strada concreta per una convivenza armoniosa e rispettosa.
Confermano la validità del dialogo le due risposte di don Luigi Territo, concise, secche e convinte, alle due domande finali che era più che lecito aspettarsi (“come si può dialogare con chi al grido di Allah akbàr, Allah è il più grande, si macchia di terrorismo feroce?” e “come si può giustificare la sottomissione femminile, in parte presente anche nel nostro mondo, ma molto più mortificante nel mondo mussulmano?”).
“Dio è il più grande” è un’espressione che si ritrova anche in alcuni nostri testi sacri – ha detto padre Territo – e la sua valenza universale e mistica non va confusa con i gesti di alcuni mussulmani, la stragrande minoranza di fedeli di questa religione che amano la pace e la conoscenza reciproca e che, quindi, sono e si sentono nostri fratelli.
Per quanto riguarda la condizione femminile, ha aggiunto padre Luigi, il problema è molto complesso e andrebbe esaminata non solo sotto il profilo religioso ma sotto quello sociale: “Ho visto tante cristiane eritree ed egiziane, ad esempio, che evidenziano come la sottomissione femminile non sia targata con il credo”.
D’altronde, hanno osservato Yahya Zanolo e, in sintonia, i tre relatori, quale essere umano può descrivere compiutamente il suo unico Dio, se non dopo averlo incontrato a vita terrena conclusa?