Sarà il concerto dei The Necks, il trio australiano che propone una musica totalmente improvvisata, a tratti sotto il segno del jazz, in programma martedì 26 novembre alle 21.00 al Teatro Comunale di Vicenza, ad aprire la nuova stagione della musica rock e progressive al Tcvi. Virock, novità della stagione artistica 2024-2025 del Teatro Comunale di Vicenza, presenterà agli estimatori, al pubblico degli appassionati e non solo, una proposta artistica di qualità, molto eterogenea, con 3 serate di grandi live, caratterizzate da stili molto diversi per mettere in luce i percorsi che hanno maggiormente influenzato la scena musicale internazionale degli ultimi decenni. I nomi degli artisti sono molto conosciuti dagli appassionati, veri mostri sacri delle diverse tendenze, meno noti al vasto pubblico, una ragione in più per ascoltarli dal vivo.
Il primo appuntamento – attesissimo – è quello del 26 novembre con The Necks mentre gli altri appuntamenti saranno nel nuovo anno. Lunedì 10 marzo alle 21.00 è in programma il concerto dei Godspeed You! Black Emperor, gruppo musicale canadese originario di Montréal che quest’anno celebra i 30 anni di attività, una delle band più influenti del pianeta definiti “l’orchestra rock più grande della Terra”, punto di riferimento irrinunciabile per tutti i musicisti che vogliono sfuggire alle logiche consumistiche dell’industria discografica, mentre venerdì 21 marzo toccherà al trio progressive Stick Men, composto da Tony Levin, Pat Mastellotto e Markus Reuter, salire sul palco del Comunale di Vicenza. Gli Stick Men, una band straordinaria che si è sempre distinta per la tecnica sopraffina e per i suoi virtuosismi performativi, proporranno nel live brani di loro composizione accanto ad una rivisitazione del repertorio dei King Crimson.
Formati nel 1987, The Necks sono oggi una delle band di culto mondiali. Il trio, composto da Chris Abrahams al piano, Tony Buck alle percussioni e Lloyd Swanton al basso, incarna un senso musicale che ha pochissimi metri di paragone; attingendo alle tradizioni intersecanti del jazz, dell’improvvisazione e della musica ambient, ha saputo creare una musica ultra-minimale, quasi ossessionata dalla ripetizione, che a sentirli sembra di stare fermi. Il New York Times li ha definiti, qualche anno fa (2017) “il più importante trio al mondo”. La loro musica è talmente unica da non avere catalogazione. Sembra jazz ma non lo è, sembra minimalismo ma è decisamente più di questo, sembra ambient ma ne ricalca solo qualche suggestione. È musica contemporanea colta, ma che ha un’incredibile capacità di ammaliare e affascinare in modo diretto un vasto pubblico e sicuramente è dal vivo che danno il meglio, nonostante i molti album pubblicati, tutti di livello eccelso.
Solitamente iniziano a suonare una figura melodica e ritmica di base, e poi continuano introducendo gradualmente microscopici cambiamenti e variazioni; alcuni critici li hanno paragonati a gruppi Krautrock come Can e Faust. Altri trovano somiglianze nelle opere di compositori minimalisti come LaMonte Young, Tony Conrad e persino Philip Glass. La band è stata descritta come rivoluzionaria contro la tradizione, soprattutto occupando gli spazi tra le posizioni accettate e rifiutando ostinatamente di obbedire alle regole del genere.
Ogni performance dei The Necks inizia con una pagina bianca che uno dei tre musicisti scrive alla sua maniera, per dare inizio al viaggio. Non ci sono regole, né accordi su chi prenderà il comando e su come continuerà il discorso. Gli unici criteri che si applicano sono quelli dei loro standard; uno alla volta, entrano nella composizione con i loro contributi di esecutori ineccepibili, indipendenti ma intrecciati. Mentre il “pezzo” si costruisce attraverso sottili micro-cambiamenti, l’interazione dei loro strumenti crea strati di armoniche e lavaggi prismatici del suono che portano alcuni ad applicare l’etichetta di genere “trance jazz”.
Ogni performance dei The Necks è un’esperienza fuori dall’ordinario: l’esperienza di un loro live è catartica e sconvolgente e non è mai uguale a sé stessa. Assistere ad un concerto di questo incredibile trio significa abbandonare quel che si riteneva ovvio sull’ascolto e sul senso comune di concerto e immergersi in un’atmosfera talmente distante dall’abituale da risultare liberatoria e purificante.
Nessun altro gruppo riesce a raggiungere un’area sonora lontanamente simile, quasi come se la loro musica fosse disincarnata dal tocco umano convenzionale, arrivando da una qualche fonte astratta sconosciuta.
Di loro scrive il Guardian: “producono un’esperienza sonora post-jazz, post-rock, post-tutto che ha pochi paralleli o rivali. Possono insegnarci ad ascoltare in modo nuovo, ma comunicano allo stesso tempo un’energia e un calore feroci. La loro musica è un viaggio emozionante ed emotivo verso l’ignoto. Come vedere un mondo in un granello di sabbia, i The Necks ci permettono di ascoltare un intero nuovo mondo musicale in una scheggia di suono”.
Il concerto del 26 novembre al Teatro Comunale di Vicenza è una delle ultime tappe del tour europeo del trio (prima in Serbia, Croazia a Austria e, dopo l’Italia, in Finlandia), un evento immancabile, un’esperienza assoluta da non perdere.