Trump torna alla Casa Bianca e spacca l’Europa

Ancora una volta in evidenza le visioni opposte dell’Ue

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Trump e von der Leyen
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e Donald Trump, durante il suo primo mandato da presidente degli Usa

Bruxelles. La rielezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti ha diviso i leader e i rappresentanti dell’Unione Europea. Tra congratulazioni ufficiali e parole di cautela, emerge una spaccatura tra chi auspica di rafforzare la cooperazione transatlantica e chi, al contrario, vede in questa nuova presidenza un segnale d’allarme per l’Europa e per le sue politiche internazionali.

Il tono istituzionale di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, evidenzia la disponibilità a mantenere un’alleanza solida. “Congratulazioni a Donald J. Trump. Attendo di lavorare insieme per un programma transatlantico forte che continui a dare risultati”, ha dichiarato.

Anche Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha ribadito l’importanza del legame con gli Usa: “Ue e Usa hanno un’alleanza storica. Siamo pronti a continuare la cooperazione.” Così come parole di disponibilità sono arrivate dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che ha ribadito la volontà dell’Europa di affrontare le sfide comuni nel rispetto di valori condivisi come libertà, diritti umani e democrazia.

Mark Rutte, segretario generale della Nato, ha sottolineato l’importanza della cooperazione transatlantica, congratulandosi con Trump e definendo la sua leadership “cruciale” per i rapporti tra Stati Uniti ed Europa.

Reazioni favorevoli

Mentre alcuni leader lanciano grida di allarme altri festeggiano, come già altre volte il Parlamento europeo appare spaccato. Roberto Vannacci della Lega si è detto “soddisfatto” della vittoria di Trump, sottolineando che sarebbe contento di incontrarlo e ricordando le esperienze condivise in Iraq. Insieme a lui, gli europarlamentari del gruppo Patrioti per l’Europa stamattina hanno manifestato la loro vicinanza al miliardario americano indossando al Parlamento europeo i suoi famosi cappellini rossi “Make America Great Again” (rendiamo l’America grande di nuovo). 

Dai membri del gruppo Ecr, storicamente vicini al Tycoon, giungono le congratulazioni per quella che il loro co-presidente Joachim Brudziński ha definito un’“impressionante vittoria”. Anche Nicola Procaccini, sempre copresidente, ha commentato favorevolmente l’elezione di Trump, sottolineando che questo nuovo capitolo rappresenta un’opportunità per consolidare i legami politici, perseguire obiettivi comuni e promuovere un futuro di crescita condivisa. Alle voci in festa si è unita anche quella di Stefano Cavedagna, europarlamentare dei conservatori, che ha ricordato gli stretti legami tra Giorgia Meloni e i Repubblicani, a detta sua fattore molto conveniente per l’Italia.

​​Il Movimento 5 Stelle si è espresso, con un comunicato che ha attirato l’attenzione e suscitato non poche reazioni. Da un lato, il Movimento esprime le proprie congratulazioni al presidente eletto e auspica il mantenimento di un saldo legame transatlantico, definendo i rapporti tra Europa e Stati Uniti come “un faro di libertà, democrazia, giustizia e pace nel mondo”. Ma è il tono del messaggio a catturare davvero l’attenzione: i 5 stelle lanciano un attacco frontale contro quelli che vengono definiti i “finti progressisti liberisti e globalisti” che, secondo loro, hanno tradito la causa della pace. In una frase destinata a far discutere, il M5s accusa la sinistra di aver abbandonato i suoi ideali, insinuando che questa “finta” vocazione progressista abbia contribuito alla vittoria di Trump.

Le preoccupazioni

Non mancano però le voci di preoccupazione e critica. Marco Tarquinio, europarlamentare del Partito Democratico, ha definito la vittoria di Trump “un’alba che è già notte”. Per Tarquinio, la rielezione di Trump rappresenta un’occasione per l’Ue di riflettere sul proprio ruolo globale, puntando a diventare un “altro occidente”, che si ponga come forza di pace e cooperazione indipendente dagli Stati Uniti.

Anche Benedetta Scuderi, eurodeputata dei Alleanza verdi e sinistra, ha espresso forti preoccupazioni, definendo la vittoria di Trump una “catastrofe” per donne e minoranze. “È una catastrofe per tutti quelli che lui non rappresenta, quindi quelli che non sono l’uomo bianco mediamente ricco” ha dichiarato, aggiungendo che il suo mandato rappresenta un rischio non solo per gli americani ma anche per l’Europa e il mondo intero. Scuderi ha poi esortato l’Europa a unirsi per difendere con fermezza i propri valori e a contrastare la crescita dell’estrema destra: “L’Europa deve capire che non possiamo fare a meno di unirci sempre di più per proteggere i nostri valori”. Ha concluso affermando che “la sinistra deve rispondere alle esigenze reali della popolazione, puntando su giustizia climatica, sociale e pace”. 

Toni allarmistici anche dai Socialisti guidati da Iratxe García Pérez, che sui suoi social ha ribadito la necessità che le forze democratiche europee e americane rimangano unite e combattano per un futuro più inclusivo. A farle eco la co-presidente del gruppo parlamentare Greens, Terry Reintke, che ha ribadito la necessità di proteggere la democrazia e i diritti fondamentali, mettendo in guardia da possibili cambiamenti nei rapporti di sostegno verso l’Ucraina e nei progetti di lotta al cambiamento climatico. 

Europa tra cooperazione con Trump e autonomia

La rielezione di Trump potrebbe rappresentare un bivio per le strategie future dell’Ue, che si trova ora a dover bilanciare l’impegno transatlantico con la necessità di sviluppare una maggiore autonomia. Lo stesso Vannacci ha espresso la necessità di tornare ad un “concetto originario dell’Alleanza atlantica”, auspicando che ogni Paese europeo si assuma più responsabilità e garantisca adeguate risorse alla difesa. È tempo quindi per l’Europa di trovare una propria indipendenza dall’ombrello protettivo di Washington. L’Europa si prepara quindi a un mandato che richiederà di cooperare con un alleato d’oltreoceano il cui approccio resta imprevedibile, ma al contempo di lavorare per una sempre maggiore autonomia e stabilità interna, che sembra sempre più lontana.