Sul caso della adozione di una bambina da parte di una coppia omogenitori a Venezia interviene Filomena Gallo dell’associazione Coscioni che ritiene “necessaria una legge che riconosca pienamente le famiglie omogenitoriali per garantire giustizia e sicurezza ai figli”.
“La notizia dell’adozione da parte di due donne di una bambina a Venezia – afferma — mette in evidenza ancora una volta la discriminazione e le difficoltà che le coppie di genitori dello stesso sesso devono affrontare in Italia, a causa della mancata volontà politica di riconoscere ufficialmente le famiglie omogenitoriali.
Le due donne erano già madri della bambina nata grazie alle tecniche riproduttive ma, come spesso accade nelle coppie formate da due donne o da due uomini, solo una delle due aveva partorito e quindi era anche la sola madre legale nel nostro Paese. Questo vuoto normativo costringe le coppie, come quella di Venezia, a percorrere lunghe e complicate strade burocratiche per vedersi riconosciuti i propri diritti. Il caso descritto, dove le due madri devono affrontare la difficoltà di ottenere un riconoscimento giuridico come genitori, è un chiaro esempio di come l’assenza di una legge che tuteli adeguatamente le famiglie con genitori dello stesso sesso crei un contesto di ingiustizia e di incertezza per i minori. Ricordiamo che la stessa Corte costituzionale ha evidenziato che l’adozione come in questo caso non elimina le discriminazioni tra nati e che solo una legge adeguata può intervenire per il pieno riconoscimento dei rapporti di filiazione che oggi nel nostro ordinamento non sono riconosciuti.
Una coppia formata da un uomo e da una donna – ancora la Gallo – non si troverebbe in questa situazione perché la legge 40 vieta il disconoscimento della paternità e l’anonimato della madre (articolo 9), e lo vietava anche quando la cosiddetta eterologa era proibita. Anche in questo caso, con il ricorso a un gamete di un donatore, solo uno dei due genitori è anche quello biologico ma a stabilire i diritti e i doveri parentali sono la decisione e il consenso alle tecniche, e quindi alla riproduzione, e non il legame biologico tra i genitori e il nato”.
La rappresentante dell’associazione Coscioni richiama anche un caso verificatosi a Roma, dove il tribunale dei minorenni ha sempre confermato il via alle cosiddette adozioni in casi particolari per le coppie di madri che sono già di fatto genitori del bambino e come il problema riguardi moltissime persone in Italia.
E conclude: “La battaglia delle madri di Venezia e di tutte le famiglie come la loro, non è solo una lotta per il riconoscimento dei propri diritti, ma è soprattutto a protezione dei propri figli. Questo – cocnclude Filomena Gallo – è il momento per il legislatore di agire concretamente per garantire riconoscimento giuridico a tutte le famiglie e i diritti che meritano, senza dover ricorrere a soluzioni insoddisfacenti, lunghe e costose, il cui esito non è mai garantito né scontato”.