(Adnkronos) – “Le nuove tariffe emanate dal Ministero della Salute per le prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) rischiano di essere inapplicabili per i fornitori del servizio pubblico. La loro sostenibilità economica è gravemente compromessa, con un impatto da 550 milioni di euro che il Ssn non potrebbe sostenere, con conseguenze pesanti sulla qualità e sulla disponibilità delle cure per i cittadini italiani ”. Lo dichiara Luca Marino Vicepresidente della sezione sanità di Unindustria. “Se queste tariffe venissero applicate così come sono – continua Luca Marino – si rischia una drastica riduzione delle prestazioni e un ulteriore aggravamento delle liste d’attesa, un problema già critico del nostro sistema sanitario. Inoltre, potrebbe slittare l’entrata in vigore di nuove prestazioni molto attese dagli italiani, come la procreazione assistita, nuovi test genetici e terapie oncologiche avanzate.” Dopo sette anni, in cui oltre 3.000 prestazioni ambulatoriali e protesiche sono rimaste in attesa di essere aggiornate, si sperava che fosse finalmente giunto il momento per la piena implementazione dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Tuttavia, la reale operatività dei nuovi Lea è ora messa a rischio proprio da queste tariffe inadeguate.“I Lea sono cure fondamentali che il Ssn deve garantire ai cittadini italiani, coprendo un ampio ventaglio di servizi, dagli screening neonatali alla diagnostica avanzata,” prosegue Marino. “Il problema è chiaro: il Governo ha davvero valutato a fondo la sostenibilità di queste tariffe e il loro impatto su chi lavora con il Ssn?” È essenziale non confondere l’adozione dei nuovi Lea con la questione delle tariffe. “Da un lato, tutti concordiamo sulla necessità di attuare i nuovi Lea; dall’altro è indispensabile garantire una remunerazione adeguata delle prestazioni professionali, identificando le coperture necessarie,” sottolinea Marino. “Applicare queste tariffe senza adeguati correttivi metterebbe in grave difficoltà le strutture sanitarie territoriali, primo punto di riferimento per la tutela della salute pubblica.” Il problema non riguarda solo la sanità privata accreditata, in quanto Asl e Ospedali Pubblici, che basano i loro conti sul medesimo Nomenclatore Tariffario, vedrebbero peggiorare notevolmente il deficit economico che, in molti casi, compare nei bilanci di fine anno.Un esempio fra tutti è la tariffa delle visite specialistiche a 25 euro! Se pensiamo che in questa cifra debba rientrare la remunerazione del medico laureato e specializzato, l’assistenza infermieristica, i costi di segreteria, del materiale di consumo, delle infrastrutture, della tecnologia, viene facile capire come questo sia assolutamente insostenibile. La preoccupazione è che le strutture sanitarie, che erogano milioni di prestazioni per il Ssn ogni anno, siano costrette a ridurne il numero, con un effetto diretto sull’esplosione delle liste d’attesa. “Questo è un passo indietro: il processo di revisione tariffaria doveva essere gestito in modo progressivo e costante negli anni, con revisioni regolari per ammortizzare l’impatto sul sistema.” Unindustria invita quindi il Ministero della Salute a rivedere urgentemente le nuove tariffe, con l’obiettivo di garantire sostenibilità e qualità delle cure, per evitare che i cittadini paghino le conseguenze di una misura che, se applicata, porterà solo a un’ulteriore penalizzazione del sistema sanitario pubblico. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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