Regionali Emilia Romagna e Umbria: il centrosinistra prevale in due elezioni chiave, analisi dettagliata dei risultati elettorali in base ai dati Youtrend

163
Il risultato elettorale in Emilia Romagna e Umbria: dati degli Interni, elaborazione YouTrend
Il risultato elettorale in Emilia Romagna e Umbria: dati degli Interni, elaborazione YouTrend

I risultati delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Umbria segnano, oltre al continuo crollo dei votanti, un importante salto in avanti per il centrosinistra, che si afferma in entrambe le regioni, pur con differenze significative nei contesti locali. L’analisi dei dati, elaborati e gentilmente messi a disposizione da YouTrend del presidente Giovanni Diamanti col suo staff made in Vicenza, da tempo un riferimento nazionale per le analisi politiche (clicca qui, ndr), mette in luce tendenze elettorali rilevanti e dinamiche che ci aiutano a delineare il panorama politico attuale, da ieri più variegato tra maggioranza nazionale e quella, di segno diverso, in varie regioni, con Emilia Romagna, confermata, e Umbria, “riconquistata” dopo il flop inatteso in Liguria, che si aggiungono a Sardegna, Toscana, Campania e Puglia.

Emilia Romagna: continuità e rinnovamento nel centrosinistra

In Emilia Romagna, Michele de Pascale ha consolidato il predominio del centrosinistra, ottenendo il 56,8% dei voti. Questo risultato non solo conferma la tradizione progressista della regione, ma evidenzia anche una crescita rispetto al passato recente. Il candidato del centrodestra, Elena Ugolini, si è fermato al 40,1%, con un netto divario che sottolinea le difficoltà del centrodestra in questa regione.

Variazioni rispetto al passato

– Lega: il calo più marcato, con una perdita di 612.000 voti rispetto alle regionali precedenti. Questo dato segnala una significativa disaffezione verso il partito che aveva toccato il suo apice nelle ultime tornate elettorali.

– Fratelli d’Italia: al contrario, registra un guadagno di 169.000 voti, consolidandosi come principale forza del centrodestra.

– Partito Democratico: con il 42,9%, si conferma la lista più votata, trainando la coalizione progressista. Questo dato riflette una capacità del partito di mantenere il consenso, pur in un panorama politico frammentato.

Geografia del voto

– Capoluoghi: De Pascale ha ottenuto il 59,9% nei centri urbani principali, dimostrando un’ampia attrattiva nelle aree più popolose.

– Comuni sopra i 15.000 abitanti: il margine si riduce ma resta solido, con il 57,7% dei voti al centrosinistra.

– Comuni sotto i 15.000 abitanti: anche qui De Pascale prevale, ma il vantaggio scende al 52,6% contro il 44,4% di Ugolini. Questo indica una penetrazione del centrosinistra anche in aree tradizionalmente meno favorevoli.

Umbria: il ritorno del centrosinistra

L’Umbria segna una svolta con la vittoria di Stefania Proietti, che riporta la regione al centrosinistra con il 51,1% dei voti contro il 46,2% di Donatella Tesei. Questo risultato ha un peso simbolico, considerando che nel 2019 la regione era passata per la prima volta al centrodestra con la vittoria della Lega.

Variazioni rispetto al passato

– Lega: perde 130.000 voti, proseguendo una tendenza negativa che si era già manifestata nelle recenti elezioni politiche.

– Fratelli d’Italia: guadagna 19.000 voti, mantenendo un ruolo crescente nel centrodestra.

– Partito Democratico: ancora una volta la lista più votata, con il 30,2%, conferma la sua centralità nella coalizione di centrosinistra.

Geografia del voto

– Capoluoghi: Proietti ha ottenuto il 52%, mentre Tesei si è fermata al 45,2%.

– Comuni sopra i 15.000 abitanti: La candidata del centrosinistra ha vinto con il 53,7%, dimostrando una solida presa nelle aree di medie dimensioni.

– Comuni sotto i 15.000 abitanti: Qui Tesei ha prevalso con il 50,2%, contro il 47% di Proietti, confermando la forza del centrodestra nei piccoli centri.

Temi e tendenze comuni delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Umbria

  1. Il declino della Lega: entrambe le regioni registrano un netto calo per il partito di Matteo Salvini, che sembra incapace di mantenere il consenso delle elezioni passate. Il centrodestra, quindi, si trova a fare sempre più affidamento su Fratelli d’Italia, che consolida il suo ruolo come forza trainante della coalizione.
  2. La forza delle coalizioni di centrosinistra: l’alleanza PD-M5S si dimostra vincente in entrambi i contesti, trainata dalla forza del Partito Democratico e dalla capacità di attrarre consensi trasversali.
  3. La polarizzazione territoriale: mentre il centrosinistra domina nei capoluoghi e nei centri di medie dimensioni, il centrodestra continua a raccogliere consensi significativi nei piccoli comuni e nelle aree rurali. Questa polarizzazione potrebbe indicare differenze nei temi prioritari per gli elettori, con un maggiore interesse verso il welfare e le politiche urbane nei grandi centri e una preferenza per politiche più tradizionaliste nelle aree periferiche.
  4. Il ruolo delle preferenze personali: in Emilia Romagna, il candidato più votato è stato Michele de Pascale, ma è significativo notare che Isabella Conti, esponente PD e già sindaca, ha ottenuto oltre 19.000 preferenze. In Umbria, il consigliere più votato è stato Andrea Romizi (FI), con 10.345 preferenze, dimostrando una forte attrattiva personale anche al di là del risultato della sua coalizione.

Prospettive

I risultati delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Umbria, come dimostrano i voti elaborati da YouTrend, consolidano il centrosinistra, ma evidenziano anche un progressivo ribilanciamento delle forze politiche in Italia. Il calo della Lega e la crescita di Fratelli d’Italia continuano a ridisegnare gli equilibri interni al centrodestra, mentre il PD si conferma come il perno della coalizione progressista. Tuttavia, la polarizzazione territoriale e la fragilità del Movimento 5 Stelle in termini di preferenze individuali restano questioni aperte offrendo spunti significativi per comprendere le tendenze elettorali e gli equilibri futuri.

Il calo dei votanti

Un discorso a parte e molto approfondito meriterebbe, poi, il crollo continuo di chi va alle urne per esprimere le sue scelte facendo prevalere quelle di chi ci va, quasi la minoranza: una forma di nuova democrazia delegata (essa stessa democratica, visto che il potere è del popolo) o una deriva che porterà all’anarchia o, peggio, all’oligarchia, il governo di pochi, che storicamente degenera nella dittatura?