Vicenzapiù per 13 anni fuori dal pensiero unico: li commenta Renzo Mazzaro che parla di libertà di stampa

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VicenzaPiù ha rappresentato in questi anni una voce critica di cui c’era bisogno in una provincia governata dal pensiero unico. Non lo dico per piaggeria, so di cosa parlo: vengo da Padova, città dove nel 1978 è nato un giornale, Il Mattino di Padova, che ha perforato una coperta che teneva tutto sotto, fatta da un quotidiano egemone, Il Gazzettino, che all’epoca era della Dc.

Non che fosse vietato che un partito avesse un giornale, era vietato tenere una città e una provincia sotto una coperta indistinta, che non faceva passare niente di critico o diverso dal pensiero dominante. Il Mattino di Padova e La Tribuna di Treviso, poi nel 1984 La Nuova Venezia e dopo Il Corriere delle Alpi sono giornali che hanno liberato energie prima soffocate, hanno fatto emergere persone, posizioni, sono servite a far crescere la comunità veneta, secondo me hanno migliorato anche i gruppi che prima erano egemoni e forse lo sono ancora.

Ricordo che il secondo direttore del Mattino e della Tribuna, Giovanni Valentini, si vantava di aver costretto il Gazzettino a pubblicare i comunicati di Democrazia Proletaria… Cosa che non è accaduta a Verona, per esempio, città che meriterebbe un discorso molto lungo. E neanche a Vicenza.

C’è un episodio, piccolo ma illuminante, che voglio ricordare, a proposito di banche (dei problemi di quelle venete VicenzaPiù scrive dall’agosto 2010, ndr): succede mi sembra nel 2015, era ancora presidente di Bpvi Gianni Zonin e l’Espresso pubblica i nomi degli  amici degli amici, i vip che erano riusciti a sdoganare le azioni a 62,50 ero, cioè al massimo valore, prima del disastro, sorpassando a destra migliaia di altri che avevano chiesto di vendere prima di loro.

C’erano Renzo Rosso, Bepi Stefanel… L’Espresso esce la domenica, lo stesso giorno c’è in edicola Il Giornale di Vicenza con la rettifica della notizia che non ha mai pubblicato: «Sono 8000 i soci che hanno avuto le azioni ricomprate da Bpvi, non solo quelli citati dall’Espresso…» Il Giornale di Vicenza è di Confindustria, il presidente di Confindustria sedeva nel Cda della banca, era un  placcaggio, il tentativo di soffocare una notizia mai data… Questo è il monopolio, a proposito di libertà di stampa.

SEGRETO SULLE FONTI.

La proposta De Nicola e altri, taglia la parte finale del comma 3, art. 200 cpp, che consente al giudice di obbligare il giornalista a rivelare le se fonti, se la cosa è necessaria ai fini del processo in corso….

Io la considero un punto di partenza che va potenziato, perché la magistratura è più avanti: il giudice non ingaggia con il giornalista un braccio di ferro sulla fonte della notizia, ha metodi più aggressivi per scardinare il segreto professionale: ti contesta un reato più grave, ti imputa per esempio la violazione del segreto di stato, come nel caso di Borzi e Bonazzi, oppure il favoreggiamento alla mafia come nel caso di Cristina Genesin, di cui la recente perquisizione al Mattino di Padova. Reati per i quali ti indaga e che prevedono la perquisizione, ti sequestra il pc, il cellulare, le chiavette usb, tutto quello che trova e in mezzo c’è anche la tua fonte. Il braccio di ferro sulla violazione del segreto istruttorio è alle spalle, è un vecchio ricordo…

I firmatari di questa proposta di legge devono sapere che partono svantaggiati, non arrivano all’obiettivo che si prefiggono. Occorre pensare a qualcos’altro.

QUERELE TEMERARIE

Quali sono? Tutte dovrei dire nel mio caso, perché sono stato seduto sul banco degli imputati una ventina di volte, non è comodo, ma sono stato assolto sempre, meno una volta. E anche quella volta ero stato assolto in primo grado, 1986, querelato dall’allora ministro dei lavori pubblici Emilio De Rose. Lui era parte civile, non poteva ricorrere, il ricorso lo fece lo Stato, nella persona del pm Antonino Cappelleri. Il mondo è piccolo….

La proposta Di Nicola (vedi il testo in fondo*) e altri che obbliga l’autore dell’esposto temerario a pagare alla controparte, nel caso di sconfitta, la metà della somma richiesta con il procedimento giudiziario, mi trova totalmente ultra d’accordo (idem VicenzaPiù che solo ora sta subendo 10 procedimenti, ndr). Peccato nel mio caso che non possa essere retroattiva… Una delle ultime querele che ho vinto è il ricorso in civile per danni che mi ha fatto un’impresa vicentina, la Gemmo Impianti, volevano 500.000 euro, negati dal giudice di Roma nel 2016, con pagamento delle spese…

L’ultima querela che invece mi è arrivata e che spero vincerò è della giunta regionale (che, ricordiamo, ha denunciato in sede civile e penale anche VicenzaPiù per l’inchiesta sui fondi per la formazione, ndr) che si è sentita offesa e danneggiata (querela penale, richiesta danni in civile e esposto all’ordine) per un articolo del 2018 su un appalto per la fornitura di pasti negli ospedali veneti di 303 milioni di euro… appalto che qualche settimana fa il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittimo con le motivazioni che io avevo scritto nel 2018!

Ma non voglio parlare solo di me, non sono certo l’unico giornalista bersagliato da querele temerarie, fatte solo per fermare articoli di indagine su fatti di interesse pubblico. Per questo convegno avevo chiesto al presidente dell’Ordine Gianluca Amadori com’è la situazione nel Veneto. Scoprendo che non ci sono dati, l’Ordine dei Giornalisti del Veneto rinvia a Ossigeno per l’informazione. Ma Amadori ne parlerà in consiglio e io ho l’incarico in pectore di avviare questa ricerca nel Veneto. Vedi che da cosa nasce cosa…

Per questo convegno di VicenzaPiù ho solo risultati di una ricerca artigianale, fatta cominciando dagli avvocati dei giornali. C’è un primo dato: aumento esponenziale degli esposti all’Ordine con richieste di procedimento disciplinare, che a quanto pare tende a sostituire la querela penale o il ricorso per danni, che necessitano di avvocati.

Fare un esposto all’ordine non costa nulla e colpisce il giornalista nel punto più delicato, quello professionale, minandone l’autostima, come minimo, perché l’Ordine apre d’ufficio il procedimento, il giornalista subisce comunque un processo che parte con la presunzione di colpa… E finisce 8 volte su 9 con l’archiviazione (risultato dei procedimenti affrontati nel 2018 per giornalisti del Mattino di Padova, su un totale di 32 giacenti, di cui ben 13 presentati nel corso del 2018; nel 2008 ne erano stati presentati 2 e 1 giaceva dall’anno prima, questa la progressione… )

Di Renzo Mazzaro

Base del primo intervento (di cui al video) del collega al convegno organizzato l’11 marzo da VicenzaPiù per i suoi 13 anni: “Libertà di stampa, la prima dellle fake news. Il caso delle banche, tra blandizie e intimidazioni“.

*DISEGNO DI LEGGE

d’iniziativa dei senatori DI NICOLA, AIROLA, ANGRISANI, CASTELLONE,DI GIROLAMO, GALLICCHIO, LANNUTTI, LANZI, LOMUTI, LUCIDI,PIARULLI, PIRRO, PUGLIA, ROMANO, VANIN e PARAGONE

Art. 1.

  1. All’articolo 96 del codice di procedura civile, dopo il primo comma è inserito il seguente:

«Nei casi  di  diffamazione  commessa  con il mezzo della stampa o della radiotelevisione, in cui risulta la mala fede o la colpa grave di chi agisce in sede di giudizio civile per risarcimento del danno, su richiesta del convenuto, il giudice, con la sentenza che rigetta la domanda,  condanna  l’attore,  oltre  che alle spese di cui al presente articolo e di cui all’articolo 91,  al  pagamento  a  favore  del richiedente di  una  somma,  determinata  in via equitativa, non inferiore  alla  metà  della somma oggetto della domanda risarcitoria».

 

Renzo Mazzaro

è un giornalista del gruppo Repubblica-Espresso, lavora per i quotidiani veneti Il Mattino di Padova, la Nuova Venezia, la Tribuna di Treviso e il Corriere delle Alpi. E’ stato capocronista del Mattino di Padova dal 1980 al 1986 e dal 1994 al 1996 caporedattore della Nuova Venezia centro storico. Dal 1986 segue la politica veneta e scrive in particolare della Regione Veneto. E’ autore per Laterza de «I padroni del Veneto» uscito nel 2012 e «Veneto anno zero» sullo scandalo Mose, uscito nel 2015. Ha curato «Dragojesolo, le mie stagioni in valle» con Bepi Stefanel e con Aliberti ha pubblicato nel 2010 «Viviamo tutti sulla cresta dell’onda», un libro di medicina.