Dopo la beffa di Mattarella, e Salvini, a Di Maio scommettiamo che lo spread si sgonfia?

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«Mattarella: “No a un sostenitore fuoriuscita da euro, rischi risparmi famiglie”»: così l’Ansa titola il video dell’intervento (clicca qui per vederle e rifletterci su) in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto no a un governo con Paolo Savona ministro dell’Economia e dello Sviuppo Economico, centrale per i rapporti con l’Europa, esercitando le sue prerogative costituzionali per alcuni (Forza Italia, Partito democratico, LeU), forzandole in maniera anti democratica secondo altri (Lega e Movimento 5 Stelle) e addirittura meritando l’impeachment (la messa in stato di accusa) secondo Fratelli d’Italia ma anche Luigi Di Maio.

Ricordato il nostro pensiero di rispetto della “democrazia” espresso ieri (“Io sono giallo verde”) è opportuno prendersi una pausa di “verifica” dei perché prima di approfondire gli eventi di oggi: bocciatura dell’esecutivo giallo verde e convocazione al Quirinale di Carlo Cottarelli, che in passato sbatté la porta contro chi lo aveva incaricato di attuare una sostanziale spending review e che ora verrà incaricato di formare un governo del presidente che, prima, sperano alcuni, o poi, sostengono altri, ci riporterà alle urne necessariamente, dico io, con una legge meno indecente del Rosatellum e che rimanga la stessa per un numero decente di legislature senza rincorrere i sondaggi e le maggioranze del momento.

Serve una pausa di riflessione per capire una sola, ma fondamentale cosa.

Se veramente è stato Mattarella a mettere un veto inderogabile su Paolo Savona impedendo un governo politico nato dopo mille tentennamenti e tante concessioni extra prassi da lui stesso consentite e sia pure con un premier, Giuseppe Conte, che pareva proprio al massimo un “terzier”.

Oppure se, invece, Matteo Salvini da abile politico qual è, dopo la riabilitazione del capo (tesoriere) Silvio Berlusconi non abbia, invece, prima infinocchiato il ” giovin” ex steward Luigi Di Maio logorandolo, anche in termini elettorali, con una lunga trattativa salvo poi irrigidirsi su Savona invece che accettare la richiesta costituzionale di Mattarella di indicare al suo posto il leghista Giancarlo Giorgetti, e, poi, lo abbia scaricato alle mire di Alessandro Di Battista incassando anche il possibile premio di potersi presentare agli elettori di nuovo uniti, o mai disuniti del centro destra, come “vittime” delle plutocrazie che manovrano Mattarella & c…

In attesa di capire a che gioco Salvini abbia… giocato il suo ingenuo compagno di carte pentastellato, magari sotto l’astuta regia del riabilitato, ma solo per la legge, Silvio Berlusconi, o a quale diktat abbia obbedito Mattarella, da domani forse la Borsa di Milano e i “mercati” ci daranno altri elementi per riflettere: se le borse arresteranno la loro caduta e lo spread con Cottarelli cominerà a sgonfiarsi ebbene il presidente della Repubblica potrà affermare di aver fatto bene per i soldi e i mutui degli italiani, Salvini potrà provare a vincere senza i 5 Stelle e col centro destra guidato da Berlusconi reduce dal suo ultimo lifting procedurale e l’unica sconfitto vero sarà l’ingenuo e vanitoso Luigi Di Maio, beffato da Mattarella e, forse, anche da Salvini.

Forse questo, però, l’ha già capito il pentastellato che, mentre scriviamo, ha appena detto a Fiumicino: “la Lega non potrà sottrarsi ad appoggiare l’azione di responsabilità che intraprenderemo in Parlamento se…

Se – ha aggiunto parlando dopo Di Battista – “se è vero, come è vero, che avevamo concordato una linea comune per la quale avevamo la maggioranza, questa la Lega dovrà confermarla per la messa in stato di accusa del presidente”.

La risposta? 

Libetà di scelta tra il “ma va là” del berlusconiano Ghedini o il più familiare, a Di Maio, “vaffa, Luigi!“…