Assad fugge da Damasco a Mosca, arsenale chimico ai “ribelli”, Israele già attivo, Russia e Iran senza basi: Medio Oriente più in fiamme?

Ritratto di Assad in mano ai ribelli (Fotogramma - Ipa da Adnkronos)
Ritratto di Assad in mano ai ribelli (Fotogramma - Ipa da Adnkronos)

L’ex presidente siriano Bashar al-Assad, maestro indiscusso dell’arte di restare immobile mentre tutto intorno crolla, ha alla fine abbandonato il suo trono. In una scena che pare tratta dall’ultima stagione di una soap opera geopolitica, Assad ha preso il volo – letteralmente – per la Russia, che gli concede asilo, lasciando dietro di sé un paese già in fiamme e un capitolo aperto che promette nuovi disordini.

Nel frattempo, in Israele, l’atmosfera non è esattamente serena. Con l’arsenale chimico siriano in pericolo di finire nelle mani di chi non dovrebbe nemmeno maneggiare un coltellino svizzero, Tel Aviv ha deciso di agire prima che la situazione degeneri ulteriormente. Gli attacchi aerei sui depositi sono stati tanto precisi quanto il messaggio che portano: “Se qualcuno deve risolvere il problema, saremo noi”.

Ma la vera ciliegina, o amarena, sulla torta arriva dai ribelli. Hay’at Tahrir al-Sham (HTS, la sigla di cui sentiremo parlare spesso ora) e soci sembrano aver vinto il jackpot di un macabro videogioco geopolitico, mettendo le mani su tecnologie militari avanzate, inclusi sistemi di difesa aerea russi. Risultato? Il caos, già sufficientemente esplosivo, riceve un’ulteriore spinta verso il surreale.

Con la caduta di Assad, il panorama siriano si riempie di interrogativi tanto grandi quanto irrisolti:

  • Chi avrà il coraggio – o la follia – di prendere in mano le redini del paese?
  • Il porto di Tartus, un tempo avamposto strategico della Russia, diventerà il prossimo centro per crociere ribelli?
  • E soprattutto, la pace sarà mai qualcosa di più di una parola vuota per milioni di siriani stremati?

Intanto, a Mosca e Teheran, i nervi sembrano essere messi a dura prova. Perdere basi strategiche e vedere sgretolarsi il loro corridoio verso Hezbollah è un boccone amaro, soprattutto per due potenze che si immaginavano protagoniste indiscusse dello scacchiere mediorientale.

E così, tra festeggiamenti nelle strade e manovre nei palazzi, la Siria si trova ancora una volta al centro di un intrigo internazionale che sembra scritto da un autore particolarmente sadico. Il futuro? Più incerto che mai, ma di sicuro carico di altri colpi di scena.

In questa grande tragedia, noi spettatori non possiamo far altro che aspettare. E sperare – forse invano – che questa volta il finale sia diverso, e che l’ennesimo dramma mediorientale possa trasformarsi in una storia di ricostruzione (con gli Usa in… agguato), almeno per una volta. Ma, si sa, certi copioni sembrano destinati a ripetersi.

Fonte La Gazzetta Online Italo Brasiliana