Carcere di Vicenza: sovraffollamento al 152%. La situazione in Veneto. Associazione Coscioni diffida le Asl

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Il tasso di affollamento del carcere di Vicenza è del 152%, 8 punti in più della media regionale attestata al 144%, con quello nazionale pari al 133,405%. In Veneto, peggio soltanto i carceri di Treviso (191), Verona (187) e di Venezia Santa Maria Maggiore (169).

Nella Casa Circondariale “Filippo Del Papa” di Vicenza sono rinchiusi 377 detenuti a fronte di 276 posti regolari, dei quali però sono disponibili solo 248. Ci sono dunque poco più di 2 detenuti a stanza, nelle 178 disponibili. Tutti, sorvegliati dai 179 agenti effettivi di polizia penitenziaria, che però dovrebbero essere 194.

I dati relativi agli altri 8 istituti penitenziari veneti, è fornito dall’associazione Luca Coscioni, che a sua volte diffonde dati del Ministero della Giustizia.

“Al 9 dicembre 2024 – spiegano dall’associazione Coscioni – in Italia sono 62.283 le persone detenute a fronte di una capienza ufficiale di 51.165 posti (dati del Ministero della Giustizia, elaborati dall’analista indipendente Marco Della Stella in una piattaforma che aggiorna costantemente i dati). Di questi, però, 4.478 posti non sono disponibili. Il tasso di affollamento è quindi del 133,405%. Durante l’estate era poco sotto il 130%.

Per questo, e di fronte al silenzio delle istituzioni, ad agosto scorso l’Associazione Luca Coscioni ha diffidato le 102 Asl competenti per la salute nelle 189 carceri italiane per chiedere loro di adempiere al ruolo, previsto per legge, di fornitrici di servizi socio-sanitari e di monitoraggio delle condizioni degli istituti. Le diffide ricordavano che la responsabilità per la mancata applicazione e/o i ritardi nell’attuazione delle misure previste per lo svolgimento dell’assistenza sanitaria penitenziaria sono imputabili al Direttore Generale della Asl”.

Meno della metà delle Aziende sanitarie ha risposto” ricorda Marco Perduca, che coordina l’iniziativa. “Abbiamo quindi deciso di procedere con delle richieste di accesso agli atti per ottenere le relazioni delle visite in carcere e pubblicizzato la possibilità di condividere in modo sicuro e anonimo critiche relative al diritto alla salute in carcere sul sito FreedomLeaks.org”.

Le 102 richieste della Coscioni chiedono:

  • le relazioni delle visite, quando sono state fatte, cosa è stato visitato e cosa è stato rilevato;

  • eventuali linee guida sul modo con cui queste vengono effettuate, se siano state effettuate a sorpresa, a campione o in tutte le zone e reparti, alla presenza dei garanti o altre figure istituzionali;

  • la lista delle istituzioni a cui sono stati inviati i resoconti, provveditorato alle carceri regionale, Dipartimento per l’Amministrazione della giustizia, Ministero della giustizia e Ministero della salute,

  • le eventuali risposte dall’autorità competente con promesse di messa in opera di quanto necessario per ripristinare eventuali manchevolezze.

“La denuncia partecipativa anonima” spiega Andrea Andreoli, anch’egli dell’Associazione Luca Coscioni “si rivolge a chi, perché parente, volontario, assistente sociale, educatore, formatore o difensore, oppure dipendente delle Asl o dell’amministrazione penitenziaria, entra negli istituti di pena”.

La piattaforma FreedomLeaks.org permette di trasferire informazioni e segnalazioni relative al rispetto delle leggi che riguardano i diritti e le libertà delle persone, in maniera sicura, riservata e anonima grazie alla piattaforma Globaleaks che consente di attivare un canale criptato per inviare le proprie segnalazioni. Dal sito occorre collegarsi al corrispondente indirizzo TOR, usando la sicurezza garantita dal TOR browser e condividere quanto visto durante la propria presenza in carcere.

“Il sovraffollamento delle carceri crea condizioni invivibili” prosegue Perduca “per questi motivi nel 2013 la Corte europea dei diritti umani ha adottato una sentenza, nota come Torreggiani, che ricordò che la disponibilità di uno spazio inferiore ai tre metri quadri continua a essere ritenuta di per sé sufficiente ad integrare un trattamento inumano e degradante, altrimenti noto come tortura”.