Medici di Medicina Generale in Veneto, via nuovo corso con 100 partecipanti. 14 da Vicenza

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Carenza medici di base medicina generale in Veneto

Si è aperto in Veneto il XX^ Corso di Formazione per Medici di Medicina Generale, organizzato dalla Scuola di Sanità Pubblica al Padiglione Rama dell’Ospedale di Mestre. Al Corso, che ha durata triennale e si compone di almeno 4800 ore di cui ben 3200 pratiche, hanno aderito 100 professionisti.

I corsisti provengono da tutto il Veneto: 2 da Belluno, 24 da Padova, 3 da Rovigo, 19 da Treviso,13 da Venezia, 14 da Vicenza, 23 da Verona. Al termine del percorso formativo, a seguito del superamento del colloquio finale, verrà rilasciato un diploma necessario per l’esercizio dell’attività di medico di medicina generale nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

In merito è intervenuta l’assessore alla Sanità della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, che ha rivolto il proprio in bocca al lupo ai partecipanti “che partono oggi per un percorso di formazione professionale, ma anche per un cammino umano molto stimolante.

Per questi 100 che partono oggi – ha detto – altri 100 del corso precedente si sono appena diplomati e, contando gli ultimi 3 corsi, stiamo per avere altri 530 futuri mmg. Sulla medicina territoriale – ha aggiunto – stiamo mettendo tanta attenzione per affrontare la sfida del futuro legata all’aumento dell’età dei pazienti, alle cronicità, all’integrazione tra ospedale e territorio. Un gran lavoro si sta anche facendo per la messa a terra della normativa nazionale del DM 77, per le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità, l’assistenza domiciliare, perché puntiamo a curare le persone il più vicino possibile a casa”.

Guardando al futuro, Lanzarin ha annunciato che “in Veneto abbiamo in itinere una riorganizzazione che vede i medici di medicina generale in contesti organizzati, per agevolare anche la parte amministrativa, che oggi è pesante. Sul territorio – ha proseguito – ci sono ancora molte zone carenti, prive di un mmg, ma l’organizzazione su cui stiamo lavorando può fare la differenza, permettendo ai medici di operare insieme, condividere i contesti e le professionalità, di avere anche strumentazioni, il che sostiene il loro lavoro ma aiuta anche a essere più vicini all’utente finale e avere più tempo per assisterlo”.