Il Papa apre la Porta Santa nel carcere di Rebibbia: “Aggrappatevi alla speranza”

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Il Papa, dopo quella della Basilica di S. Pietro, ha recentemente aperto la Porta Santa nel carcere di Rebibbia, segnando un momento di grande valore spirituale e simbolico per il Giubileo della Misericordia. Dopo aver celebrato il rito in Piazza San Pietro, Francesco ha voluto estendere questo gesto di perdono e redenzione anche ai detenuti, recandosi nella Chiesa del Padre Nostro all’interno del penitenziario romano. L’evento ha visto la partecipazione del vescovo di Roma, Angelo Ambarus, ma anche di numerosi detenuti e agenti di polizia penitenziaria, che hanno accompagnato il Papa in questo momento di intensa spiritualità.

Spalancare le porte del cuore

Durante la Messa, Papa Francesco ha rivolto un appello forte ai detenuti e a tutti i presenti, esortandoli a “spalancare le porte del cuore”. Un invito a non arrendersi mai e a vivere con speranza, nonostante le difficoltà della vita e la reclusione fisica e sociale. “Aggrappatevi alla speranza”, ha detto il Pontefice, sottolineando che, anche nelle situazioni più dolorose, la fede e l’amore di Dio possono trasformare la vita e aprire nuove prospettive.

Il Papa ha ribadito che la misericordia è un valore universale che deve permeare ogni aspetto della vita quotidiana. Ha chiesto, in particolare, che la Chiesa continui a offrire il proprio sostegno ai detenuti, affinché nessuno sia mai abbandonato, ma possa sempre riscoprire il valore della propria vita e della propria dignità.

Il Papa all’Angelus di Santo Stefano: basta colonizzare i popoli con le armi

Nei saluti del dopo Angelus, nel giorno in cui si celebra la memoria di Santo Stefano, Papa Francesco ha pronunciato un altro importante messaggio, questa volta rivolto a tutta la comunità internazionale. Il Pontefice ha condannato con forza l’uso delle armi come strumento di potere e dominio, esortando a lavorare per il disarmo globale e a combattere contro la fame e le ingiustizie sociali. “Basta colonizzare i popoli con le armi”, ha dichiarato il Papa, invocando un mondo più giusto, in cui le risorse siano condivise equamente e la pace prevalga su ogni forma di violenza.

Francesco ha ribadito il suo impegno a favore della pace e della giustizia, richiamando l’importanza di ascoltare i più deboli e di lottare per la difesa dei diritti umani, in particolare nei contesti di guerra e povertà. Un messaggio che si ricollega al tema della misericordia, tema centrale in questi giorni di riflessione per la Chiesa.

Il martirio di Santo Stefano e la persecuzione religiosa

Nel suo intervento, Papa Francesco ha anche riflettuto sulla figura di Santo Stefano, primo martire della storia cristiana, che morì pregando per coloro che lo stavano lapidando. Il Pontefice ha sottolineato che, anche oggi, molti cristiani e persone di altre fedi sono perseguitati per la loro fede. “Ancora oggi ci sono molti perseguitati per il Vangelo, fino alla morte”, ha affermato il Papa, ricordando la necessità di difendere la libertà religiosa e di opporsi a tutte le forme di discriminazione e violenza religiosa che ancora affliggono tante parti del mondo.

La solidarietà e l’impegno della Chiesa

La visita di Papa Francesco al carcere di Rebibbia e il suo appello alla pace e al disarmo sono un segno tangibile dell’impegno della Chiesa a favore degli ultimi e dei più vulnerabili. Il Pontefice ha più volte ribadito che la misericordia e la speranza sono valori che devono essere vissuti concretamente, non solo predicati, e che la Chiesa ha il dovere di essere vicina a chi soffre, indipendentemente dalla loro condizione sociale, politica o religiosa.

Questa visita e questi messaggi sono un invito per tutti a riflettere su come possiamo contribuire a costruire un mondo più giusto, pacifico e solidale, dove la speranza e la misericordia siano sempre al centro della vita di ogni persona.