Autonomia, referendum abrogativo bocciato dalla Consulta. Le reazioni in Veneto e Lombardia

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Porte costituzionale a Palazzo della consulta

La Corte costituzionale ha dichiarato non ammissibile il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata (leggi qui) ieri, scatenando una serie di reazioni entusiaste da parte delle forze politiche, Lega in testa, che maggiormente hanno lavorato alla riforma con la cosiddetta Legge Calderoli.

La Lega vince una battaglia simbolo del Carroccio, osteggiata da quasi tutti i partiti all’opposizione e da varie associazioni, i quali – sostenendo il referendum – chiedevano di eliminare interamente la norma approvata a giugno dal Parlamento, che definisce i principi generali per l’attribuzione alle Regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia.

Ovvero la Legge 26 giugno 2024, n. 86, Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.

Su di essa, lo scorso dicembre la Consulta, nelle motivazioni della sentenza 192, aveva specificato che ci sono alcune materie – dall’energia ai trasporti, passando per la scuola – che non vanno trasferite alla competenza dei territori. Per questo l’Autonomia differenziata subirà comunque una decisa revisione in Parlamento, così come suggerito dalla stessa Corte.

“La Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”, si legge nella nota diramata ieri dalla Consulta.

Tra le reazioni si segnala quella “veneta” del governatore Luca Zaia. “Per la seconda volta, la Corte Costituzionale conferma tutta la propria autorevolezza sulla questione dell’autonomia. Con questa nuova sentenza, la Consulta mette fine alla vicenda referendaria con l’assoluta imparzialità che deve esserle propria. Questo pronunciamento contribuisce a chiarire ogni dubbio sul percorso dell’autonomia, che continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di Unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà.

Questa sentenza – prosegue il Governatore – ci consente di lavorare con maggiore serenità e auspico che diventi un’occasione per avviare un dialogo costruttivo e porre fine agli scontri. Per quanto ci riguarda, come Veneto, il lavoro non è mai smesso nella certezza e la consapevolezza che le nostre aspirazioni erano in piena aderenza con la Carta fondamentale della Repubblica”.

“Sono molto soddisfatto di questa decisione – gli ha fatto eco il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana – perché il tentativo portato avanti dai Comitati referendari e dai partiti di Sinistra di contrapporre il Nord al Sud è stato smontato dalla Corte costituzionale”.

Sempre in Veneto, di senso contrario la reazione del Partito Democratico. “Il pronunciamento della Consulta . ha detto la capogruppo dem in Consiglio regionale Vanessa Camani -, che non ammette il quesito referendario per l’abrogazione della legge Calderoli, è in linea con la sentenza dello scorso dicembre che ha smontato la legge stessa sull’autonomia differenziata, dando precise indicazioni per una sua riscrittura. Un tentativo di riforma che dunque era già stato demolito e che ora viene definitivamente archiviato. C’è da chiedersi, di fronte a uno Zaia che continua a dire di voler andare avanti, dove davvero voglia procedere. Evidentemente non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: è ora di smettere di prendere in giro i veneti e di raccontare una storia fuori dalla realtà”.