(Adnkronos) – "La terapia ormonale di vecchia generazione, detta terapia di deprivazione androgenica, ha rappresentato per tanti anni la principale strategia terapeutica" per il cancro alla prostata, "in quanto va a 'privare del carburante' le cellule tumorali. Purtroppo queste cellule, a un certo punto, presentano dei meccanismi di resistenza. E' allora che la malattia si definisce resistente alla castrazione. In questi casi, fino a ieri disponevamo di strategie terapeutiche legate soprattutto a farmaci ormonali di nuova generazione, a chemioterapia e, in una minima percentuale di casi, circa il 10%, alla possibilità di utilizzare i cosiddetti Parp-inibitori, che utilizzavamo dalla seconda e terza linea, in quei pochi soggetti che presentavano delle mutazioni dei geni che regolano la riparazione dei danni del Dna, principalmente i geni Brca1 e Brca2. Ora, con le nuove rimborsabilità, abbiamo la possibilità di utilizzare il Parp-inibitore olaparib in prima linea e in associazione a una terapia ormonale di nuova generazione. Questa combinazione è risultata in grado di ridurre il rischio di morte, rispetto al solo abiraterone, di ben il 71%". Così Orazio Caffo, direttore di Oncologia all'ospedale Santa Chiara di Trento, nel corso di un incontro con la stampa organizzato da AstraZeneca e Msd oggi a Milano, ha spiegato le prospettive offerte dalla terapia mirata nel trattamento della neoplasia. "Il tumore alla prostata" è "il primo in termini di incidenza per i soggetti di sesso maschile – aggiunge Caffo – con mediamente circa 41mila nuove diagnosi all'anno in Italia. Fortunatamente, ha una probabilità di sopravvivenza del 91% a 5 anni e possiamo considerare guarito un grande numero di soggetti che hanno attraversato la neoplasia prostatica nel corso della loro vita, circa 48mila persone. Tipica di una fascia d'età avanzata", colpisce "soggetti che hanno dai 66 ai 70 anni. L'incidenza e la presenza di una diagnosi di tumore della prostata in età giovanile è veramente molto rara". I sintomi del tumore della prostata "sono piuttosto subdoli – precisa l'oncologo – e molto simili a quelli dell'ipertrofia prostatica, una delle patologie più frequenti legata all'invecchiamento della prostata: aumento della frequenza della minzione notturna, sensazione che la vescica non si sia svuotata completamente. E' importante non sottovalutare questi sintomi, parlarne subito con il medico di medicina generale ed eventualmente fare una visita urologica. In termini di prevenzione, l'aspetto più importante sono gli stili di vita: condurre una vita attiva, evitare il sovrappeso e non sottovalutare i sintomi qualora essi si presentino", conclude. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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