Venerdì 12 aprile 2019 alle 17 verrà presentato a Palazzo Cordellina il libro “L’Archivio del Mondo. Quando Napoleone confiscò la Storia” (Laterza, 2019) di Maria Pia Donato, professore associato all’Università di Cagliari e Directrice de recherche CNRS all’Institut d’Histoire moderne et contemporaine di Parigi. A dialogare con l’autrice sarà presente Federico Barbierato dell’Università di Verona.
Durante l’incontro di presentazione del libro saranno esposti a Palazzo Cordellina alcuni documenti napoleonici e i diari della contessa Ottavia Negri Velo (1766-1814) conservati in Bertoliana. Ottavia a trent’anni fondò un suo personalissimo “giornale” per fissare le cronache del tramonto della Serenissima e l’avanzata dei napoleonici e degli asburgici. La sua “Cronaca Vicentina” ripercorre con stile efficace i momenti di disgregazione della Repubblica Veneta e gli avvenimenti politico-militari accaduti a Vicenza e dintorni tra il 1796 e il 1814.
Il libro della professoressa Donato racconta di un’impresa titanica, forse la più folle tentata da Napoleone, di un grande sogno che nasceva dalla consapevolezza che chi possiede gli archivi possiede la Storia.
All’inizio dell’Ottocento Napoleone conquistava l’Europa e mentre l’impero si estendeva fino alla Vistola e al Danubio prese forma il progetto di trasferire a Parigi gli archivi più importanti dei Paesi annessi e degli Stati satelliti: un archivio del mondo, che sotto l’astro di Bonaparte avrebbe riunito le testimonianze scritte della civiltà. Una gigantesca impresa di confisca degli archivi fu dunque avviata nel 1809 in tutta Europa. Decine di funzionari, uomini di lettere, gendarmi, operai furono mobilitati. Parigi sarebbe diventata la capitale della Storia.
Con il suo “Archivio del Mondo” Napoleone voleva controllare la narrazione della storia in funzione di quella che credeva essere una nuova era, l’era del dominio francese sul mondo. Perché chi possiede la Storia controlla la visione del futuro: una impresa che oggi, nel mondo digitale, può apparire come una curiosità da relegare a un remotissimo passato in cui si facevano le guerre per possedere atti e pergamene. Donato sostiene invece che, in realtà, i furti di documenti sono ancora una modalità delle dittature. Qualunque regime autoritario tende ad accaparrarsi il controllo delle fonti. E a manipolarle, con gli strumenti del suo tempo. La libertà della ricerca storica, quindi, è un’ “invenzione” recente, frutto di lotte, e non può mai essere data per scontata.
Il manoscritto delle cronache di Ottavia è stato recentemente restaurato grazie al sostegno di Inner Wheel Club Vicenza.
L’ingresso è libero fino a esaurimento di posti.
Per informazioni: consulenza.bertoliana@comune.vicenza.it; tel. 0444578203.