Processo Miteni: il Pm formula le richieste di condanna per gli imputati nel processo sull’inquinamento ambientale

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Il processo Miteni si avvia verso una fase cruciale dopo la requisitoria del Pubblico Ministero, che ieri, giovedì 13 febbraio 2025, ha formulato le richieste di condanna per gli imputati coinvolti nel disastro ambientale legato all’inquinamento da Pfas nel Nordest.

La procura ha chiesto complessivamente 121 anni e 6 mesi di reclusione per 9 dei 15 imputati, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale, gestione di rifiuti non autorizzata e reati fallimentari.

Durante l’udienza, il Pm Blattner ha focalizzato il proprio intervento sull’inquinamento da GenX e cC6O4, sostanze chimiche a catena corta lavorate presso lo stabilimento Miteni di Trissino. Le sue conclusioni hanno confermato quelle del collega Fietta, che in precedenza aveva analizzato il Pfoa e il Pfos, molecole a catena lunga la cui produzione era cessata tra il 2011 e il 2012. Secondo la procura, le sostanze inquinanti prodotte da Miteni hanno contaminato un’area di 26 chilometri quadrati per il GenX e 75 chilometri quadrati per il cC6O4, senza che l’azienda prendesse provvedimenti adeguati per contenere i danni ambientali.

Le richieste della Procura

Il Pm ha chiesto pene severe per gli ex dirigenti di Miteni e delle multinazionali Mitsubishi e ICIG. Tra gli imputati principali, i giapponesi Naoyuki Kimura e Yuji Suetsune rischiano 16 anni di reclusione, mentre per i tedeschi Patrick Fritz Hendrik Schnitzer, Achim Georg Riemann e l’olandese Alexander Nicolaas Smit sono stati chiesti 17 anni. Per Brian Anthony Mc Glynn, ex amministratore delegato di Miteni, la richiesta di condanna ammonta a 17 anni e 6 mesi. Pene inferiori sono state proposte per gli italiani Antonio Alfiero Nardone (5 anni) e Luigi Guarracino (10 anni), mentre per il tedesco Martin Leitgeb sono stati chiesti 4 anni.

Il Pm ha chiesto l’assoluzione per sei imputati, tra cui i giapponesi Maki Osoda e Kenji Ito e gli italiani Mario Fabris, Davide Drusian, Mauro Cognolato e Mario Mistrorigo. Inoltre, è stata avanzata la richiesta di condanna di Miteni in fallimento a una pena pecuniaria di 125 mila euro e alla confisca di 437.500 euro.

La posizione della Cgil Vicenza

La Cgil del Veneto, insieme alla Cgil di Vicenza e alla Filctem di Vicenza, si è costituita parte civile nel processo e ha espresso apprezzamento per il lavoro della Procura e delle forze dell’ordine nel portare alla luce quello che viene considerato il più grave disastro ambientale da Pfas in Italia. Il sindacato ha sottolineato l’importanza della requisitoria, che ha ricostruito i fatti e delineato la natura dolosa dei reati contestati. Tuttavia, attende le motivazioni relative alle richieste di assoluzione per alcune figure non apicali, ma comunque coinvolte nei danni ambientali.

La Cgil auspica una rapida conclusione del processo con la conferma delle richieste di condanna e chiede l’avvio immediato del risanamento ambientale, a partire dalla bonifica del sito Miteni, epicentro dell’inquinamento.

Le prossime fasi del processo saranno decisive per determinare le responsabilità definitive e le eventuali condanne per gli imputati coinvolti in uno dei più gravi scandali ambientali del Paese.