Dazi incrociati Russia-Usa, Leone (CNA Veneto Ovest): “Nuova tegola sulle aziende venete dei metalli estrusi”

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metalli estrusi
Alessandro Leone, direttore generale CNA Veneto Ovest

Nuova tegola in arrivo per le piccole imprese del settore dei metalli estrusi, che da tempo si trovano a fare i conti con un contesto economico in continuo mutamento. Oltre al fronte aperto del regolamento CBAM – che dal 1° gennaio 2026 imporrà l’applicazione di una nuova carbon tax sulle materie prime in entrata dai mercati asiatici, escludendo però al momento i prodotti finiti e i semilavorati – è il tema degli scenari diplomatici internazionali a preoccupare di più le 660 imprese veronesi e 623 del territorio vicentino (1283 imprese totali, di cui il 67% a trazione artigiana) che lavorano questo tipo di materiali.

Il 24 febbraio è scattato infatti il 16esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, ufficializzato dalla Commissione Europea, che prevede il divieto di importazione di leghe di alluminio russo, con un periodo di transizione di almeno un anno. Ma non è tutto: un altro elemento di preoccupazione arriva dagli Stati Uniti, che dal 12 marzo prossimo imporrà dazi al 25% su prodotti in metallo e allumino importati dall’UE.

«Sono interventi – ha spiegato Alessandro Leone, direttore generale CNA Veneto Ovest – che possono causare effetti devastanti sulle nostre imprese. Da un lato i dazi sulle materie prime in entrata dalla Russia porteranno a un’ulteriore contrazione delle scorte in un momento di fortissima carenza di questo tipo di risorse a livello europeo. Dall’altro i partner asiatici possono garantire una fornitura continua a prezzi invariati, ma è materiale su cui pesano antidumping, imposte doganali conformità e presto anche il nuovo CBAM, con inevitabili ricadute sul costo finale. E come se non bastasse, la nuova politica USA frena anche uno dei mercati di sbocco di lavorati e semilavorati italiani. Questo scenario, unito a un ritorno dei prezzi della materia prima ai livelli del 2021, rischia di rimettere l’industria europea, non solo italiana, in una situazione di grave difficoltà”.

L’unica notizia positiva riguarda la possibile accelerata verso la fine del conflitto tra Russia e Ucraina, che potrebbe avvicinare il ritorno alla regolarità per i traffici commerciali attraverso il Canale di Suez.

«Ma non dimentichiamo che – aggiunge Leone -, sebbene la riapertura riduca i tempi di trasporto, l’introduzione di un eventuale pedaggio sul canale comporterebbe comunque un incremento dei costi per gli importatori. Le difficoltà nella ricerca di soluzioni per una triangolazione efficiente per ottenere materia prima sono ormai tangibili, con tempi di consegna che si allungano in modo significativo. Diversi nostri soci stanno già segnalando che alcuni ordini di oggi non potranno essere evasi prima di giugno».

CBAM: tavola rotonda CNA a Bruxelles 

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Incontro CNA sul CBAM a Bruxelles

In attesa di una ricomposizione del quadro internazionale che permetta di avere elementi più completi e definiti per interpretare gli scenari in arrivo, CNA continua il proprio impegno verso la revisione del CBAM. L’obiettivo dichiarato dell’associazione è far includere nel perimetro della norma “anti CO2” anche i prodotti finiti e i semilavorati in entrata dai mercati asiatici, in modo da equipararne le condizioni alla materia prima ed evitare condizioni di vantaggio rispetto ai prodotti realizzati in area UE dalle nostre imprese.

Lo scorso 18 febbraio a Bruxelles CNA ha organizzato una tavola rotonda per valutare l’impatto sulle micro, piccole e medie imprese italiane, già oggetto di un articolato e denso position paper firmato dalla nostra Confederazione e recapitato agli europarlamentari italiani nelle ultime settimane.

All’iniziativa, oltre ai rappresentanti CNA, hanno partecipato alti funzionari pubblici italiani ed europei, tra cui una delegazione del ministero delle Imprese e del Made in Italy e i vicepresidenti della commissione Itre (Industria, ricerca ed energia) Elena Donazzan e Giorgio Gori.

«La presidente nazionale di CNA Meccanica, Roberta Piccinini, lo ha evidenziato in modo forte e chiaro – conclude Leone -: l’attuale formulazione del CBAM sta già creando squilibri gravi per le imprese di trasformazione, un settore che coinvolge centinaia di migliaia di imprese che operano in diversi settori strategici della nostra manifattura. Se attendiamo la relazione sul suo impatto, prevista per il 2028, esiste il rischio che molte imprese del settore nel frattempo abbiano chiuso i battenti. Dobbiamo agire ora per salvaguardare la competitività e il futuro delle nostre imprese. Chiediamo che la revisione venga anticipata già alla fine del periodo transitorio».