Montagne Vicentine, Tracce: un progetto per contrastare lo spopolamento

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Si intitola “Tracce”, come quelle lasciate sulla neve o nei boschi, ma anche come quelle lasciate ai territori delle montagne vicentine come possibili percorsi di sviluppo da esplorare, il progetto sul quale si sono cimentati 60 studenti del secondo e terzo anno del corso di Design organizzato a Vicenza dall’Università Iuav di Venezia, in collaborazione con il GAL Montagna Vicentina e con il supporto della Fondazione Studi Universitari di Vicenza.

“Si è trattato di un grande esercizio di esplorazione, analisi e ricerca pre-progettuale focalizzato sulla rigenerazione di un territorio attraverso la messa in rete, valorizzazione e attualizzazione della cultura materiale e delle piccole o grandi produzioni locali – spiega il Prof. Francesco Musco, docente del laboratorio con Laura Badalucco e Daniele Brigolin -. L’obiettivo dell’esercizio progettuale era infatti riflettere sulle produzioni di un territorio con caratteristiche particolari come quello montano e sui possibili intrecci e dialoghi con le produzioni manifatturiere di aree limitrofe in modo da immaginare nuove connessioni e nuove relazioni.

Un esercizio non fine a se stesso: il tema è stato proposto infatti dal GAL per esplorare possibili soluzioni al fine di invertire la tendenza allo spopolamento nelle aree delle montagne vicentine, in particolare tra i più giovani.  “Continua la collaborazione con lo Iuav tramite la Fondazione Studi Universitari di Vicenza, e il Gal – sottolinea Agostino Bonomo, presidente del GAL Montagna Vicentina -. L’obiettivo che la Comunità Europea ci ha assegnato è quello di combattere lo spopolamento della Montagna Vicentina. Il Gal oltre alla stesura del piano di sviluppo locale e il conseguente finanziamento tramite bandi mirati a favore degli enti pubblici, delle associazioni, e delle imprese, sta svolgendo un’azione di animazione locale coinvolgendo i giovani studenti della facoltà di architettura dello Iuav impegnati nel disegnare un futuro per i nostri territori montani, con “occhi giovani” e con una consapevolezza di ciò che loro si aspettano da questo territorio per essere attrattivo”.

I progetti sono stati realizzati nell’ambito di un laboratorio di “Design e sostenibilità”, nel modulo di “Metabolismo urbano e dei territori” – spiega la prof.ssa Laura Badalucco – perché tra gli ambiti del Design vi è non solo la progettazione di singoli oggetti, ma anche l’analisi e la revisione creativa di interi contesti produttivi, sociali e culturali, immaginando dunque non solo nuovi prodotti, ma anche nuovi modi di vivere un territorio. Gli studenti hanno così studiato le produzioni tipiche locali e ipotizzato nuovi modi di valorizzare queste competenze, mettendole in relazione tra loro e con quelle tipiche invece della pianura”.

Ancora una volta la presenza universitaria a Vicenza si conferma essere un grande stimolo anche per mettere a fuoco una nuova idea di territorio e per esplorare inedite opportunità di sviluppo economico – sottolinea Adamo Dalla Fontana, presidente della Fondazione Studi Universitari di Vicenza -. Va sottolineato inoltre come dietro a queste proposte non vi è solo una grande creatività da parte degli studenti, ma anche un attento studio delle produzioni tipiche e delle competenze che sono presenti nel nostro territorio e anche questo aspetto di ricerca e valorizzazione costituisce un importante valore aggiunto.

Per svolgere il tema assegnato, gli studenti hanno infatti messo in pratica strategie di Circular Design come il recupero di produzioni dimenticate, la partnership, la simbiosi tra produzioni, l’utilizzo di nuovi materiali o di scarti e sfridi di produzione così come l’allungamento della vita dei prodotti e la valorizzazione del loro invecchiamento.

Da queste basi sono nate ipotesi progettuali molto diverse tra loro, nelle quali più attori del tessuto economico produttivo vengono connessi. Ecco allora prodotti di design per la casa come taglieri in legno con intarsi in marmo (due materie tipiche dell’Altopiano dei 7 Comuni), sgabelli in legno e metallo, il recupero delle vecchie “fascere” – le sottili strisce di legno utilizzate un tempo per avvolgere e sostenere le forme di formaggio durante la stagionatura – riadattate per diventare pareti modulari e componibili per ristoranti, caseifici o eventi; prodotti artigianali realizzati in pelle di vinaccia; sedute porta-oggetti ecosostenibili ispirate alla produzione antica della lana, ma anche la definizione di nuovi prodotti turistici come un viaggio sensoriale tra le antiche fonti di Recoaro o ancora una piattaforma digitale in grado di mettere in contatto progettisti e artigiani del territorio.

Il risultato sono dunque “tracce” – appunto – di un possibile percorso futuro, un primo passo per immaginare possibili strade alternative per chi deve decidere se spostare il suo futuro in altro luogo o restare nel proprio territorio.