Pfas, il Veneto sull’inquinamento ha già la propria autonomia. Irma Lovato Serena: Zaia faccia dimettere Bottacin

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Manifestazione a Lonigo contro i Pfas
Manifestazione a Lonigo contro i Pfas

Gentile direttore, ho letto con interesse – ci scrive Irma Lovato Serena – l’articolo apparso sul Millennium, il mensile de Il Fatto Quotidiano, a firma di Luca Rinaldi sull’inquinamento da Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) in territorio vicentino, causato (anche ma non solo, ndr) dalla ditta Miteni, alla seconda falda acquifera più grande d’Europa.

Finalmente qualcuno osa portare all’attenzione nazionale la vastità e la gravità di quanto sta succedendo in terra veneta; argomento spesso taciuto se non clamorosamente utilizzato come motivo di querele nei confronti da chi o di coloro che osavano diffonderne la notizia.

L’ultimo in ordine di tempo è successo il 19 aprile: la Regione Veneto, attraverso il suo assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin, ha annunciato di aver avviato l’iter per querelare il promotore e attivista dei movimenti NO PFAS Alberto Peruffo; la colpa di quest’ultimo è di aver definito “vile depistaggio” quanto detto dalla Regione sul fatto che “anche sul fiume Po è presente questa sostanza inquinante”: dichiarazione chiaramente volta a spostare l’attenzione dal territorio veneto, facendo passare l’idea del mal comune mezzo gaudio.

Inoltre Peruffo sostiene che “l’assessore ha tenuto nascosti i documenti sanitari riguardati questo disastro ambientale” e che “l’Amministrazione della  Regione Veneto cadrà sul caso Pfas”.

Forse l’attivista punta in alto con la sua intransigente battaglia; certo che gli dobbiamo dare atto che se il presidente Zaia avesse la stessa intransigenza avrebbe già invitato il suo assessore all’ambiente Bottacin alle dimissioni. Infatti già tre anni fa lo stesso aveva cercato di intimidire i Consiglieri del M5S con “querela per procurato allarme” perché diffondevano e informavano la cittadinanza su pericoli dell’inquinamento da Pfas.

Considerando gli studi del Prof. Carlo Foresta dell’Università di Padova, che prospetta per le generazioni future un’infertilità maschile in crescita esponenziale, l’allarme sarebbe assai fondato; e ai cittadini consapevoli non basta vedere le cifre che il governo centrale stanzia alla regione per tentare di arginare il problema attraverso filtri per l’acqua e bacini.

Il problema necessita innanzitutto di una seria presa di coscienza dei rischi che corrono gli abitanti delle zone colpiti. Chiedo a Zaia cosa aspetti a far dimettere il suo recidivo assessore così da dare un segnale di discontinuità e di seria presa d’atto di tale spinoso argomento.

Inoltre, da quanti anni la Regione era a conoscenza della gravità e della vastità dell’inquinamento? Chi pagherà i danni ai cittadini e alle future generazioni? Perché si continua a fare coltivazio0ni e ad allevare bestiame per uso alimentare nelle zone considerate più a rischio?
Non è che forse anche al Presidente di Regione più amato è sfuggita di mano la situazione?

O forse è più amato proprio per la sua capacità di nascondere la polvere sotto i tappeti del Palazzo della Regione?

Perché, sia ben chiaro, anche i cittadini che non si informano o che preferiscono girarsi dall’altra parte hanno la loro responsabilità etica e morale a riguardo.

Quello che è certo è che il Veneto sull’inquinamento da Pfas ha già la propria l’autonomia.

Irma Lovato Serena