
Erika Baldin, Capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale è intervenuta con decisione sulla situazione dei Pfas nelle acque venete, per le quali è attualmente in conclusione il processo a Vicenza (qui le rivendicazioni dei gestori). A suscitare preoccupazione e indignazione è che gli utenti già pesantemente colpiti dalla presenza dei Pfas nell’acquedotto, ora si trovano le bollette aumentate per le spese di disinquinamento. Insomma, oltre il danno, la beffa: “La società regionale Acquevenete, che gestisce il servizio idrico in vasta parte del territorio, – ha spiegato Baldin – sta infatti inviando comunicazioni all’utenza per annunciare l’aumento delle tariffe al consumo, con espresso nesso di causalità con gli interventi di manutenzione per la presenza degli ormai celebri inquinanti: un fatto senza dubbio increscioso, a maggior ragione perché questi aumenti sono addirittura retroattivi”.
La capogruppo dei cinque stelle ha già depositato un’interrogazione alla Giunta regionale, per capire se la Regione intenda farsi parte attiva per evitare questi aumenti, che graveranno su tutta la popolazione della provincia di Rovigo e su parte del Padovano e del Vicentino, oltre che del comune di Cavarzere: “Questo poiché – ha precisato – Acquevenete è a capitale interamente pubblico e le quote sono versate da ciascuno dei 107 comuni soci, che ne esercitano la direzione e il controllo. E sono questi enti pubblici ad aver sostenuto le spese per ripristinare la normale agibilità idrica”.
Il suggerimento di Baldin è che la Regione intervenga anche rimborsando le nuove bollette a pagamento avvenuto. Altrimenti per 350mila utenti oltre alla disagio e al rischio della falda acquifera contaminata, ci sarà pure l’onere di dover pagare per il disinquinamento. “Siamo in piena contraddizione con il principio ‘chi inquina paga’ – ha sottolineato l’esponente pentastellata – affermato anche dall’articolo 191 del Trattato di funzionamento dell’Unione europea”.
La Regione, ha ribadito Baldin, gestisce il servizio idrico integrato e partecipa alla definizione delle politiche tariffarie, tramite i Consigli di Bacino, oltre a definire l’entità del danni da PFAS attraverso le ULSS e ARPAV; perciò è la Regione a dover rispondere di questa palese iniquità, al di là dell’esito processuale: “Ricordo – ha concluso – che proprio la Regione e Acquevenete si sono costituite parte civile al processo in conclusione a Vicenza”.