Per la sicurezza sul lavoro serve un modello di sviluppo sostenibile

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Lavoratori nel passato: un'icona fotografica nel passato
Un'icona fotografica dei lavoratori nel passato

Uno degli indicatori della civiltà di un Paese è la priorità che nelle politiche pubbliche e industriali viene assegnata alla sicurezza sui luoghi di lavoro.

Su questo versante l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) è ben consapevole che nel mondo esistono situazioni molto gravi in cui non c’è alcuna attenzione a questi aspetti e la dignità della persona e quindi del lavoratore non rappresenta ancora un valore fondamentale per tutto il sistema. In tale prospettiva si inserisce la “Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro” che si celebra la corrente domenica 28 aprile. Dai dati disponibili i morti sul lavoro nel mondo sono almeno 6mila al giorno. L’unica strada per ridurre e prevenire gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali è creare una nuova “cultura della sicurezza”.

Ma a ben guardare anche questo non basta. Il problema, secondo Raffaele Consiglio segretario generale della Cisl berica, è del modello di sviluppo che abbiamo in mente. «Dobbiamo lavorare per un modello compatibile con l’uomo e il creato. Il lavoro deve essere per l’uomo e non l’uomo inteso come strumento per remunerare il capitale. Su questo, peraltro, la dottrina sociale della Chiesa ci dice molto e ci offre indicazioni preziose».

I protagonisti dell’economia berica concordano, peraltro, nel riconoscere che negli ultimi anni si sono fattipassi in avanti significativi su questo tema nei luoghi di lavoro. «Sicuramente tra gli imprenditori – sostiene Franco Beltrame responsabile dell’Area lavoro, previdenza ed education di Confindustria Vicenza – è cresciuta la sensibilità verso questo aspetto e i risultati si vedono».

Un indicatore che Beltrame cita è «l’abbassamento della tariffa Inail che stabilisce il costo della polizza assicurativa antinfortunistica pagata da tutte le imprese su base media. Questo risultato – osserva – si deve al calo degli infortuni registrato negli ultimi anni, un calo che nel decennio è di circa il 40 per cento. La riduzione dei premi, dunque, non è un regalo piovuto dall’alto, ma la presa d’atto che in tutto il settore industriale c’è stato in questi anni una riduzione importante degli infortuni ». La sicurezza, peraltro, rappresenta «un valore primario per le aziende. Nel manifatturiero le risorse umane sono fondamentali e la sicurezza è perseguita come salvaguardia delle persone e al contempo come tutela del lavoro».

Uno degli elementi che rendono il tema complesso e non sempre di facile approccio è la lettura dei dati. Il numero degli incidenti va, infatti, rapportato al lavoro effettivamente svolto. È evidente che in tempo di crisi se il numero assoluto degli incidenti cala questo può essere dovuto anche a una riduzione del lavoro svolto. C’è poi il fattore lavoro nero che, ovviamente, non rientra in nessuna statistica. I numeri dipendono poi dai controlli effettuati. Su questo versante nella Regione Veneto lo scorso anno il presidente Zaia si era impegnato ad incrementare gli organici degli organismi di vigilanza. «È questo un elemento fondamentale – osserva Raffaele Consiglio della Cisl -,una precondizione per controlli effettivi e puntuali. Registro che le assunzioni, anche se con tempi più lunghi del previsto, stanno avvenendo. L’importante è proseguire in questa direzione». Va inoltre rilevato che una certa normativa può alzare o ridurre certi rischi. La possibilità, per esempio, di aumentare i subappalti, ipotizzata dall’attuale governo, costituisce sicuramente un fattore che può ridurre la sicurezza in alcuni ambienti di lavoro. L’altro fattore che va tenuto presente è il cambiamentoprofondo che sta interessando il mondo del lavoro: alcune malattie professionali sono in calo perché certi lavori stanno velocemente scomparendo, ma altre ne compaiono.

Dall’inizio dell’anno nel nostro Paese i sindacati indicano in 191 i morti sul lavoro (400 se li sommiamo a quelli morti in itinere o sulle strade di cui 13 in Veneto con Vicenza “buona” seconda con 4 morti dietro a Veronacon 6). Di fronte a queste morti Cgil-Cisl-Uil di Vicenza rifiutano «disentire parlare di fatalità, di errore umano». L’attenzione dei sindacati non è solo per gli incidenti più gravi ma anche per i molti infortuni lievi che avvengono in Italia (2500 ogni giorno nel nostro Paese). Per i sindacati occorre affrontare il problema anche nei casi degli infortuni lievi. A questi si aggiungono le 66mila denunce di malattia professionale presentate all’Inail nel 2018. Numeri notevoli che testimoniano come il tema rimanga caldo e urgente.

Raffaele Consiglio allarga la prospettiva. «Dovremmo considerare anche il mancato incidente. Non basta tirare un sospiro di sollievo. Questo fatto indica un problema che non va trascurato. Dobbiamo puntare alla sicurezza totale e non accontentarci del fatto che si sono fatti dei passi in avanti».

Concretamente, in occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza, Cgil-Cisl-Uil vicentine promuovono di concerto con le associazioni di Confindustria e Api due iniziative in materia di Sicurezza sul lavoro. La prima, unitamente al Comitato Paritetico Provinciale, consiste nell’avvio di un progetto per la rivisitazione delle modalità di aggiornamento della formazione in materia di sicurezza sul lavoro con l’obiettivo di renderla più aderente e funzionale alle peculiarità delle aziende vicentine.

Per la seconda iniziativa invece si tratta di concorrere al bando Inail/Spisal con la presentazione di un progetto che prevede il coinvolgimento degli Industriali di Vicenza, per la realizzazione di un sito Web destinato innanzitutto ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza. Il sito diventerà uno dei luoghi in cui gli interessati potranno porre domande, proporre iniziative, segnalare buone pratiche messe in atto nelle aziende con riferimento sempre alla promozione della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.