25 aprile. L’importanza della memoria

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Sos scuola. Verrebbe da dire così in questi giorni che seguono le celebrazioni del 25 aprile. Sos scuola, perché proprio la scuola, il lavoro scolastico faticoso di studio, approfondimento, ricerca, confronto, scambio generazionale e chi più ne ha più ne metta, può aiutare anzitutto le giovani generazioni – ma non solo loro – a superare le contraddizioni e un certo clima di disagio che mai come quest’anno hanno contraddistinto le celebrazioni di quella che dovrebbe essere – ecco una formula che torna ogni volta – “una festa di tutti”. Una festa dell’intero Paese.
Alcune di queste contraddizioni hanno storia lunga. Vengono da divisioni ideologiche e vicende politiche che peraltro si è cercato da anni di superare. Parlare del 25 aprile come “festa di tutti” non è mai stato, né evidentemente lo è oggi, un fatto scontato. Eppure sono passati oltre settant’anni dalla Liberazione. Chi ha evocato quest’anno l’importanza della “festa di tutti”, curiosamente ha aggiunto: “Non solo dei comunisti”. Da una parte l’invocazione all’inclusione, dall’altra, la sottolineatura delle parti, della divisione. E anche questo la dice lunga. Inoltre, le roventi polemiche politiche, come i fatti di cronaca con gli inni a Mussolini (e i cori razzisti), giustificano il monito del Capo dello Stato a “stringerci intorno ai nostri amati simboli: il tricolore e l’inno nazionale”. È un dovere – richiama Mattarella – “morale e civile”. È il dovere “della memoria. Memoria degli eventi decisivi della nostra storia recente, che compongono l’identità della nostra Nazione da cui non si può prescindere per il futuro”.
Memoria è una parola chiave. E lo è, soprattutto, per il mondo della scuola, deputato in modo speciale allo studio della storia, alla trasmissione dei valori tra le generazioni. Non una semplice “consegna”, come quella di un pacco, per quanto prezioso, dalle mani di un fattorino, che lo lascia, chiuso, al destinatario e poi se ne va. Piuttosto si tratta di una consegna “aperta”, che coinvolge le stesse generazioni – adulti e più giovani – in un processo continuo di rielaborazione e conquista di consapevolezze.
Memoria – ha spiegato Mattarella a Vittorio Veneto – è ricordare la tragedia della seconda guerra mondiale, la dittatura fascista, la lotta per la libertà. “Festeggiare il 25 aprile – queste le sue parole – significa celebrare il ritorno dell’Italia alla libertà e alla democrazia, dopo vent’anni di dittatura, di privazione delle libertà fondamentali, di oppressione e di persecuzioni. Significa ricordare la fine di una guerra ingiusta, tragicamente combattuta a fianco di Hitler. Una guerra scatenata per affermare tirannide, volontà di dominio, superiorità della razza, sterminio sistematico”.
Non è una memoria “di parte” o rivendicazione di schieramenti. Mattarella ha collegato i valori della Liberazione direttamente a quello stesso impegno per una Patria libera e indipendente che animò i combattenti della Prima guerra mondiale.
Ecco di nuovo la memoria, e di nuovo l’importanza di conoscere, di approfondire, di studiare e discutere insieme. Per evitare di ricadere in derive sempre in agguato. Perché non capiti mai di barattare – così il monito del Presidente – la libertà “in cambio di promesse di ordine e di tutela”, col rischio di conseguenze nefaste.
Ricordare il 25 aprile è una responsabilità per ciascuno. E per il mondo della scuola un richiamo forte: educare al confronto, alla tolleranza, al rispetto, all’autonomia personale. Alla libertà.