Convegno Anpi sul 25 aprile, il professor Emilio Franzina accusa di cattivo esempio “un tale” giornalista di VicenzaPiù

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franzina emilio
Emilio Franzina le "suona" a un giornalista

Nel tardo pomeriggio di lunedì 29 aprile 2019 all’interno della sala ai Chiostri di Santa Corona durante un convegno intitolato “Vicenza è Libera” e organizzato dai sindacati CGIL CISL UIL di Vicenza, con ANPI (Associazione nazionale partigiani), I.St.Re.Vi. (Istituto storico della Resistenza di Vicenza) e AVL (Associazione volontari della libertà), con tanto di patrocinio del Comune di Vicenza, lo storico e professore universitario Emilio Franzina ha citato il mio nome e cognome, aprostrofandomi in tono sprezzante con “un certo tale”, davanti ai cento presenti nella sala piena (alcune persone sono state tenute fuori per limite di capienza, tra cui l’addetto stampa della Cgil Francesco Brasco).

Il motivo? Secondo Franzina sarei un cattivo esempio per quanto riguarda la sottovalutazione del pericolo fascista, in riferimento ad un articolo che ho scritto il 25 aprile 2016 (*di seguito il testo completo). Quel “certo tale”, infatti, è un giornalista iscritto all’Albo dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto e scrive per una testata giornalistica, nemmeno citata dal professore, regolarmente registrata da 13 anni in tribunale.

Un giornalista con il quale Franzina non ha mai scambiato nemmeno una parola, salvo giudicare e giudicarmi. Magari parlandomi prima, avrebbe potuto capire che io non sottovaluto per niente il pericolo dei gruppi neofascisti che riaffiorano nella nostra società, né esalto figure come Elena Donazzan.

Ma di certo non li considero, alla pari della maggior parte dei giovani d’oggi, “il” problema centrale. Perché è così che si dà spazio a chi, Donazzan o suoi emuli, poi ci sguazza nelle divisioni e nelle contrapposizioni fini a se stesse.

Ciò che mi preoccupa di più sono, infatti, quelle persone che continuano a gridare solo ai pericoli comunisti o fascisti, tipicamente a pochi giorni da celebrazioni come quelle del 25 aprile. Un giorno che dovrebbe essere di pacificazione, magari per prospettare un confronto sui problemi reali, senza slogan da specchietto per le allodole.

Mentre quelli che gridano ai pericoli, rossi o neri che siano, spesso lo fanno per mancanza di argomenti.

O perché, senza un nemico perenne, non avrebbero ragion d’essere?

*Un 25 aprile a Vicenza senza Variati in lutto, ma con le solite bandiere e contrapposizioni. Anche dal palco

di Edoardo Andrein Lunedi 25 Aprile 2016 alle 13:28

Il giorno dopo l’adunata intersezionale degli Alpini, sotto la pioggia, in piazza dei Signori c’è un sole splendente a far da cornice alle celebrazioni del 25 aprile. Senza il sindaco Achille Variati, assente a causa del lutto che l’ha colpito sabato, ad aprire la cerimonia, dopo la processione dal Tempio di San Lorenzo dove autorità e cittadini hanno presenziato alla messa, è stato il vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci.

In piazza oltre a quelle italiane appese dal Comune, ci sono le solite bandiere del Partito Democratico, dei Giovani Democratici, della Cgil, del Partito Socialista e quelle rosse con falce e martello dei partiti comunisti, che attraverso alcuni militanti di Alternativa Comunista distribuivano al pubblico anche volantini di propaganda politica “di lotta”.

Una sola bandiera della Pace svolazzava tra il pubblico di fronte al palco, poco e attempato come al solito; ma soprattutto intento ad allungare le orecchie per cercare di carpire qualche parola dalla scarsa acustica degli altoparlanti.

Dal palco l’orazione ufficiale era affidata allo storico e professore universitario Emilio Franzina, che, oltre alla consueta lezione di storia, ha professato anche critiche alla riforma costituzionale e alla politica odierna in Italia, trovando anche spazio per polemizzare con l’assessore regionale Elena Donazzan e il suo pensiero sulla mancanza di riconoscimento di una guerra civile e di coloro che sono stati “vittima dell’odio di una guerra fratricida“.
Una contrapposizione con uno sguardo al passato che continua immutata ancora il 25 aprile del 2016 e che, così rappresentata, non interessa alla maggior parte dei giovani e ancora una volta non serve a migliorare il futuro.