Finalmente un gruppo politico, Da adesso in poi – Civici per Vicenza, aderente da sempre, nonostante qualche problemino di assessorato per un suo esponente, alla linea di Achille Variati, e del suo successore in pectore Otello Dalla Rosa ha chiaramente dichiarato la propria continuità con l’amministrazione del sindaco attuale e anzi lo loda e ne intende, aumentandola, allargare la prospettiva soprattutto in ambito culturale, dice. In questa direzione ecco il suggerimento/proposta al candidato delle sinistre.
Facciamo di Vicenza una città di festival. Insomma: circenses e, si spera, pane. Se questa è una proposta culturale tanto di cappello, un’idea innovativa che consentirà alla città di occupare quel ruolo che le compete e per il quale l’amministrazione Variati, si ricordi il famoso spettacolo all’Olimpico della Lidl che tanto interesse aveva suscitato perfino nel sindaco uscente, ma anche no, che deve averlo approfondito in modo preciso, come aveva promessoo di voler fare.
Il festival, come ben si legge su Wikipedia: “è un evento festivo, spesso tenuto da una comunità locale, centrato su un certo tema. Tale manifestazione è di solito a carattere periodico, normalmente articolata lungo un giorno solo o un periodo di tempo intorno ad una settimana, ed ha come tema la cultura o lo spettacolo. Si può svolgere in una città sola o in una zona più ampia. Durante lo svolgimento di un festival hanno luogo manifestazioni di vario tipo (ad es. concerti durante un festival musicale), anche non strettamente correlate alla tipologia di festival. Per le caratteristiche suddette, il festival si differenzia pertanto: 1.dalla sagra, che ha come tema generalmente la valorizzazione di uno o più prodotti agroalimentari piuttosto che una disciplina artistica/espressiva; 2.dalla mostra, che per quanto abbia spesso, al contrario, contenuti di tipo artistico, è generalmente priva della componente festiva; 3.dal memorial, che indipendentemente dal tema è sempre basato sulla commemorazione di una persona o di un evento.“.
Per questo si dovrà produrre un circolo organizzativo che deve coinvolgere tantissimi soggetti e così costituire una prospettiva autenticamente culturale.
I mezzi non mancheranno, gli sponsor, soprattutto le Banche continueranno a fornire i mezzi, come un tempo faceva la Banca Popolare di Vicenza e magari sarà anche possibile il coinvolgimento di privati, come il signor Marco Goldin, che farà festival di mostre secondo il solito metodo: il Comune ci mette gli spazi e io organizzo e guadagno senza dare nulla all’amministrazione, a differenza dell’ambulante che occupando due metri di suolo pubblico, non la Basilica Palladiana, deve pagare il plateatico.
“Si tratta di una vera e propria operazione di ‘brand identity‘ su Vicenza, che consentirà di lanciare campagne di marketing e di promozione turistica non solo sulle sue bellezze architettoniche ma anche per i numerosissimi eventi che la città ospita.“.
Insomma di tratta di una identità azienda, come se il Comune fosse un’azienda, per fare mercato, insomma quei “schei” vero interesse della proposta dei Civici per Vicenza, che sono stati “persi”, diciamo eufemisticamente, soprattutto dalla Banca Popolare di Vicenza. Più che un’azione culturale mi appare come una volontà di commercio e di fare denaro, in una città che di problemi, che Variati lascia in eredità, ne ha molti e molto gravi.
Certo con i festival si possono risolvere tante cose e magari risolvere l’autofinanziamento dell’erigendo Parco della pace. Infatti: “l’idea è di costruire, attraverso la regia del Comune, una vera e propria impresa culturale che porti Vicenza ad essere un polo sempre più attrattivo e riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, costruendo le condizioni per un afflusso turistico che duri tutto l’anno.“. Sembra quasi una versione dello statalismo, naturalmente in chiave comunale e magari la regia potrà essere affidata a qualche esponente importante dell’attuale Giunta Variati, che tanto rischia di trovarsi disoccupato. Certo che il pensier che naufraga in simili considerazione è bello, ma temo che, in realtà, s’anneghino i problemi veri della città.