Cava Pianezze, il Comune di Schio dice no all’ampliamento: “Impatto troppo pesante”. Ora la parola passa alla Regione Veneto

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L’evento di sensibilizzazione presso l’area della cava organizzato dal Comitato No Cava Pianezze con il patrocinio del Comune lo scorso febbraio
L’evento di sensibilizzazione presso l’area della cava organizzato dal Comitato No Cava Pianezze con il patrocinio del Comune lo scorso febbraio

Parere contrario unanime della Giunta comunale alla proposta di estensione dell’attività estrattiva nella Cava Pianezze: in gioco ambiente, paesaggio e salute dei cittadini. Ora la parola passa alla Regione Veneto

È un no netto, motivato e documentato quello che arriva dalla Giunta comunale di Schio al progetto di ampliamento della cava di calcare “Pianezze”, meglio conosciuta come ex cava Ruaro. L’estensione dell’attività estrattiva – presentata a fine 2024 dalla ditta Trentin Ghiaia S.r.l. – prevede il raddoppio dell’area, da 10.000 a 26.000 metri quadrati, tra le località di Ca’ Trenta e Monte di Magrè. Ma l’Amministrazione ha già fatto sapere di non essere d’accordo.

Il progetto è attualmente in attesa del via libera dalla Regione Veneto, nell’ambito della procedura di autorizzazione unica regionale. Tuttavia, il Comune ha espresso formalmente parere contrario, con una delibera unanime della Giunta, supportata da una serie di osservazioni tecniche inviate agli uffici regionali competenti. A preoccupare l’Amministrazione sono soprattutto l’impatto acustico, le conseguenze sulla viabilità, i rischi idrogeologici e il peggioramento della qualità della vita per i residenti.

Il rumore delle “volate” e la deroga che non convince

Uno dei punti più critici è l’impatto acustico generato dall’attività di scavo con l’uso di esplosivi. La stessa Valutazione di Impatto Acustico presentata dall’azienda prevede sforamenti dei limiti di legge in più punti sensibili del territorio. La ditta ha chiesto una deroga, sostenendo che si tratti di un’attività temporanea. Ma la Giunta non ci sta: “Non è accettabile definire ‘temporaneo’ un intervento pluriennale che avrà effetti permanenti sull’ambiente e sulla quotidianità di centinaia di cittadini”, si legge nella nota di accompagnamento al diniego.

Una posizione ribadita con forza dall’assessore alle Politiche Ambientali, Alessandro Maculan: “Non è un no ideologico ma un no consapevole e coerente con la visione di sviluppo sostenibile che abbiamo per il nostro territorio. Dopo mesi di approfondimenti, non potevamo che opporci a un progetto che comprometterebbe la vivibilità della zona e il suo paesaggio.”

Un territorio fragile e già provato

L’area interessata è classificata come a vocazione rurale e naturalistica, e presenta già oggi note fragilità idrogeologiche. Il progetto, sottolinea il Comune, aggraverebbe criticità già note in termini di gestione delle acque meteoriche e sicurezza idraulica, anche per via dell’intensificazione della viabilità pesante. Non a caso, molte delle osservazioni inviate alla Regione vertono proprio su questi aspetti tecnici, sollevando dubbi anche sulla coerenza urbanistica del progetto con gli strumenti vigenti.

Cittadini sul piede di guerra: nasce un comitato spontaneo

A dicembre 2024, durante un incontro pubblico convocato dalla stessa azienda al Faber Box, molti cittadini avevano espresso preoccupazione per gli effetti dell’ampliamento. In quella occasione è nato un comitato spontaneo per la tutela del territorio, che ha raccolto adesioni trasversali e sta seguendo da vicino l’evoluzione del procedimento.

I residenti lamentano già da anni disagi legati all’attività della cava: rumore, vibrazioni, polveri, traffico pesante. L’idea che tutto questo possa intensificarsi con un’ulteriore espansione dell’attività è vissuta come una minaccia concreta. La delibera della Giunta, in questo senso, rappresenta un segnale politico forte, ma anche un’assunzione di responsabilità istituzionale.

Ora tocca alla Regione decidere

La parola passa ora alla Regione Veneto, che dovrà valutare tutte le osservazioni pervenute e pronunciarsi in via definitiva. L’auspicio del Comune di Schio – e di una parte sempre più ampia della cittadinanza – è che il progetto venga rigettato. Anche perché, come ha ricordato Maculan, “non si può parlare di sostenibilità solo a parole, serve coerenza nei fatti e nella tutela dei beni comuni.”

Nel frattempo, la cava Pianezze resta simbolo di un conflitto tra sviluppo economico e salvaguardia del territorio che, oggi più che mai, impone scelte chiare. E responsabili.